La femme fatale (tra il serio ed il faceto)

Arte, Cultura & Società

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“Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne”.

Così fece dire Carlo Goldoni alla sua locandiera, abile manipolatrice di uomini. L’uomo non potrà mai comprendere totalmente l’eterno femminino: la bellezza di Elena, lo sguardo della Medusa, l’enigma della Sfinge, l’abilità di tentare di Eva, il canto delle sirene, la magia della Circe.

E’ l’eterno femminino che ci riscatta dall’infondatezza e dall’insensatezza dell’esistenza. Anche la fuga più disperata dell’uomo è simbolo di un ritorno nel grembo materno. E’ la madre che ci getta nel mondo, che ci abbandona nel mondo. Femminilità è sinonimo di fecondità e allo stesso tempo di protezione.

L’archetipo della Grande Madre rappresenta la fertilità delle terra. Forse non esiste la tanto famigerata “invidia del pene” descritta da Freud. Forse è l’invidia dell’uomo nei confronti del potere demiurgico della donna che causa l’idealizzazione di questa.

La donna in questo senso è madre, ninfa, nemesi e musa ispiratrice.

E’ dispensatrice di respiri, battiti e vibrazioni. Ad alcuni adolescenti può addirittura sembrare che le ragazze abbiano potere filosofale di trasmutazione delle loro esistenze. L’uomo è sempre sospeso tra l’ascesi e il godimento. Però…. dietro l’impenetrabilità dell’eterno femminino il genere maschile può trovare la perdizione. Dietro la bellezza si può celare sempre “la bella dame sans merci” dei versi di Keats.

Dietro ogni fanciulla si può svelare una Salomè, che seducendo Erode con le sue danze riesce ad ottenere la testa nel vassoio di argento di Giovanni Battista.

La perfidia e la malizia possono secernere rovina.

Ogni sguardo è una ferita perché il desiderio non sempre si tramuta in possesso. Nel Medioevo gli uomini avevano timore delle donne, perché esse potevano “balestrare con gli occhi”.

Si noti la metafora: la balestra era un’arma micidiale, vietata nelle guerre tra cristiani e adoprata solo contro gli infedeli. Gli sguardi di una donna potevano produrre un’esperienza perturbante, che poteva portare alla rovina anche il guerriero più valoroso.

Non a caso la passione amorosa era rappresentata nei miti greci da Eros, figlio di Afrodite (dea della bellezza e dell’amore) e da Ares (dio della guerra e della lotta).

Ciò sta a significare che l’erotismo è una forza primordiale, che è capace di far impazzire e seminare discordia nel genere umano. Platone invece nei dialoghi Simposio e Fedro ci racconta che Eros non è una divinità ma un demone.

Comunque è sempre difficile concettualizzare e razionalizzare la passione.

Gli antichi infatti rappresentavano quest’ultima anche con un fanciullo bendato, che scoccava all’impazzata le sue frecce.

La donna è un essere il cui corpo sa di mistero e le cui parole eludono verità inconfessabili.

Che cosa vogliono veramente le donne? Che cosa pensano veramente le donne? Che cosa si dicono realmente le donne quando si ritrovano tutte assieme nel gineceo postmoderno che è il cesso della discoteca? La stessa sessualità della donna è un mistero.

L’uomo non ha mai la certezza assoluta che essa goda, non sa mai se finge o gode realmente. La donna apparentemente più morigerata può nascondere una doppia vita, può essere una femmina insaziabile per i suoi amanti segreti.

La Madame Bovary di Flaubert escogita sotterfugi e bugie per nascondere i suoi alduteri al marito, che ritroverà le lettere degli amori clandestini della moglie solo dopo il suo suicidio. Il marito fino ad allora era ignaro di tutto, non sapeva che le lezioni di pianoforte erano un’opportunità per la moglie per incontrare l’amante Leon. Anche nell’Ulisse di Joyce Molly, la moglie di Leopold Bloom, ha un certo Blazes Boylan come amante.

Leopold naturalmente è all’oscuro di tutto. Ma già l’Aretino e il Boccaccio avevano posto l’accento sull’ineludibilità della libido della donna, che travalica le restrizioni sociali e i rituali di corteggiamento dell’amore romantico. Non solo ma questi grandi autori avevano anche descritto la comare, spesso una vecchia megera, presenza inquietante dedita ad intrighi, cospirazioni, macchinazioni per prendersi gioco degli uomini. Ancora oggi esistono comari, arpie, beghine e femme fatali, che ordiscono complotti e beffe ai danni degli uomini per puro piacere senza ricavarne alcun beneficio.

Ancora oggi esistono le comari: donne meschine e frustrate, che non possedendo alcuna capacità di seduzione, istigano la femme fatale.  Se sei caduto nella rete di una femme fatale sappi bene che dopo aver giocato con te ti sminuirà, dirà che una bella donna come lei non darebbe mai in nessun caso alcuna attenzione ad un brutto sfigato come te; dirà a tutti che sei un povero illuso solamente per aver creduto che una come lei si potesse mettere con te, ignorando il fatto che la bellezza è soggettiva (“de gustibus non disputandum est” e inoltre una donna può avere sempre l’istinto della crocerossina o avere il gusto dell’orrido) e che l’erotismo è pieno di bizzarrie: basta andare in un sexyshop per vedere bellissime fanciulle dedite alla zoofilia.

La femme fatale è sempre ben introdotta socialmente: conosce bene tutti….sia i notabili che i mezzi delinquenti. Può benissimo istigare quattro balordi a spaccarvi la faccia.

L’unico modo che ha la femme fatale per avere popolarità e/o potere decisionale è ancora quello di mettersi con un uomo potente: spesso ne diventa l’amante.

La femme fatale è pronta a tutto per raggiungere gli obiettivi prefissati. Accade così che la donna irraggiungibile e trasognata da molti finisce per essere l’amante scellerata del professore universitario o del proprio datore di lavoro. La femme fatale non si ferma davanti a niente.

Quando è adolescente rivela subito la sua disponibilità al d.j o ai buttafuori per avere ingressi omaggio o altri privilegi nel mondo delle discoteche.

Vuole avere potere su chi ha potere. Spesso è l’amante del potente e perciò ha la possibilità del ricatto. Ma il ricatto è raro, è solo l’extrema ratio quando la situazione sta diventando per lei insostenibile.

Naturalmente la femme fatale comunica a tutti la lista degli spasimanti che ha mandato in bianco, mentre nella maggioranza dei casi nasconde le sue storie segrete, tutte le volte che ha dovuto concedersi per avere qualcosa nella vita che non le sarebbe mai spettato.

La femme fatale di solito si sceglie un uomo ambito dalle altre donne. Nella maggioranza dei casi non si sceglie un uomo solamente ricco o solamente bello, ma un bell’uomo benestante.

L’importante è che sia desiderato, che abbia delle spasimanti. Spesso si sceglie come compagno ufficiale l’uomo che piace. Prima di sceglierlo fa dei continui sondaggi, chiedendo a tutte chi è il più attraente del paese.

Il suo uomo non deve essere geloso oppure se è geloso deve essere un poco pirla e non capire esattamente i suoi sotterfugi e le sue storie clandestine perché lei non può fermarsi ad avere un solo uomo: ha bisogno ancora di altre conquiste per avere sempre la conferma del suo fascino e della sua femminilità.

La femme fatale che ammalia, seduce, inganna l’uomo in fondo sancisce la sua sconfitta, si assoggetta al ruolo impostole dalla società. Il suo potere spesso è limitato solo a momentanee schermaglie amorose.

Però anche la civetta più innocua, che in altre epoche avrebbe potuto ambire al ruolo di diva del cinema muto, può sempre rivelare la propria essenza malefica e demoniaca, celebrare l’antico legame tra Eros e Thanatos.

La femme fatale è provocatoria, ma non sempre sfrontata e spregiudicata: altrimenti sarebbe una semplice esibizionista. La femme fatale non sempre è dirompente, non si trucca in modo vistoso, non indossa abiti troppo scollati. Più che offrire totalmente le sue grazie alla vista dei passanti le lascia intravedere.

Non è mai eccessiva e grossolana, altrimenti finirebbe per divenire ridicola ed anche gli occhi delle altre donne la giudicherebbero in impietoso. La femme fatale spesso è cattolica, ma il suo è un cattolicesimo all’acqua di rose, mordi e fuggi.

Dei dieci comandamenti e dei principi evangelici non le interessa un granchè; a dire il vero li considera delle regolette ingombranti e ormai passate di moda da secoli, però sa che essere fedeli alla tradizione morale e etica dell’Italia può procurare a lungo termine qualche vantaggio. Va alla messa ogni Domenica mattina per farsi ammirare.

All’occorrenza se si trova al bar a prendere un cappuccino con un gruppo di pettegole può trasformarsi in una vera calunniatrice patologica. L’importante è sapere sempre dove tira il vento e comportarsi di conseguenza da scaltra opportunista dell’ultima ora.

La femme fatale sa che la sua esistenza non dipende esclusivamente dal consenso degli uomini, ma anche dall’intrattenere rapporti amichevoli con le altre donne.

Sa che ogni altra femmina può rivelarsi una rivale agguerrita ed allora per non suscitare invidie non fa altro che elencare i suoi difetti e ripetere ossessivamente quanto è grama la sua vita.

Conosce perfettamente che questa tattica può assopire i rancori delle avversarie. Insomma la femme fatale cerca di essere amica a tutti i costi delle altre donne, è solidale con tutte e cerca in tutti i modi di convincerle che il vero nemico è l’uomo: autentica canaglia maschilista, sempre alla ricerca di nuove sottane.

La femme fatale è preda e predatice, e allo stesso tempo succube dell’uomo e mantide, donna-vampiro; è l’eterna adolescente narcisista, che ha bisogno degli sguardi e delle attenzioni degli uomini per affermarsi, perché quello è l’unico potere che viene concesso a questa tipologia di donna.

E’ colei che adopra il magnetismo del suo sguardo e l’armonia delle sue curve per inviare segnali amorosi e poi successivamente disattenderli. E’ colei che nel corso della conversazione fa allusioni erotiche, perfettamente consapevole che nei rapporti tra i sessi tutto oggi può essere equivocato e frainteso.

La femmina fatale sembra all’inizio totalmente ricettiva e una volta catturata la preda si nega.  Capriccciose, aggressive, scostanti, volubili le ragazze della porta accanto con i loro ancheggiamenti, le loro movenze, le loro pettinature, i loro vestiti cercano di ricalcare ossessivamente i clichè del mondo della moda e dello spettacolo.

La femme fatale accetta il ruolo subordinato e l’antica convinzione che “tota mulier in utero”. La donna vagheggiata e idealizzata finisce poi per essere addomesticata e iscritta nell’ordine simbolico di un universo patriarcale e fallocentrico.

Diviene alla fin fine solo uno strumento di piacere per il voyeurismo del maschio. Il suo corpo è l’unico strumento che ha a disposizione per realizzarsi in una società repressa: quella italiana, fatta sopratutto di paesi e periferie. In questo senso può essere considerata una Erinne, che compie la vendetta grazie alle armi della sua sensualità.

La seduzione della femme fatale, della cortigiana, della locandiera apparentemente è un inganno, la cui trama e il cui ordito l’uomo non riuscirà mai a comprendere. In realtà è la stessa femme fatale ad essere ingannata dalla società stessa, che le concede soltanto l’ars amandi per sfogare il proprio sadismo latente e la propria crudeltà, in definitiva la sua immaturità.

La femme fatale vive esclusivamente per l’approvazione dell’uomo. Le sciantose con i loro ammiccamenti non fanno altro che rivelare la loro devozione totale all’uomo. Io stesso mi sono innamorato di donne fatali e ne ho pagato il fio.

Non si finisce mai di imparare dalla vita.

Davide Morelli

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