Intervista in esclusiva per Corriere Nazionale della band Kreky & The Asteroids

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Il 22 aprile la band Kreky & The Asteroids ha pubblicato “Banner Blindness”, il suo primo album. Un disco registrato tra il 2018 e il 2021, che alle diverse influenze dei suoi componenti affianca collaborazioni di grande spessore a partire da Roberto Angelini e Carmelo Pipitone (Marta sui Tubi). Abbiamo incontrato la formazione romana.

Come vi siete avvicinati alla Musica?

In un modo o nell’altro, credo un po’ tutti grazie al contesto casalingo. Ci siamo poi distanziati e riavvicinati, in forma diversa, da tutte le nostre influenze.

Da pochissimo è uscito il vostro nuovo album “Banner Blindness”. Sotto quale spinta è nato e cosa unisce i brani che lo compongono?

I brani li scrivo principalmente io (Kreky). Sono frutto delle mie esperienze quotidiane o di traumi, se così li vogliamo chiamare, che in un modo o nell’altro ho condiviso con altre persone, in vari percorsi. Il che, volendo, rende ancora più reale il senso, la forma e i contenuti di alcuni brani, proprio perché so che non sono solo roba mia ma sono condivisi e condivisibili.

È attualmente in radio “Moonless Sky”. Nel comunicato che accompagna l’uscita lo avete definito: “un brano in cui si esprime la catarsi come liberazione dalla schizofrenia e dall’oppressione di ciò che è superfluo”. Vi va di spiegarci meglio il vostro pensiero sul singolo?

Ho impiegato 2 anni, forse anche qualcosa di più, a scrivere il testo di questo brano. Nella mia mente, doveva essere semplice, efficace e spontaneo.

Non averci messo mano per più di un anno e mezzo ha sicuramente aiutato. Ho atteso il momento giusto e il momento giusto si è presentato una sera, dopo cena, dove avrei voluto essere in un altro posto, facendo tutt’altro, rilassato e circondato dal silenzio della piana del Campidano, in Sardegna. Poi, tutto ciò che si intreccia e che si unisce al testo, è di contorno. Diciamo che il fulcro è la voglia di andarsene, di distaccarsi da tutto, soprattutto da ciò che ti schiaccia ogni giorno e che non puoi cambiare, perché troppo compromesso.

L’incontro con Romolo Dischi, la vostra etichetta, come è nato?

In realtà non ricordo bene il modo in cui abbiamo incontrato Fabio della Romolo Dischi. A loro siamo stati suggeriti da Pepe Carpitella ed Emanuele Binelli, allora direttori del contest It’s Up 2 U, che si svolgeva presso il Largo Venue. Sicuramente erano presenti all’apertura che abbiamo fatto ai Dunk, live che si è svolto sempre in quel locale.

Ad ogni modo, hanno voluto sentire il disco e hanno voluto produrlo! 

Dopo il release party di qualche giorno fa state pensando a un tour estivo?

Magari. Non abbiamo date certe, perché non abbiamo un booking. Dovremmo fare qualche live, forse. Se usciranno e riusciremo, metteremo i manifesti ovunque. Abbiamo molta voglia di suonare live. Questa è una band che deve suonare live.

Desiderate aggiungere qualcos’altro?

A prescindere dal cantante/songwriter – che al momento sta rispondendo a alle domande – questa è un super gruppo composto da mega-musicisti. Ascoltate il disco, non ve ne pentirete. E supportate le vostre band/la vostra scena locale. Se non lo fate voi, non lo faranno di certo le radio nazionali o gli algoritmi di Spotify.

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