Programmi utopici e ricette radicali per il cambiamento, iniziative controtendenza e tre manifesti ridisegnano il fashion system nel post-pandemia.
L’industria della moda sembra disposta a cogliere i cambiamenti in atto e a rimodulare le proprie strategie, facendo leva sui propri elementi di unicità e creatività e facendosi portavoce di un necessario “cambio di paradigma”. Il Covid-19 ha infatti messo in luce, ancora una volta, dopo i fatti del “Rana Plaza”, le molte “crepe” del sistema moda, un sistema che ricorda a tratti il colonialismo con le sue politiche di espansione economica di una nazione su territori e popoli all’esterno dei suoi confini.
Tra gli aspetti più critici del sistema moda si annovera, infatti, la delocalizzazione delle produzioni, la mancanza di tutele e di un salario adeguato per moltissimi lavoratori del settore oltre alle eccessive produzioni di abiti economici ma “poco durevoli”, con il conseguente problema del loro smaltimento.
Fra i tanti aspetti negativi, la pandemia ha tuttavia accelerato un processo già in corso, soprattutto presso le ultime generazioni, di maggiore consapevolezza della criticità di tali sviluppi e reso possibile il proliferare di molte iniziative e percorsi alternativi, creando così una fase di transizione ricca di proposte di ogni tipo.
Negli ultimi anni, alcuni dei principali attori del fashion system hanno promosso dei cambiamenti significativi: marchi del lusso come Gucci hanno ridotto il programma delle sfilate di moda e Dries Van Noten con il supporto di Gabriela Hearst, Erdem, Joseph Altuzarra, Proenza Schouler e altri brand chiave del fashion system, hanno scritto una lettera aperta che rappresenta più di 200 marchi globali per rivoluzionare il fashion system, aderendo al G7 Fashion Pact . In particolare, lo scorso ottobre, 250 brand di rilievo nel panorama fashion internazionale hanno aderito al Fashion Pact, un documento in cui ognuno di loro, tra cui Chanel e Prada, si è impegnato a raggiungere una serie di obbiettivi volti a una trasformazione sostenibile dell’industria.
AGI – Agenzia Italia