La contra riforma Cartabia mira alla distruzione del Pd e dei 5stelle

Fisco, Giustizia & Previdenza

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E’ vero, i processi civili e penali hanno una durata insopportabile. Spesso gli imputati (specialmente se innocenti) e le persone offese affrontano i processi che li riguardano come una grave pena anticipata.

Giustamente l’Europa chiede all’Italia di provvedere con riforme che rendano ragionevole la loro durata con riforme mirate. Ma la durata non può essere ridotta abolendoli.

La riforma del processo penale proposta dal Governo Draghi altro non è che il progetto della loggia massonica P2, quella, per intenderci, disegnata da Licio Gelli e fatta propria da Berlusconi.

Più che una riforma è l’attuazione pratica dell’aspirazione di corrotti e corruttori che vogliono sfuggire alla giustizia e mirano all’immunità di élite.

Non è un’amnistia mascherata, come sostiene qualcuno, è un salvacondotto che libera i politici corrotti dai processi, ai quali dovrebbero essere sottoposti tutti coloro che delinquono, siano persone comuni o privilegiati per il ruolo che ricoprono nel Bel Paese.

Perchè l’amnistia estingue, sì, il reato con sentenza di proscioglimento, ma non la condanna di cui si tiene conto in caso di recidiva e dichiarazione di abitualità e professionalità nel reato. 

Del resto il ricorso alla furbata di stabilire la durata dei processi nella fase di appello (due o tre anni) o in Cassazione (uno o due anni) va contro il principio della ragionevole durata del processo che va valutata in ragione delle complessità e peculiarità di ciascun processo.

E, comunque, la norma prevista dalla riforma va in contrasto con quello che è il fine del processo stesso: la ricerca della verità. La giustificazione che i limiti temporali non riguarderebbero i reati punibili con l’ergastolo, quali gli omicidi di mafia, è molto debole.

Molti processi di mafia non riguardano sempre i reati punibili con l’ergastolo, che sarebbero liberi dalla strettoia dei tempi previsti dalla riforma Cartabia, ma anche altri reati molto gravi (associazione a delinquere di stampo mafioso, reati comunque riconducibili ad attività mafiose, quali estorsioni, traffico di stupefacenti, armi, corruzione, turbativa d’asta).

La trovata, poi, di affidare al Parlamento il potere di stabilire l’elenco dei reati da perseguire è la non plus ultra delle furbate che, comunque, limiterebbe l’autonomia della magistratura con gravi conseguenze sul principio della separazione dei poteri che garantisce l’altro non meno importante principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. I politici corrotti, ovviamente, utilizzano i mass media per convincerci che la loro tutela va nel senso di garantire tutti noi dai presunti abusi della magistratura.

Ora noi tutti ci aspettiamo che il PD e i 5Stelle non si limitino alla contestazione della durata di processi in appello e in cassazione, ma propongano una riforma che preveda l’ampliamento degli organici sia della magistratura sia del personale amministrativo, oltre, naturalmente, la dotazione di strumenti tecnici oggi ritenuti indispensabili.

Non bisogna assolutamente trascurare la possibilità di depenalizzare numerosi reati, quelli cd bagatellari, affidandoli alla magistratura onoraria le cui funzioni sono state spesso contrastate da una politica miope.

Non cadano nel tranello che la riforma “ce l’ha chiesto l’Europa” e non si lascino ingannare dalla minaccia della crisi di governo. Perché la riforma Cartabia, oltre a cancellare migliaia di processi, ci riporterebbe indietro nel tempo, all’epoca antecedente all’Illuminismo.

Ma anche a voler limitarci a calcoli elettorali, sappiano il PD e i 5Stelle, che questa controriforma costituisce il rafforzamento della negazione di fondamentali princìpi costituzionali: evitare la crisi di governo oggi significa la definitiva scomparsa sia del PD sia dei 5Stelle (Incidit in Scylla qui vult vitare Charybdim).

La loro opposizione alla riforma Cartabia non si limiti all’attività parlamentare, ma si estenda nelle piazze con la mobilitazione di associazioni che sono presenti numerose nel nostro Paese.

Raffaele Vairo

Redazione Corriere Nazionale

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