La crisi politica dell’Italia e la conseguente crisi di sistema determinate dalla follia di un partitino

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Che Renzi abbia capacità divinatorie, almeno per l’evoluzione dei rapporti politici tra i partiti, nessuno può dubitare. Lo dimostrano i fatti.

Il Governo Conte II, composto dal Movimento 5 Stelle, Partito democratico e Liberi e Uguali, entra in carica il 5 settembre 2019. Giuseppe Conte aveva ricevuto da Mattarella l’incarico di formare il nuovo Governo il 29 agosto 2019, accettandolo, come è consuetudine, con riserva. La riserva veniva sciolta il 4 settembre 2019 con la presentazione della lista dei ministri. Il giorno successivo il Governo, prestato il giuramento, entrava nelle sue funzioni. Italia Viva non ne faceva parte per il semplice motivo che non esisteva. Ma veniamo agli antefatti.

Il sig. Matteo Renzi, dotato di capacità divinatorie, il 9 agosto 2019 registrava il sito di Italia Viva. Quasi un mese prima che nascesse il Conte II. Si intuiscono facilmente le intenzioni del senatore Renzi: il progetto di scissione dal PD era nella sua mente già prima che nascesse il Governo Conte II.

Al riguardo faccio alcune considerazioni. Con le dimissioni da ministre delle signore Bellanova e Bonetti, due parlamentari di Italia Viva, il quadro politico resta immutato. E, infatti, nessuno dei partiti che lo hanno costituito esce dal Governo che rimane, dunque, nella stessa composizione originaria. Semmai: a) uno dei partiti della coalizione, il PD, viene indebolito per la scissione renziana; b) è da immaginare che la sortita di Renzi è simile alla situazione di chi assume delle obbligazioni sapendo in partenza che non le avrebbe adempiute. Renzi, dopo la scissione dal PD, ha accettato tacitamente di continuare, sotto altro nome, di far parte del Governo, come tacitamente gli altri partners hanno considerato necessaria la sua adesione alla maggioranza. Ma resta il dubbio che il suo progetto di scissione dal PD fosse già in cantiere ancor prima della formazione del Conte II, allo scopo di tenere le mani libere circa il destino del Governo che egli stesso, allora personalità importante del PD, aveva contribuito a formare. Il successivo comportamento del senatore Renzi può essere considerato analogo a quello di chi assume un debito sapendo in partenza che non onorerà i suoi impegni verso il creditore. Questo comportamento (insolvenza fraudolenta), cioè il comportamento di chi assume un’obbligazione col proposito di non adempierla, è previsto quale reato punibile ai sensi del codice penale (art. 641). Ma se il codice penale punisce questo comportamento allo scopo della tutela del patrimonio privato, in politica la riserva mentale dei suoi attori può trovare la sanzione, oltre che sotto il profilo morale, nell’espressione del voto. Dunque, il comportamento di Renzi e dei renziani è, a mio avviso, esecrabile. Tanto più per la situazione in cui ci troviamo: davanti ai nostri occhi ci sono ancora le drammatiche immagini di Bergamo e del corteo funebre dei camion militari che trasportano le salme dei numerosi morti da Covid. Oltre alla preoccupazione per le condizioni economiche, già molto precarie per i malgoverni che si sono succeduti da 40 anni a questa parte, aggravate dalle esigenze della salute pubblica che impongono il fermo di numerose attività economiche con conseguente disoccupazione di migliaia di lavoratori e riduzione in povertà di milioni di persone. Ma quello che è ancora più incomprensibile è che le sorti di un Paese e, forse, dell’intera Europa debbano sorbire le conseguenze delle folli decisioni di una sola persona.

Ora Renzi nega di aver voluto e provocato la crisi. Afferma che il suo partito voleva e vuole solo ridiscutere sulle note questioni degli interventi per attenuare l’attuale situazione di crisi. Soprattutto vorrebbe discutere circa l’impiego delle notevoli risorse che l’Europa ha assegnato all’Italia. Il tutto, sempre secondo le sue affermazioni, per fare ripartire alla grande l’Italia. Intenzione sicuramente nobile. I partiti della maggioranza, però, rifiutano di credere a un personaggio che considerano politicamente inaffidabile. A questo punto a Renzi, se vuole dimostrare la sua buona volontà, non resta altro che votare a favore della fiducia che il Governo richiederà alle Camere lunedì e martedì 18 e 19 gennaio. Senza richiedere niente in cambio.

Ma anche Conte, se il Governo, come si spera, dovesse superare questa prova, dovrà offrire nuova vitalità velocizzando la realizzazione dei piani di riforma e semplificando le procedure amministrative per togliere alibi alla burocrazia abituata a porre freni ad ogni iniziativa per timore di incorrere in reati. Pertanto bisogna evitare che con il voto dei cosiddetti responsabili o, come preferisce qualcuno, dei costruttori si cada dalla padella renziana alla brace di un gruppo raccogliticcio che non ha una visione politica ma solo l’interesse a mantenere, per altri due anni, la poltrona di parlamentare con tutti i privilegi che ne derivano.

Raffaele Vairo

Tag: renzi, crisi di governo,

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