Italia in ginocchio

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Siamo a domandarci ancora oggi quali reali interventi siano stati messi in atto al fine di reagire alla crisi economica dovuta all’emergenza da cosiddetto Covid-19. Per far ciò, onde evitare polemiche inutili, facciamo riferimento a quanto è stato illustrato più volte da Il Sole 24 ore; autorevole quotidiano che per trattare l’argomento si basa su fonti I.N.P.S.. Quindi, su fonti che non dovrebbero assolutamente creare dubbi di alcun genere.

Vediamo, quindi, cosa ci dicono: “Il primo vero impatto sul lavoro dell’emergenza Covid-19: le ore complessive richieste dalle imprese di cassa integrazione superano quota 772 milioni. Un numero record”.

772 milioni le ore richieste di cassa integrazione.

772 milioni.

Ripetiamolo pure questo dato perché rispecchia tutta la gravità del momento che il sistema economico e produttivo italiano sta attraversando e che si rende ancor più drammatico se si va a volgere lo sguardo ai dati risalenti ad aprile 2019 quando le ore richieste di cassa si fermavano a poco più di 25 milioni. Oltre a ciò, si debba anche considerare che il 60% delle partite Iva ha perso almeno un terzo del fatturato. Pertanto, sommando le due cose, possiamo solamente arrivare ad un’unica deduzione: l’Italia è in ginocchio.

L’Italia dell’artigiano invidiata in tutto il mondo, l’Italia della piccola e media impresa vero motore dell’economia, l’Italia operaia e laboriosa, l’Italia agricola, l’Italia della cucina dove non si mangia bene in nessun’altra parte come lo si possa far qui, l’Italia del turismo e del suo 70% del patrimonio artistico mondiale, l’Italia unica, bella, inimitabile.

In ginocchio nonostante la “potenza di fuoco” paventata dall’allora Presidente del Consiglio, il caro Giuseppi Conte, e che sarebbe stata messa in atto ma che, di fatto, nessuno ha mai visto.

Ed oggi?

Possiamo, forse, affermare che qualcosa sia cambiato o stia cambiando?

Si sa, che tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare.

Ed è proprio così perché, ancora oggi, l’Italia sta ancora aspettando.

Casse integrazioni pagate parzialmente, bonus – poi diventati ristori (dire elemosina pareva brutto?) – non pervenuti o, se pervenuti, ininfluenti.

L’Italia non aveva bisogno allora di monopattini così come oggi non ha bisogno di false promesse.

Egregio Sig. Draghi, quell’Italia, questa Italia che non è una cosa astratta, non è solo disegnata su una cartina geografica ma è un vecchio, una donna, un bambino, un uomo che fino a ieri – seppur stremato da una giornata di lavoro – tornava a casa con il sorriso, quel sorriso che – ora – gli è stato tolto e con esso la dignità.

Quella dignità che è l’unica cosa di cui necessita il nostro Paese.

Ora!

                                                                       Il Presidente della Segreteria nazionale

                                                                               del Movimento L’Altra Italia

                                                                                            Francesco Foti

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