In carcere da due mesi anche se è stato assolto per ‘vizio di mente’

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Il giudice aveva disposto che venisse mandato in una Rems, la residenza sanitaria dove vengono curati gli autori di reato incapaci di intendere e di volere ma l’amministrazione penitenziaria ha fatto sapere che per lui non c’è posto.

di Manuela D’Alessandro

©  (Afp) –  Un uomo in carcere

 

AGI – Assolto per “vizio totale di mente” ma è in carcere da due mesi perché non c’è posto per lui in nessuna Rems, cioè in una di quelle strutture sanitarie dove i giudici mandano gli autori di reato affetti da disturbi psichiatrici e socialmente pericolosi.

Il ragazzo ha 22 anni, “sorride sempre e ha delle visioni, dice di essere controllato dagli aeroplani e di poter guarire il Covid coi suoi poteri” spiega all’AGI la sua legale, Federica Liparoti.  Si chiama O.D.B., è un cittadino marocchino in Italia con permesso di soggiorno e, dettaglio che suona ancor più beffardo in questa vicenda risiede coi genitori e il fratello a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, dove si trova l’unica Rems lombarda.

“Inconsapevole della malattia e delle necessità delle cure”

Non c’è posto lì e in nessun’ altra residenza di questo tipo in Italia. Nel gennaio scorso O.D.B. sfila il portafoglio a una donna di 78 anni. Il giudice delle direttissime convalida l’arresto e gli impone l’obbligo di presentazione alle forze dell’ordine. Tre giorni dopo commette un altro scippo e la situazione si aggrava. Carcere. La sua avvocata chiede l’abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica, che sancisce la “totale incapacità di intendere e di volere al momento del fatto”.

Il 29 aprile il giudice di Brescia Luigi Andrea Patroni Griffi dispone la Rems al posto del carcere di Pavia, una misura di sicurezza della durata di due anni. O.D.B. è pericoloso, non mostra “alcun sentimento di sincero pentimento né tantomeno di colpa per l’accaduto, vissuto con freddezza e distacco anaffettivo”, si legge nella perizia. Se rimesso in libertà, “non seguirebbe le cure”. Manifesta  “una totale dispercezione della realtà e assenza di consapevolezza della malattia e dell’esigenza di essere curato”. Lo stesso magistrato  lo assolve il 9 maggio.

“Indisponibili tutte le strutture in Italia”

A questo punto, ogni giorno di prigione è senza titolo. Il 7 giugno, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha risposto così all’istanza dell’avvocata: “Tutte le strutture del territorio nazionale hanno dichiarato l’indisponibilità”. “Continua a stare nel carcere di Pavia, dove per fortuna è seguito da uno psichiatra competente. Ma resta una situazione inaccettabile” commenta Liparoti.

“O.D.B. è come un bambino. A nominarmi come avvocato è stato il fratello, lui non è in grado di capire. Se dovesse uscire, potrebbe aggredire delle persone. Ha bisogno di cure. L’Italia è già stata condannata per un caso simile dalla Cedu a risarcire un detenuto assolto che avrebbe dovuto stare in una Rems. Sto pensando anche io a un ricorso ma i tempi sono lunghi. E ogni giorno in carcere per il ragazzo è senza ragione e un danno per la sua salute e dignità”.

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