Imbecillità

Politica

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La politica italiana, almeno in parte, condizionata da esigenze elettorali, non svolge correttamente il proprio ruolo che è quello di mirare all’interesse generale.

Nel sistema penale italiano bisognerebbe inserire un nuovo reato: il reato di imbecillità da punire con grande severità. L’imbecillità ormai è così diffusa da toccare tutti i settori sociali, compreso il mondo della politica. Anzi, l’imbecillità si manifesta con maggiore frequenza tra i nostri rappresentanti in Parlamento, dove le diverse forze politiche assumono atteggiamenti molto discutibili e ci inondano di espressioni che rasentano, a volte, il ridicolo. Sono ormai ricorrenti, nel mondo dei partiti, la richiesta di dimissioni e la formulazione di mozioni di sfiducia verso singoli componenti del Governo.

Qualche giorno fa la sottosegretaria alla giustizia Anna Macina, dopo aver letto un articolo del quotidiano IL TEMPO, ha manifestato i suoi dubbi sulla legittimità della presenza in Senato dell’avvocata Giulia Bongiorno, rea di aver dato a Salvini, suo capo politico e suo assistito in processi penali, informazioni riservate sulle indagini che riguardavano Grillo junior. Si tratta di una notizia pubblicata sul quotidiano IL TEMPO, laddove sarebbe stata riportata un’affermazione di Salvini che, se fosse vera, sarebbe da considerare molto grave. L’affermazione è la seguente: “qualcosina su come sono andate le cose mi ha detto il mio avvocato, dato che è lo stesso della ragazza che denuncia lo stupro, ovvero Giulia Bongiorno”. Il dubbio della Macina: “Non si capisce se Bongiorno parla da difensore (che ha quel video), o da senatrice che passa informazioni al suo capo di partito di cui è anche difensore”. Il video di cui si tratta sarebbe quello che avrebbe immortalato lo stupro di cui sono accusati Grillo junior e i suoi amici. Apriti cielo! I parlamentari della Lega, invece di verificare se la notizia pubblicata dal quotidiano IL TEMPO fosse vera e riferibile a Salvini, si sono scagliati verbalmente contro la sottosegretaria chiedendone le dimissioni. Nel qual caso, secondo logica, dovrebbero dimettersi, semmai, Salvini, e l’avvocata Bongiorno. E, anzi, andrebbe anche sollecitato l’Ordine Forense ad aprire un procedimento disciplinare nei confronti dell’avvocata. Invece, nessuno si è dimesso e, anzi, la sottosegretaria Anna Macina è stata destinataria di un invito (quasi un ammonimento) da parte della Ministra della Giustizia ad essere più prudente per rispetto del ruolo che ricopre.

Altro episodio altrettanto grave è quello che ha visto protagonista il sottosegretario Durigon, leghista e sindacalista, il quale, in una intervista pubblicata dal sito Fanpage.it nell’ambito dell’inchiesta Follow the money, avrebbe dichiarato “quello che indaga della Guardia di Finanza, il generale…lo abbiamo messo noi, per questo siamo tranquilli”. Dichiarazione che ha suscitato scandalo e reazioni specialmente da parte dei Pentastellati, i quali si sono affrettati a chiederne le dimissioni. Ma il sottosegretario non solo non ha accolto la richiesta che ha fermamente respinta al mittente, ma ha replicato che si tratta di una vicenda surreale, una ricostruzione dei Pentastellati al solo scopo di coprire la faccenda di Grillo. Dichiarazione condivisa da Salvini il quale sottolineava, di contro, che l’accusa, secondo lui infondata, della sottosegretaria Anna Macina non è sfociata nelle sue dimissioni. Le vicende messe a confronto, le dichiarazioni della Macina e quelle di Durigon, sono completamente diverse e, quindi, non sono assolutamente confrontabili. La Macina ha espresso la sua valutazione in ordine a una vicenda di violazione del segreto istruttorio da parte di Salvini e della Bongiorno, mentre quella riferibile a Durigon farebbe presupporre una grave corruzione, da parte della Lega, di un ufficiale (Generale) della Guardia di Finanza. Oltre alle immotivate e scomposte reazioni di Durigon e di Salvini ci saremmo aspettata una ferma presa di posizione da parte dell’ufficiale della Guardia di Finanza, accusato improvvidamente di parzialità in indagini giudiziarie. Ma, come al solito, presto dimenticheremo il tutto e gli interessati continueranno ad esercitare le loro funzioni senza che nessuno manifesti dubbi sulla loro correttezza.

Raffaele Vairo

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