Ivan Cuvato ricorda don Gallo 10 anni fa a Savona

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Il rapporto speciale della città ligure con il noto “prete di strada”. Le battute ironiche e i commenti vivaci del fondatore e animatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova coloravano di propositiva leggerezza ogni luogo ove giungeva la sua presenza. Ivan Cuvato dialogò a lungo con lui in una di queste speciali occasioni. L’opera di tutta la sua vita può essere considerata un vero e proprio, concreto, esempio di sociatria? A partire da questa domanda, pregna di significato e di sfide per le generazioni a venire, il ritratto che il sociologo Sergio Bevilacqua fa di don Gallo.

Non è la prima volta che scrivo su don Andrea Gallo. La mia città natale, Savona, ed i suoi dintorni sono stati caratterizzati da uno stretto rapporto, di  collaborazione ed ammirazione, con l’assai noto sacerdote, partigiano, educatore, attivista e saggista, di fede cattolica e ideali comunisti, anarco-cristiani e pacifisti, prete di strada fondatore e fautore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.

Dopo la sua morte, avvenuta il 22 maggio del 2013 nel capoluogo di Regione ligure, diverse località italiane gli hanno intitolato piazze e strade, ma a Savona, in Via Verdi, c’è addirittura una scuola che porta il suo nome, si tratta dell’Istituto Comprensivo Don Andrea Gallo – “CRESCERE INSIEME”.

Don Gallo si rivolge al suo pubblico

Spesso ospite di eventi civili e culturali nel savonese, una simile vulcanica e carismatica figura destava nel folto pubblico, specialmente nel corso delle presentazioni dei suoi volumi, quell’interesse che si riserva – come ebbe a scrivere l’ex sindaco di Genova, Marco Doria, – a:

«un personaggio che ha sempre avuto un ruolo pubblico e che ha fatto un uso pubblico e intelligente del suo ruolo per diffondere un messaggio, delle idee e fare discutere».

Ancora lo scorso luglio, ad Albissola, nell’ambito della rassegna  “Parole ubikate in mare”,  a cura della Libreria Ubik e del Comune di Albissola Marina, come ogni anno è stato festeggiato il suo compleanno – era appunto nato il 18 Luglio 1928 -,  ed è avvenuto in occasione della presentazione del  libro “Lettera alla tribù bianca” del missionario Alex Zanotelli, con letture dell’attore Giorgio Scaramuzzino e la collaborazione con la Comunità di san Benedetto. Con particolare dedizione, gli organizzatori si predispongono quindi all’edizione 2023 dell’iniziativa, perché la stessa cadrà in corrispondenza dei dieci anni dalla sua scomparsa.

Ma 10 anni sono pure trascorsi da una delle più memorabili presenze del “prete di strada” nella città della “Torretta”: in occasione della Festa nazionale di Liberazione, il giorno di Ferragosto del 2012,  egli infatti  fu il protagonista dell’incontro “Naturalmente anarchico – Vita e pensieri di un prete di strada”, condotto dall’allora Segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Marco Ravera. Sulla sua pagina Facebook , in questi giorni lo ricorda con sentimento il maestro dell’Informale, Ivan Cuvato, artista conosciuto non solo per le sue opere, ma soprattutto per le sue performance che sono spesso politiche, non sembrando però propaganda ideologica o religiosa, per assumere così valore di sociatria.

Fu, specie in virtù del rapporto di amicizia e stima con Elisa Rinaldi, all’epoca assistente del prelato, che Cuvato poté prendere parte al tavolo di discussione, nel quale vennero toccati innumerevoli argomenti di natura sociale, artistica e ambientale (era allora il tempo delle battaglie locali per la decarbonizzazione dell’ex centrale elettrica di Vado Ligure). Non è da escludere che l’influenza di don Gallo abbia segnato l’impegno civile di denuncia che l’artista albisolese aveva già avviato, conferendogli maggiormente lo slancio e l’incisività grazie ai quali Cuvato è diventato un influencer molto seguito in Italia sui social media nell’ambito della sociatria.

Don Gallo al tavolo con Ivan Cuvato

Occorre precisare che, etimologicamente, sociatria è una parola composta dai termini “socius”, di origine latina, che significa “persona associata ad altri”, e “iatría”, suffisso di origine greca che significa “terapia, cura..”, da cui possiamo fare discendere il suo significato di “cura della società”.

 

Sergio Bevilacqua

Su questo stesso fronte, nel nostro paese opera anche il sociologo  Sergio Bevilacqua, il quale ha in corso la documentazione scientifica di un importante approccio clinico alla sociologia, denominato “sociatria organalitica”.  Anch’egli profondo estimatore di don Andrea Gallo e della sua opera, gli ha dedicato il seguente ritratto:

“La figura di don Andrea Gallo, a quasi 10 anni dalla sua morte terrena, è sempre sugli scudi di chi vede il mondo come un grande divenire fatto di salvezza ed errori. Non si conta la tipologia e varietà di mancanze umane che l’eroico prete genovese ha risemantizzato, togliendo la maledizione che gravava su di esse: droga, prostituzione, transessualismo, alcolismo, delitti contro la persona… Accanto al perdono, alla tolleranza e alla visione della natura umana nella sua ordinaria imperfezione, il più grande “prete di strada” lavorò per riabilitare i peccatori colpevoli di atti contrari al potere, anche se altrettanto gravi di altri favorevoli al potere molto meno condannati. La costruzione della Comunità di S. Benedetto al porto di Genova fu un esempio concreto di ciò che apprese in giovane età, dalla grande capacità organizzativa dei salesiani, che poi abbandonò per dedicarsi alle patologie più esecrate del comportamento umano. Il recupero di questi esseri sofferenti era la vera forza della sua vocazione, aprire per essi la strada della salvezza, in un proiezione super- vitale. Fu un esempio di prassi cristiana, e di quell’istituto della tolleranza che per i veri cristiani deve guidare l’uomo in questo mondo ambiguo e pericoloso. La buona vita sociale e societaria fu per lui un ambito di aiuto e serenità, contestando le cattive organizzazioni carcerarie, le congregazioni di opportunisti, le gerarchie ecclesiastiche più attente alla superficie che alla sostanza. Ed ecco il legame morale con artisti come De André e altri, altrettanto impegnati su sinergici versanti della critica al sistema. Da sacerdote, il suo obiettivo fu e restò sempre l’uomo, la persona, il percorso salvifico individuale. Ma tenne sempre in prima considerazione nei fatti le specifiche partecipazioni delle persone a società e organizzazioni, le cui caratteristiche potevano aiutare o intralciare il percorso verso Dio cui s’ispirava il suo magistero. In questo avrebbe potuto incontrarsi con precisione con il percorso della Sociatria organalitica, la prassi non violenta e partecipativa per il miglioramento degli organismi societari: perché sempre di più in essi la persona cresce e migliora o , viceversa, se organismi malati, peggiora e volta la spalle a Dio”.

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