In cassa ci sono 8 miliardi contro il dissesto geologico, spesi solo 100 milioni

Senza categoria

Di

Il nubifragio che ha allagato l’altro ieri roma e’ avvenuto in un giorno festivo, con la citta’ sonnacchiosaE pensare che il comune aveva previsto “deboli temporali”. Insulti sul web dopo l’invito della raggi: “romani restate a casa” (video)

Fabio Tonacci per “la Repubblica”

NUBIFRAGIO LIVORNO

NUBIFRAGIO LIVORNO

Eppur ci sono. I soldi per mettere mano all’ Italia che si allaga, frana e uccide, ci sono. A leggere le tabelle della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico della Presidenza del consiglio, abbiamo 7,7 miliardi di euro da spendere entro il 2023 per rinforzare argini, costruire scolmatori e casse di espansione per le piene, allargare i canali tombati, tirar su muri di contenimento. Per fare, dunque, ciò che avrebbe evitato le stragi da nubifragio del passato, e forse anche quella di Livorno.

Poi però uno va a vedere quanto è stato effettivamente speso sul territorio per il Piano “Italiasicura” lanciato dal governo Renzi nel maggio 2014, e si ritrova davanti a una cifra che racconta di un Paese che non vuol imparare da se stesso e dal suo passato: appena 114,4 milioni di euro. Meno dell’ 1,5 per cento del totale a disposizione. Un passo da lumaca in affanno.

LIVORNO

LIVORNO

IL PIANO ITALIASICURA

A questo ritmo, per investire tutti i 7,7 miliardi racimolati dai bilanci di ministeri e agenzie, servirebbero quasi 200 anni. Un paradosso che non ci possiamo permettere. Bisogna sveltire, andare più veloci del clima che cambia e sperare di anticipare la prossima bomba d’ acqua.

Finora il denaro utilizzato è stato trasferito dallo Stato alle Regioni ed è servito ad aprire alcuni cantieri nelle città metropolitane: a Genova per il Bisagno, a Firenze per l’ Arno ( due casse di espansione, i lavori cominceranno a giorni), a Cesenatico per mitigare l’ erosione della spiaggia. Non senza problemi, come vedremo.

Il passo con cui avanza ” Italiasicura” è comunque lento e qualcuno deve dare spiegazioni. « Abbiamo potuto autorizzare solo le opere di cui avevamo il progetto esecutivo, fornitoci dagli enti locali » , dice Erasmo D’ Angelis, tornato a capo della Struttura di missione dopo l’ esperienza alla direzione dell’ Unità. « L’ Italia sconta un ritardo storico sulle progettazioni, non ha la cultura della prevenzione. La cantierizzazione pesante ci sarà tra il 2018 e il 2019 » .

SOLO IL 6 PER CENTO DI PROGETTI ESECUTIVI

In effetti, sfogliando gli 8.926 interventi “necessari e prioritari” segnalati dalle Regioni quando fu lanciato il Piano, si nota che pochissimi sono corredati di un progetto esecutivo: appena il 6 per cento. Per il resto delle emergenze (e sulla carta ce ne sarebbero una miriade, 1.240 in Campania, 962 in Sicilia, 761 in Piemonte, 458 in Toscana) siamo al punto zero.

Cantieri non se ne vedono, operai con i caschetti gialli nemmeno, neanche volendo lo Stato potrebbe mettere i soldi perché le norme impongono che il trasferimento avvenga solo quando si ha la certezza di cosa si va a finanziare. Accanto alle lista delle opere, e alla cifra che ogni Regione vorrebbe dallo Stato (quella sì, è indicata per tutte), una sfilza di etichette che ne certificano la lontananza dalla realizzazione: “progetto preliminare”, “studio di fattibilità”, “in fase istruttoria”. Pochi “definitivi”, pochissimi “esecutivi”.

ERASMO DANGELIS

A LIVORNO CANTIERI MAI APERTI

Per Livorno ci sono due interventi nella lista del governo, anch’ essi in fase preliminare. E non riguardano il Rio Ardenza, né il Rio Maggiore, cioè i due corsi d’ acqua straripati all’ alba di domenica: si tratta di una cassa di espansione e del consolidamento degli argini di un altro torrente livornese, l’ Ugione. Costo complessivo: 3,5 milioni di euro. Tempi di consegna? Non pervenuti. Così come non si sa quando entreranno finalmente in azione gli scavatori per il lavoro da 2 milioni di euro, ancora sul Rio Ugione, finanziato da almeno sette anni dalla Regione e mai cominciato.

ALLUVIONE PIEMONTE

«Avrebbero mitigato il rischio su quel canale, certo, ma poco sarebbe cambiato», osserva Giovanni Massini, ingegnere della Protezione civile Toscana. «Dopo le alluvioni del 1991 sull’ Ardenza e sul Maggiore le casse di espansione si sono fatte. E nel 2017 abbiamo fatto la manutenzione: ciò che è successo è colpa di un evento davvero eccezionale».

I SOLDI BLOCCATI DALLA BUROCRAZIA

Va dato atto alla Struttura di missione di aver recuperato, oltre agli stanziamenti per “Italiasicura”, un tesoretto da 2,2 miliardi incagliato da anni nei bilanci degli enti locali, con i quali ora sono stati ultimati centinaia di vecchi lavori sui fiumi. E però, la lentezza con cui si procede e la difficoltà a usare i fondi, non si spiega soltanto con «il ritardo degli uffici tecnici locali», come sostiene D’ Angelis.  

ALLUVIONE LIGURIA

Per dire: ci sono 100 milioni per il sostegno alle progettazioni, bloccati da un anno e mezzo al ministero dell’ Ambiente; c’ è un prestito da un miliardo della Banca centrale, intonso da due anni; c’ è un Piano nazionale, “Italiasicura”, che doveva muovere i primi concreti passi nel 2015 dopo la delibera Cipe, e invece è partito alla fine del 2016. E c’ è la solita, ingarbugliata, dinamica dei bandi di gara, con i suoi ricorsi e le sue stranezze.

IL FRENO RIBASSI A GENOVA

Torniamo a quei primi soldi – i 114 milioni – effettivamente spesi per le città metropolitane. E andiamo a Genova. Qui, dopo le alluvioni mortali del 2011 e 2014, si sta finalmente adeguando il tratto tombato del Bisagno, che passa sotto la città. Un lotto da 58 milioni se l’ è aggiudicato Itinera (Gruppo Gavio) con un mega ribasso del 37,5 per cento.

A giugno, però, gli stati di avanzamento non superavano i 300.000 euro. Praticamente niente. Vanno a rilento perché – a quanto pare – il ribasso si è rilevato eccessivo per completare quanto richiesto. E col nuovo codice degli appalti le famigerate varianti in corso d’ opera al rialzo non sono più consentite.

Fonte: qui
Paolo Conti per il Corriere della Sera

Chissà se i vertici dell’ Acea, analizzando i filmati che roma.corriere.it ieri ha pubblicato sui nuovi «laghi» urbani in piazzale del Colosseo e a Porta Capena, hanno progettato di utilizzare quei ricchi bacini al posto del lago di Bracciano? Una battutaccia, certo. Ma lo spettacolo offerto ieri dalla Capitale autorizzava questa e altre ben più pesanti ironie.

MALTEMPO ROMA
MALTEMPO ROMA

Virginia Raggi e la sua giunta devono solo ringraziare il calendario: l’ acquazzone dell’altro ieri mattina ha allagato Roma in una giornata in cui non si lavorava, non si andava a scuola, non si svolgeva nessuna di quelle attività che di solito bloccano il traffico romano. Quindi moltissimi romani se ne sono rimasti a casa non utilizzando l’ automobile. Esclusivamente per questa ragione, è stata evitata una grande, vera paralisi: certo non per perizia della macchina organizzativa del Campidoglio, ma esclusivamente per una buona dose di fortuna.

MALTEMPO ROMA PIRAMIDE ALLAGATA

Resta il fatto che Domenica abbiamo visto di tutto: cassonetti per la raccolta della plastica che prendevano letteralmente il largo davanti al Colosseo, una gran piena non sotto ma sopra ponte Milvio, tombini che eruttavano acqua come minuscoli geyser de’ noantri, foto e filmati di caditoie bloccate da foglie che nessuno ha con tutta evidenza raccolto da mesi, auto bloccate, mezzi dell’ Atac invasi dall’ acqua e costretti a fermarsi, famiglie bloccate dal fango in auto e liberate dai vigili del fuoco, alberi caduti, strade bloccate e inservibili così come molti sottopassi.

MALTEMPO ROMA MARCIAPIEDI ALLAGATI

Ma, a proposito del Campidoglio, vanno segnalati due clamorosi inciampi. Il primo, incomprensibile e gravissimo, è apparso sul sito istituzionale di Roma Capitale su Facebook. Sabato alle 20 è stata messa in Rete un’ ottimistica previsione che parlava di «nubi irregolari con deboli temporali». Un errore vistoso, assai mal rimediato con scuse che hanno peggiorato il quadro: «Ci spiace per la non correttezza dell’ informazione ma questo post è stato programmato venerdì mattina e allora davano tali previsioni».

Durissime e giustamente infuriate le reazioni on line. Circostanza imperdonabile, perché da giorni veniva dato per certo da tutti i siti metereologici un forte peggioramento sul Lazio. Secondo inciampo: l’ appello della sindaca Virginia Raggi a non uscire di casa, a limitare gli spostamenti ai casi urgenti, evitando parchi e aree verdi. Tutto questo per un temporale (nemmeno annunciato dal sito ufficiale) di poche ore. Allora, cosa dovranno fare i romani nel prossimo inverno, quando arriveranno le solite, fortissime perturbazioni?

Resta il fatto che, pochi giorni fa, l’ assessore Pinuccia Montanari aveva assicurato (anche con un certo tono irritato nei confronti del mondo dell’ informazione) che tombini e caditoie erano stati puliti “in tutta la città”.

Affermazione a dir poco imprudente, vista questa domenica 10 settembre. Quella stessa Rete che il Movimento 5 Stelle individua come elemento di democrazia diretta, ha mostrato impietosamente con migliaia di foto e filmati autoprodotti dai cittadini una città inondata d’ acqua, inservibile per i romani e per i turisti, ridotta a una laguna.
MALTEMPO ROMA

Ora bisognerà ripulire caditoie e tombini, ispezionare alberate e parchi storici (chissà quanti alberi cederanno), analizzare le buche vecchie e nuove, capire se tanta improvvisa acqua possa provocare frane urbane. Un compito che solo un’ Amministrazione solida, ben preparata, capace di programmare e di coordinare i vari uffici può affrontare. E qui davvero non aggiungiamo altro, sperando che Roma sappia superare anche questa emergenza.

Fonte: qui

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube