In Tunisia una nuova controversa Costituzione

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Secondo i risultati preliminari, il sì ha ricevuto il 94,6% dei voti. Una vittoria per il presidente, Kaïs Saïed, all’origine di questo testo che gli conferisce ampi poteri. Ma la bassa affluenza (30,5%, secondo le autorità) mina la legittimità politica del provvedimento. Dure reazioni oltreoceano.

Un’affermazione per il presidente in carica

Il presidente, Kaïs Saïed, esce vittorioso dal referendum sulla nuova Costituzione. La nuova legge fondamentale è stata adottata con una stragrande maggioranza del 94,6%, secondo i risultati ufficiali preliminari annunciati martedì 26 luglio dal presidente dell’Alta Autorità indipendente per le elezioni (ISIE, l’autorità elettorale tunisina). , Farouk Bouasker, dopo lunghe e laboriose operazioni di conteggio. La Costituzione ora concede più ampie prerogative al presidente, mettendo a repentaglio la giovane democrazia tunisina, secondo il parere di fazioni avverse al governo. E’ infatti il tasso di partecipazione molto basso che mina la legittimità del provvedimento, secondo gli stessi oppositori.

Le polemiche interne e il balletto dei dati

Secondo i nuovi dati diffusi martedì sera dall’Isie, alla votazione ha preso parte il 30,5% degli elettori registrati. I dati precedenti mostravano un’affluenza alle urne del 27,54%. Secondo l’Isie, quindi, sono stati “2,756 milioni di elettori” a prendere parte al ballottaggio e non “2,46 milioni” , come annunciato in precedenza. Un nuovo calcolo bocciato dalla coalizione di oppositori Front du salut national (FSN), che accusa l’autorità elettorale di aver “falsificato” i risultati.

L’FSN, che ha denunciato un dettato costituzionale “su misura” per Saïed, aveva chiesto il boicottaggio del ballottaggio. Non recandosi alle urne, “il 75% dei tunisini ha rifiutato di dare la propria approvazione al progetto golpista lanciato un anno fa da Kaïs Saïed” , ha dichiarato in un comunicato l’FSN, di cui fa parte il movimento di ispirazione islamista. Ennahda , che gioca a diventare la spina nel fianco di Saïed.

La Tunisia è stata molto polarizzata da quando Saïed, peraltro eletto democraticamente nel 2019, ha assunto il totale potere il 25 luglio 2021, con il pretesto che il paese era diventato ingovernabile.

La dura reazione degli Stati Uniti

Nell’intricato reticolo di relazioni bilaterali e regionali che coinvolgono i paesi del Medio Oriente e del Maghreb e nelle diatribe incrociate tra Arabia Saudita, Qatar, Egitto, Fratellanza musulmana e altri attori, la Tunisia sta lentamente cercando di diversificare le direttrici della propria politica estera. Questo, che da anni preoccupa Washington, ha comportato maggiori apprensioni oltreatlantico con il surriscaldamento della scena internazionale, dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Reagendo allo svolgimento di questo controverso referendum, gli Stati Uniti hanno messo in guardia dal rischio che la Costituzione non garantisca sufficientemente i diritti e le libertà dei tunisini. “La nuova Costituzione include controlli e contrappesi indeboliti, che potrebbero compromettere la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali”, ha affermato Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato americano. L’Europa tace?

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