Il prossimo 4 maggio i cittadini algerini sono chiamati alle urne per eleggere il parlamento del paese, l’Assemblea Nazionale Popolare.
Le tensioni politiche e sociali che hanno accompagnato la preparazione di questo appuntamento sono state numerose e ad esse si aggiungono le incertezze che ormai da tempo attraversano il paese: la questione della successione dell’anziano e malato presidente Abdelaziz Bouteflika, in carica dal 1999; la minaccia terroristica, aggravata dall’instabilità regionale; l’incerto futuro economico del paese tenuto sotto scacco dal calo globale del prezzo del petrolio. Le sfide con cui questo “rentier state” dovrà confrontarsi nei prossimi anni sono enormi e riguardano anche l’Italia e l’Europa, che nell’Algeria hanno un partner energetico di fondamentale importanza.
Lo Stato più grande del continente africano, che in questi anni è apparso incarnare una sorta di singolare stabilità e solidità a fronte degli stravolgimenti prodotti in Medio oriente e Nord Africa dalle cosiddette Primavere arabe, si trova oggi in un limbo. Stretta tra la voglia di cambiamento manifestata in maniera sempre più esplicita da ampi strati della popolazione, la necessità impellente di riformare il sistema economico e la paura, allo stesso tempo, di cadere nella spirale di una transizione incontrollata, l’Algeria sente oggi che questa condizione di “eccezionalità” potrebbe, da un momento all’altro, dimostrarsi più fragile che mai. (Image credit: Stringer/Courtesy Reuters)