Israele al voto

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Oggi Israele si appresta a rinnovare il suo Parlamento unicamerale (Knesset). Queste elezioni sono anticipate rispetto alla naturale scadenza del mandato (novembre 2019): sono state infatti convocate dal primo ministro uscente Benjamin Netanyahu nel dicembre scorso a causa della fragilità del suo governo e per scandali che lo hanno coinvolto. Nell’analisi dei sondaggi, questa tornata elettorale potrebbe essere un testa a testa tra Likud (partito di destra di Netanyahu) e Blu e Bianco, lista che vuole essere un aggregato delle maggiori forze politiche di centro facente capo a Benny Gantz, ex capo dell’esercito israeliano e a Yair Lapid, giornalista televisivo da tempo in politica.

Il precedente governo Netanyahu è stato fortemente indebolito a causa delle accuse per frode e corruzione. Questa situazione ha aperto una fase di grave incertezza che aveva minato la stabilità politica: sebbene il governo contasse sull’appoggio popolare e su quello degli alleati della destra israeliana, le denunce della polizia israeliana, in attesa della pronuncia definitiva della magistratura, hanno portato allo scioglimento del governo e alla convocazione di elezioni anticipate. Di fatto le problematiche legali potrebbero essere affrontate da Netanyahu in una situazione di vantaggio poiché, se venisse nuovamente eletto (sarebbe dunque il quinto mandato consecutivo) e se il procuratore generale lo ritenesse colpevole, affronterebbe il processo in una posizione di assoluta forza, sia politica che popolare.

Ciò che caratterizza questa tornata elettorale è una virata nazionalista dei partiti contendenti, con il contestuale rafforzamento sia degli ultraortodossi che degli arabi israeliani. In ballo c’è la necessità di fare alleanze post-elettorali per formare un governo stabile, e ciò potrà essere fatto solo con concessioni e accordi programmatici. L’interlocutore naturale sembrano appunto essere le forze più a destra dello schieramento partitico a cui stanno a cuore la questione cisgiordana a cui anche Netanyahu aveva mostrato un concreto interesse (possibilità dell’annessione parziale dello stato, appoggiata anche a livello internazionale da Trump).

Nella presentazione delle liste, circa quaranta, Israele si conferma essere un paese altamente frammentato, con la presenza di molti piccoli partiti espressioni di minoranze e scissioni. Su questa complessa situazione partitica si giocheranno queste elezioni che potrebbero assumere le sembianze di un referendum su Netanyahu e sul suo operato.

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