L’8 marzo Festa della Donna, più fatti e meno mimose

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“La pandemia ha inferto una battuta d’arresto a tutto il Paese, cui l’imprenditoria femminile, nonostante la sua natura resiliente, non poteva sfuggire – ha spiegato la responsabile nazionale di Impresa Donna Anna Maria Crispino – Anche perché le difficoltà poste dal lockdown e dalle restrizioni nella dimensione familiare si sono scaricate principalmente sulle donne. Molte imprenditrici, in assenza di una rete di welfare che permetta loro di conciliare vita familiare e lavoro, si sono fermate. Bisogna fare di più ripensando gli strumenti di sostegno e creandone di nuovi. Un obiettivo che dobbiamo perseguire tutti, sostenere le imprenditrici vuol dire sostenere la crescita del Pil e l’occupazione del nostro Paese”.

E così la pandemia ha interrotto la corsa dell’imprenditoria femminile. A fine 2020 si registra un calo dello 0,29% delle imprese guidate da donne, per un totale di 4mila attività in meno rispetto al 2019.

È quanto è emerso dalle elaborazioni condotte dall’Ufficio Studi Confesercenti. E per l’imprenditoria femminile, finora cresciuta più velocemente di quella maschile, si tratta della prima battuta d’arresto in sei anni. La perdita, interrompe infatti una crescita costante dal 2014.

Dai dati emerge che la gestione dell’emergenza sanitaria ha riguardato maggiormente le imprenditrici giovani. E sono soprattutto le regioni del Centro che vedono ridurre la partecipazione femminile al mondo dell’impresa.

Le più colpite sono le regioni del Centro e del Nord, il Mezzogiorno invece segna un +0,26 %. Dati alla mano, le attuali 154mila attività di giovani donne sono l’11,52 %  del totale contro il 12,02 % del 2019. Nello specifico, nel Centro sono oltre 2.400 le attività in meno nel 2020 rispetto all’anno precedente con una diminuzione quindi dello 0,81 %. Nel Nord-Est il calo registrato è stato di 1.500 unità, il  -0,63 %, mentre sono poco più di 1.200 le imprese femminili in meno, il -0,39 % nel Nord-Ovest.

Ha espresso preoccupazione Barbara Ferrari, presidente Impresa Donna Confesercenti Modena: “Frenate nella voglia di mettersi in proprio dalla pandemia, le donne d’impresa mostrano una maggior necessità di supporto economico e finanziario e sono poco fiduciose su un rapido rientro alla produttività pre Covid”.

Ciò, per l’impatto della crisi legata alla pandemia, di cui le donne stanno pagando il conto più salato e che dimostra una parziale efficacia delle misure emergenziali varate fin qui dal governo.

“Commercio, turismo e terziario sono settori più penalizzati da questa crisi e anche sono quelli in cui in cui l’imprenditoria e l’occupazione femminile era cresciuta di più – ha spiegato Barbara Ferrari – la contrazione dell’imprenditoria femminile si accompagna al dato negativo sull’occupazione delle donne: è un fenomeno diffuso, ma c’è una differenza tra il nostro e gli altri paesi perché qui da noi già esisteva un forte divario di genere nel mercato del lavoro. Tutto ciò si traduce in un calo dei consumi interni che si ripercuote ulteriormente. E’ un circolo vizioso, innescato dal fatto che su questi temi è stato fatto ancora pochissimo, con gravi effetti sul sistema economico e produttivo complessivo”.

“Ormai da un anno, la crisi pandemica condiziona la nostra vita ed il nostro lavoro. Con questo nostro ‘dossier’ vogliamo raccontare – attraverso i numeri – quello che è accaduto al nostro mondo in questi dodici mesi – ha spiegato Confesercenti – il governo si appresta a varare il Dl Sostegni. Un decreto atteso con ansia dalle imprese, e che deve essere l’occasione per superare le criticità riscontrate nei precedenti ‘ristori’. La bozza attualmente circolante però, se confermata, rappresenterebbe un’ulteriore beffa per molte imprese. Sebbene sia positivo il superamento del codice Ateco come criterio di selezione delle imprese, troviamo inaccettabile il colpo di spugna sulle perdite subite dalle imprese nel 2020 e mai ristorate. Chiediamo che si corregga la linea: ci sono migliaia di imprese in attesa”.

Oggi è l’8 marzo, festa della donna e la notizia ci deve far riflettere: nel 2020  con l’epidemia Covid sono sparite in Italia 4mila imprese guidate da donne e in Cina le esportazioni salgono del 60 %.

“Le notizie sono diverse ma non contraddittorie, sono tutte le conseguenze della situazione che si è venuta a creare ma per buona parte già esistente. In Italia, le donne stanno pagando il prezzo peggiore per quello che riguarda l’occupazione che era già precaria precedentemente alla pandemia e quindi la prima occupazione che è sparita in questi mesi è stata proprio quella – ha riferito Emanuele di Palma, presidente della BCC di San Marzano – è chiaro che su questo c’è da lavorare moltissimo. E la Cina che sale in quel modo nelle esportazioni, guarda caso lo deve sopratutto alla pandemia. La maggior parte dell’incremento delle esportazioni è dovuto a tutto il sistema legato al Covid, e cioè  camici, mascherine, e così via. Ma ovviamente la Cina non fa solo quello. È ripartita integralmente rispetto al periodo prepandemia, le mosse che quel sistema è riuscita a mettere in campo sono state vincenti e probabilmente la pandemia sarà un’accelerazione del primato della Cina nel mercato internazionale. Ci possiamo fare poco, noi continuiamo a fare molte chiacchiere”.

La crisi in Cina è dimostrato che è diventata  una opportunità e che quel sistema che è capitalistico a metà e comunista dall’altra parte, è riuscito ad intercettare e noi  stiamo ancora a litigare.

Da parte dei governi che si sono susseguiti è mancata l’attenzione alle politiche a sostegno dell’imprenditoria femminile quale fattore decisivo per innescare la crescita del paese. In conclusione: “La ripresa da questa fase così difficile per il nostro Paese passa soprattutto dalle donne, si tratta di una componente fondamentale della nostra economia. Se non si agisce subito e in modo mirato la conseguenza è una recessione economica più profonda e persistente ha sottolineato Barbara Ferrari – Per questo come associazione di categoria stiamo lavorando sul piano nazionale anche su questo fronte: senza un piano di investimenti sulle imprenditorie e occupazione femminile l’intero Paese rischia di non ripartire”.

Vito Piepoli

 

 

 

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