“La mia felicità di primo ergastolano ostativo finalmente libero”

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Intervista all’AGI di Carmelo Musumeci, primo detenuto ad avere ottenuto la libertà ‘al cento per cento’ da condannato al carcere senza fine. L’esito dopo anni di battaglie in cui ci ha messo la faccia assieme a giuristi e personalità come Margherita Hack e Agnese Moro.

©  @AGI – Carmelo Musumeci

AGI – Carmelo Musumeci è il primo ergastolano ostativo libero della storia e si dichiara all’AGI “stanco per la felicità” per quella che “è stata una battaglia durata 30 anni”. Mancava l’ultimo ‘metro’ dopo che  nell’agosto del 2018 il Tribunale di Perugia gli aveva concesso la liberazione condizionale. Ora dei giudici dello stesso tribunale hanno estinto la sua pena: basta obblighi di firma e controlli notturni. Libertà al cento per cento.

Come è diventato il volto della campagna contro il fine pena mai

L’ex ‘boss della Versilia’ era entrato in cella il 25 ottobre del 1991 e una serie di condanne per reati di mafia lo avevano inserito nel ristretto club di chi ha come unica prospettiva il carcere. Ma è riuscito a  ribaltare il suo destino, distogliendo quello sguardo dal muro che sembrava “infinito” mentre metteva in fila lauree (due) e libri su quelli che lui chiama gli ‘uomini ombra’.

Grazie anche alle decisioni di alcuni giudici adesso Musumeci, che ha 67 anni, ha varcato la soglia dell’inimmaginabile per gli ‘uomini ombra’, cioè dei reclusi la cui pena detentiva coincide con la durata della vita e una data immaginifica: 31/12/99999. 

“Quando ho iniziato a rendermi conto di cosa fosse questo ergastolo ‘speciale’, che non è scritto in sentenza ma sancito dalla legge, non era ancora possibile nemmeno presentare a un’istanza perché sarebbe stata giudicata ‘irricevibile’.

Poi almeno i giudici hanno cominciato a leggerle e a rigettarle. Ero convinto che sarei morto ‘dentro’ anche quando ho deciso di provare a cambiare le cose, raccogliendo 400 firme tra i detenuti”.

Poi è diventato il volto di un gruppo di intellettuali, giuristi e personalità, tra i quali Margherita Hack, Agnese Moro e Giovanni Maria Flick, che chiedevano di dare una possibilità a questi “condannati a una pena di morte viva”.

Sono arrivate le prime ‘aperture’ da parte dei giudici, la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo che ha definito questo ‘fine pena mai’ un “trattamento inumano” e la Consulta che l’11 maggio 2021 ha precisato che la collaborazione con la giustizia non può essere l’unica via per accedere alla liberazione condizionale.

“Così si toglie l’acqua ai pescecani della mafia”

“Purtroppo non è finita – spiega Musumeci – perché la Consulta ha dato la parola al Parlamento che dovrà fare una legge, ma ha messo dei paletti molto ristretti entro i quali può muoversi.

Più del 90% degli ostativi morirà in carcere perché non è facile trovare sempre magistrati illuminati e un’area educativa entro la quale compiere il proprio percorso di rinascita. Ci sono persone entrate giovanissime dentro, come me, che vivono da 30-40 anni senza la speranza di uscire. Dargli un orizzonte di libertà significa fare un danno alla mafia, levare l’acqua ai pescecani”.

Ora Musumeci lavora  come centralista per la Comunità di don Oreste Benzi. L’ultimissimo passaggio è “avere tra 5 anni la riabilitazione e poter andare a votare e godere dei diritti civili che mi sono negati”.

Col costituzionalista Andrea Pugiotto, aveva pubblicato il libro ‘Gli ergastolani senza scampò, diventato una sorta di manifesto giuridico e umano contro la gabbia intangibile.  Un testo in cui Musumeci ha riportato i ‘dialoghi’ crudi e poetici con la sua ombra. “Il mio corpo è chiuso in questa tomba, ma il mio cuore sciocco ha sempre sperato nella libertà”. “Non ci credevo e invece le battaglie vanno sempre iniziate” dice ora da uomo libero, al sole.

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