La Buona Scuola è quella in presenza, i bambini e gli adolescenti stanno subendo gravi conseguenze psicologiche da quando le chiusure scolastiche li hanno lasciati a casa

Scuola, Formazione & Università

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Qualche giorno fa sono rimasto colpito da una notizia, una di quelle che ti fanno venire il nodo in gola, la rabbia, lo sconcerto e lo sconforto. Il fatto notiziato  poneva in evidenza una situazione al limite dell’incredibile, una di quelle che ti fa crollare il mondo addosso perché ti senti impotente, impossibilitato  a risolvere il problema e portare aiuto a chi di quell’aiuto ne ha un bisogno vitale.

Il caso riguarda la Responsabile per l’area dell’età evolutiva all’Istituto Beck di Roma, un centro affiliato alla Società italiana di psicoterapia. Un mese fa la predetta Responsabile dell’Unità Operativa si è trovata in una situazione per lei nuova: non sapeva dove far ricoverare un paziente dopo aver girato in lungo e in largo tutto l’ospedale. La neuropsichiatria infantile del Policlinico Umberto I di Roma non aveva un solo letto libero neanche per le emergenze più gravi.  Il servizio psichiatrico dell’ospedale Sant’Eugenio neppure. Il paziente, un ragazzo di 16 anni con un disturbo grave della condotta e comportamenti impulsivi, ha finito per aspettare due giorni in un pronto soccorso, un autentico porto di mare dove è stato curato a singhiozzo in una situazione di totale caos che non consentiva un minimo di  razionalità logistica ed operativa , tanto in aperta violazione di tutte le norme che si prefiggono di tutelare le persone ed ovviamente i malati in prima linea.

Quanto accaduto non po’ essere considerato un fatto casuale e tantomeno addebitabile  a sfortuna. Purtroppo la pandemia ha portato con sè conseguenze gravissime che hanno messo a nudo le disfunzioni di un sistema sanitario che non ha saputo organizzarsi e adeguarsi ai tempi nonostante i cospicui finanziamenti messi a disposizione dall’Unione Europea e dallo Stato in favore delle Regioni e da queste ai Comuni. Dopo anni durante i quali la crisi attorno alla salute mentale di tanti giovanissimi italiani covava sotto la cenere il Covid-19 l’ha aggravata e poi l’ha fatta esplodere. Anche se in  parte al riparo dalle conseguenze fisiche del virus, i bambini e gli adolescenti stanno subendo gravi conseguenze psicologiche da quando le chiusure scolastiche li hanno lasciati a casa. L’isolamento in una stanza, la didattica magari solo attraverso uno smartphone e un wifi instabile, le liti in famiglia nate dalla convivenza in pochi metri hanno innescato negli adolescenti una seconda epidemia.

No, non è colpa del  virus. Ci troviamo di fronte ad abulia, depressione, stress incontrollabile,  crollo della concentrazione e dell’autostima, ansia, autolesionismo. E questo, purtroppo, non accade solo in Italia. Uno studio sui pronto soccorso pediatrici di Torino, Cagliari e di altri 21 ospedali di dieci Paesi  condotto durante la prima ondata di Covid, pubblicato su «European Child and Adolescent Psychiatry», mostra ciò che è successo in tutto il mondo: gli accessi per atti di autolesionismo in marzo e aprile 2020 sono aumentati dal 50% al 67%, con un’incidenza in crescita degli «intenti suicidi» e dell’isolamento come fattore scatenante. Non solo, un altro studio particolarmente qualificato pubblicato su «Frontiers in Psychiatry» e basato su un sondaggio effettuato in Italia fra circa ottocento minorenni – età media, 12 anni – durante la pandemia ha messo in evidenza che «Il 30,9% dei bambini sono ad alto rischio di disordine da stress post-traumatico» e che ragazzi e ragazze minorenni tendono a reagire al disagio di questi mesi in modi diversi. «I maschi con un aumento di aggressività verso il resto della famiglia, le femmine con un attacco al corpo spesso correlato a scarsa autostima».

Niente di tutto questo nasce all’improvviso, naturalmente. Che il disagio mentale dei più giovani covasse da prima di Covid lo si nota da vari segnali. In Italia le prescrizioni di metilfenidato, un farmaco contro i disordini di attenzione prescritto solo da specialisti e nel quadro di una terapia, sono esplosi: si è registrato un aumento del 15% di dosi in più a dicembre 2020 rispetto a un anno prima, secondo la società di analisi Iqvia; mentre  nel 2019, prima che scoppiasse con tutta la sua virulenza il  Covid, l’aumento annuo dei consumi era stato del 21%. E’ questa la realtà che si innesta sulla duplice deriva che ha portato l’Italia a trovarsi impreparata nell’ultimo anno: sempre più bisogni e sempre meno risorse. Il Direttore dell’Unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza del Policlinico di Milano, presidente della Società italiana di neuropsichiatria infantile, aveva previsto ancor prima del Covid che i pazienti minorenni sarebbero  raddoppiati nell’ultimo decennio, a fronte di una offerta di appena 325 letti di neuropsichiatria infantile funzionanti. «L’epidemia ha fatto scoppiare un bubbone che si trascinava da tempo – denuncia Costantino. A gennaio 2021gli accessi alle neuropsichiatrie infantili per tentato suicidio in Lombardia sono stati 86, quasi un raddoppio su un anno prima».

Tutto questo ci pone una domanda o e vogliamo un interrogativo: gli adulti hanno i loro ristori, ma come indennizzare bambini e teenager per la scuola e le amicizie perse con Covid?. Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, misura il prezzo che i più giovani stanno pagando dall’aumento delle chiamate dei minorenni in cerca di sostegno al 1.96.96. E dice: «Alla luce della pandemia, vanno ripensati i servizi di salute mentale per i minori e le competenze degli operatori». Non prima, magari, di aver reso ai ragazzi almeno parte dell’esperienza di scuola perduta.  Sarebbe di certo un buon gesto per loro”. Ma è quello che ancora manca. Non va dimenticato che la scuola è relazione e socialità, lo abbiamo scoperto in modo particolare in questo lungo periodo di emergenza con l’attivazione della scuola a distanza. La vera scuola è in presenza, perché la scuola è il luogo dove si creano e si fortificano le relazioni, il luogo dove tutto è legato al sapere stare insieme e al sapere vivere le dinamiche di gruppo. Nella scuola di oggi le “relazioni”, nel senso sociologico del termine, hanno un’ importanza fondamentale.

Nelle relazioni tra docenti e alunni è necessario che, da parte degli studenti, ci sia stima e il riconoscimento della leadership culturale dei propri insegnanti, da parte dei docenti ci deve essere capacità di ascolto, di intervento e soprattutto la capacità di sapere creare il gruppo-classe, senza mai lasciare indietro nessuno e garantendo il massimo dell’equilibrio e obiettività. Tutto questo è possibile solo in una scuola in presenza.  Il bravo docente è colui che basa tutta la sua didattica partendo dalla relazione con il gruppo-classe, la buona relazione è elemento fondamentale per il migliore apprendimento possibile.

Se manca da parte dei docenti la capacità di relazionarsi con gli studenti, allora molto spesso, o quasi sempre, il tutto sfocia nella tensione, nella protesta e nella denuncia. Le buone ed equilibrate “relazioni”, nell’accezione più ampia del suo significato,  e la massima condivisione delle scelte operative,  garantiscono, indubbiamente, uguaglianza  di trattamento e dignità professionale per tutti gli operatori della scuola . La democrazia a scuola, il confronto , lo scambio di  opinioni, le risposte alle tante domande che i ragazzi pongono, lo stare insieme per studiare e fare ricerche, il bisogno di competitività e di primeggiare sono momenti, percorsi ed emozioni che li ritroviamo solo nella scuola a distanza. Ma c’è il rischio del contagio da Covid 19; sì è vero ma con tutte le precauzioni preventive che sono state studiate e suggerite da fior fiori di tecnici ed esperti in materia il “rischio è calcolato” come dice il Presidente Draghi.

Non torna utile a nessuno mettere la testa sotto la sabbia per non sentire ed ancor di più è scandaloso tentare di trasformare la Scuola in uno strumento politico al servizio di questo o quel partito per meri ed esecrandi interessi elettorali dimenticando gli interessi formativi e culturali degli studenti.

La cultura porta con sé il profumo della libertà e rendono il cielo limpido e terso.  Non sarà la pandemia a bloccare o frenare la storia millenaria e la funzione socio educativa della Scuola.

 Giacomo Marcario

Comitato di Redazione de Il Corriere Nazionale

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