La maternità è la più grande espressione della femminilità

Arte, Cultura & Società

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Di Daniela Piesco Co-Direttore Radici 

Ritengo che oggi le donne italiane siano vere equilibriste che si muovono tra lavoro, famiglia e società: persone forti , dinamiche che devono occuparsi contemporaneamente della famiglia e del lavoro, ma spesso anche del sociale e della politica.

Tutto ciò richiede energie, impegno, efficienza e senso del dovere.

Se per un attimo facciamo un passo indietro, ricordiamo che nelle civiltà arcaiche il matriarcato era potentissimo: la donna era regina della famiglia e della comunità. La sua figura quasi mitica veniva associata alla madre terra, generatrice di vita e dominante forza della natura.

La festa della mamma ha un’origine molto antica, ma è sempre stata celebrata in maggio. Si celebrava già in epoca pagana, al tempo dei Greci e dei Romani, dove era legata al culto delle divinità femminili e della fertilità e segnava il rapido passaggio dal gelido e bianco inverno alla colorata e sudata estate

La nascita negli Stati Uniti

Così come conosciamo noi la Festa della mamma, fu proposta per la prima volta nel maggio 1870 negli Stati Uniti da una pacifista e femminista americana: Julia Ward Howe. Il Mother’s Day for Peace (Giornata della madre per la pace) dove essere un momento di riflessione contro la guerra, ma l’iniziativa non ebbe successo. Pochi anni dopo anche un’altra donna, Anna M. Jarvis, ebbe la stessa idea e celebrò la festa moderna Mother’s Day (Giornata della madre) per la prima volta nel 1908, sotto forma di un memoriale in onore di sua madre, un’attivista a favore della pace. Anna scelse anche simbolo della festa: il fiore preferito della madre, il garofano bianco. La celebrazione di Jarvis si diffuse e divenne molto popolare, tanto che fu ufficializzata dal presidente Woodrow Wilson nel 1914, quando il Congresso deliberò di festeggiarla la seconda domenica di maggio, come espressione pubblica di amore e gratitudine per le madri. Con l’andare del tempo questa festività si è evoluta in una festa commerciale, il cui volume di affari è superato solo dalle festività natalizie. La festa venne introdotta nel 1917 in Svizzera, nel 1918 in Finlandia, nel 1919 in Norvegia e in Svezia, nel 1923 in Germania e nel 1924 in Austria. Successivamente molti altri Paesi introdussero anch’essi la ricorrenza.

In Italia

La Festa della mamma arriva in Italia soltanto nel 1933, durante il fascismo, quando il 24 dicembre viene celebrata la “Giornata della madre e del fanciullo”. Da quel momento, ogni vigilia di Natale, le mamme vengono festeggiate per motivi propagandistici: le mamme erano l’espressione della politica natalista del regime fascista e in tale occasione venivano premiate quelle più prolifiche.

Soltanto nel dopoguerra anche in Italia la Festa della mamma ha assunto questo carattere meno propagandistico. Nella seconda metà degli anni ‘50 del ‘900 iniziarono a diffondersi due feste della mamma: una in Liguria, per motivi commerciali, promossa dai fiorai; l’altra organizzata dal parroco di una frazione di Assisi per motivi religiosi, per celebrare la maternità nel suo valore cristiano e inter religioso. Entrambe erano festeggiate a maggio, periodo ricco di fiori per i primi e mese dedicato alla Madonna per i secondi.

L’istituzione della festa

Il 18 dicembre 1958 Raul Zaccari – insieme ai senatori Bellisario, Baldini, Restagno, Piasenti, Benedetti e Zannini – presentò al Senato della Repubblica un disegno di legge tendente a ottenere l’istituzione della Festa della mamma.

L’iniziativa suscitò un dibattito in Senato, che si prolungò anche nell’anno successivo: alcuni senatori ritenevano inopportuno che sentimenti così intimi fossero oggetto di norma di legge e temevano che la celebrazione della festa potesse risolversi in una fiera di vanità. La festa comunque prese ugualmente campo in tutta Italia, e, secondo alcune fonti la data corrisponde all’8 di maggio. Secondo altre fonti, invece, la festa fu spostata per motivi commerciali nella seconda domenica di maggio e da allora rimase fissata a tale momento.

Le Equilibriste: la maternità in Italia 2022

Ma vediamo i dati diffusi da Save the Children nel settimo rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2022”, alla vigilia della Festa della mamma.

Scelgono la maternità sempre più tardi (in Italia l’età media al parto delle donne raggiunge i 32,4 anni) e fanno sempre meno figli (1,25 il numero medio di figli per donna). Devono spesso rinunciare a lavorare a causa degli impegni familiari (il 42,6% delle donne tra i 25 e i 54 anni con figli, risulta non occupata), con un divario rispetto ai loro compagni di più di 30 punti percentuali, oppure laddove il lavoro sia stato conservato, molte volte si tratta di un contratto part-time (per il 39,2% delle donne con 2 o più figli minorenni). Solo poco più di 1 contratto a tempo indeterminato su 10 tra quelli attivati nel primo semestre 2021, è a favore delle donne. Nel solo 2020 sono state più di 30mila le donne con figli che hanno rassegnato le dimissioni, spesso per motivi familiari anche perché non supportate da servizi sul territorio, carenti o troppo costosi, come gli asili nido (nell’anno educativo 2019-2020 solo il 14,7% del totale dei bambini 0-2 anni ha avuto accesso al servizio finanziato dai Comuni).

Un quadro critico quello che emerge dal Rapporto, ad iniziare dal tasso di natalità che nel 2021, nel nostro Paese, segna l’ennesimo minimo storico dall’Unità d’Italia. I nuovi nati, infatti, calano al di sotto della soglia dei 400mila (399.431), in diminuzione dell’1,3% sul 2020 e di quasi il 31% rispetto al 2008.

Alla continua ricerca di un equilibrio tra vita familiare e lavorativa

Lo scenario delineato dai dati indica un mancato sostegno pubblico alle mamme che affonda le sue radici nelle pesanti disparità di genere in Italia che prescindono dalla decisione delle donne di avere dei figli.

La sintesi della condizione professionale delle donne nel mercato del lavoro, che tuttora persiste in Italia, si potrebbe riassumere nella frase “Le ultime ad entrare, le prime ad uscire”, come sottolineato dal CNEL. Le donne, quindi, a differenza degli uomini, sono ancora in notevole svantaggio quando, nei loro orizzonti di vita prende corpo la decisone di avere un figlio. E questo avviene non solo sul versante occupazionale, ma anche su quello retributivo, tanto che ormai questa condizione viene definita “motherhood penalty” (o “child penalty gap”).Secondo il rapporto “Le Equilibriste”, il 42,6% delle donne con figli nella fascia d’età 25-54, infatti, risulta non occupata, con uno divario rispetto agli uomini di più di 30 punti percentuali.

Il dato cambia notevolmente a seconda delle aree del Paese, arrivando a sfiorare il picco del 62,6% nel Mezzogiorno, seguito dal 35,8% al Centro e da un 29,8% al Nord.

Le conseguenze della recessione causata dal Covid-19 hanno colpito soprattutto le donne

“La crisi da Covid-19 è stata un acceleratore di disuguaglianze sociali, economiche, educative. In Italia le donne, e le mamme in particolare, hanno pagato un prezzo altissimo. La recessione conseguente alla pandemia è stata giustamente definita una ‘shecession’, i dati ci dimostrano che è ancor di più una ‘momcession’. Anche la ripresa dell’occupazione del 2021 è connotata in larga parte dalla precarietà delle donne e delle mamme nel mondo del lavoro. Servono misure efficaci, organiche e ben mirate che consentano di bilanciare le esigenze dell’essere madri e quelle dell’accesso e della permanenza nel mondo del lavoro” ha commentato Antonella Inverno, responsabile Politiche per l’infanzia di Save the Children.

La figura della madre ha ispirato scrittori e artisti di tutti i tempi, pittori, scrittori, musicisti, commediografi…

E così, a seconda dei casi, la Madre è stata incensata, odiata, considerata protettrice, santa, od, al contrario, omicida, sensuale e “sessuale”.

L’arte in generale ha sempre tributato un ruolo centrale alla figura della mamma, così centrale che moltissimi artisti hanno provato a raccontarla, rappresentarla, musicarla, infondendo nelle loro opere tutta la dolcezza, l’amore e la grandezza che il soggetto stesso ha ispirato loro.

Raccontare come i poeti e gli scrittori hanno “raccontato” la “Madre” è praticamente impossibile.

Una poesia dedicata alla madre costituisce la messa a fuoco di un rapporto; molte delle liriche scritte sono dedicate ad una madre ormai morta o vecchia o lontana; ecco perché acquistano il senso di un “bilancio”quello che il distacco impone e sollevano i temi della lontananza, del rimpianto, della nostalgia, del rimorso.

Nel ricco repertorio di poesie dedicate alla madre mi compare il testo G. Ungaretti (1888-1970)

Egli scrive “La madre” nel 1930, un tributo d’affetto alla madre morta da poco e, al tempo stesso, una preghiera rivolta a Dio tramite lei: il poeta immagina che, al momento della propria morte, la madre, che è già in cielo e depositaria di un amore che va oltre la morte, lo guiderà presso Dio.

E il cuore quando d’un ultimo battito

avrà fatto cadere il muro d’ombra

per condurmi, Madre, sino al Signore,

come una volta mi darai la mano”…

La madre è, dunque, il passato da cui è difficile staccarsi. Un rapporto che esclude qualsiasi altra presenza. E’ colei che dà coraggio e conforto nei momenti di pianto e dolore.

Ma quanti di noi hanno o hanno avuto la forza di ringraziare la madre per ciò che ci dà, ci ha dato, per ciò che ha saputo comunicarci, per i sorrisi che, spesso, ci ha donato, pur tra le lacrime? Non siamo, forse, noi figli, pronti più a puntare il dito che a tendere la mano?

Chiuderei con le parole di William Shakespeare, premonitrici di quella parità di ruoli e di quelle condivisioni tra uomo e donna, che possono migliorare la vita della famiglia e della nostra società: “La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata“.

Daniela Piesco Redazione Corriere Nazionale

Redazione Stampa Parlamento

pH Micha Franke (https://www.facebook.com/micha.franke.10)

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