La musica al tempo del Coronavirus. Intervista al Maestro Luciano Tarantino. Video

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di Annamaria Peragine 

 Nella drammaticità di questo periodo che ha letteralmente ‘sconvolto’ le vite di ciascuno di noi, sotto il profilo sanitario, sociale ed economico, vi è anche un altro settore che ha incassato un duro colpo ed è quello artistico.

Riesce, forse, difficile immaginarlo per gli amanti dell’arte che, forse, più che mai in questo tempo di clausura forzata, hanno fatto della musica la loro migliore alleata, rendendola leit motiv delle interminabili giornate in casa.

La musica, in piena emergenza, ha dimostrato il suo valore intrinseco, il suo lato “umano”, quello che fa bene al cuore, trasformandosi in “strumento di unione”, capace di accorciare le distanze tra le persone , facendole sentire meno sole e, quindi, più forti.

 Eppure…  questo virus ne ha ridisegnato i parametri… come ci spiega il Maestro Luciano Tarantino, classe ’77, violoncellista e concertista barese tra i più apprezzati.

D: Maestro lei vanta una ricca esperienza da concertista: 

R: Sì, negli anni ho collaborato con orchestre sinfoniche e liriche come Rai di Torino, Santa Cecilia di Roma, Arturo Toscanini di Parma….Nel 2019 mi sono esibito in più di 50 concerti, tra i più prestigiosi ricordo il Festival Internazionale di Violoncello “Alfredo Piatti” di Bergamo, Festival MondoMusica di Cremona, Festival in Trentino, Festival Caffeina di Viterbo,  Giornata Fai di Matera, Palermo, Roma, Firenze, Matera, Milano, Lecce, Barcellona, Parigi e sono da sempre impegnato in numerose manifestazioni a scopo culturale e di beneficenza.

D: come sta vivendo, quindi, questo periodo di assenza dai palcoscenici musicali? 

R: Il tempo in questo periodo si è molto dilatato dal frenetico anno 2019;  questo tempo di completo lockdown mi ha riportato indietro a quando da giovane mi dedicavo solo allo studio “matto e disperatissimo” sognando la futura vita da concertista…

Approfitto di questo periodo per riposare un po’, per leggere, stare con mia moglie, godermi la nuova casa e soprattutto mi preparo a diventare padre del nostro primo figlio.

Desidero completare nuovi progetti discografici e riorganizzare i concerti per la ripartenza.

D:Dall’inizio dell’emergenza ha proposto sue esecuzioni in streaming? 

R.: Agli inizi, si,  ho aderito ai vari party musicali, con video in multisessione, dove suoni in più contesti, video divertenti con i miei alunni, sfide tra colleghi per l’esecuzione di brani violoncellisti, etc.   ma nell’ultimo periodo ho cambiato un po’ idea.

Da quando il Ministro Franceschini ha proposto i concerti in streaming tipo Netflix, ho provato la stessa sensazione di quando gli amici scaricano i tuoi dischi in spotify o youtube, senza comprarti il disco. E sappiamo tutti che il comparto discografico è quasi morto. La digitalizzazione della musica è la sua morte. La digitalizzazione della musica dovrebbe servire solo a promuovere, ad invogliare gli amanti della musica a comprare i cd originali e a seguire sempre più i concerti dal vivo; invece l’ascoltatore è sempre più pigro e superficiale, dopo pochi secondi del brano ascoltato sul cellulare, si passa già ad un altro, e via di seguito, senza mai soffermarsi e gustare la musica bella, con tutte le sue frequenze da stereo classico e quel tempo passato in salotto a rilassarsi tra una lettura ed un buon disco.

D.:Terminata l’emergenza COVID 19, a suo avviso il modo di fruire la musica dal vivo sarà lo stesso o ripensato?

R.: Per i primi due anni sarà ripensato di sicuro. In questi giorni discutevo con amici, circa le eventuali soluzioni e pensavo ad alternanza di pubblico.

Mi spiego meglio, un concerto live che solitamente dura 1,30h, lo si può ridurre e crearne due da 45 min, così da non stressare troppo il musicista, permettere all’organizzatore di contenere i costi e consentire  l’alternanza del pubblico in sicurezza , senza lasciar nessuno fuori.

D.: Quale futuro lavorativo si prospetta per il settore e soprattutto i giovani interpreti dopo la pandemia?

R.: La tipica risposta potrebbe essere negativa, ma io sono un’ottimista e credo che la bellezza delle arti è immortale, e tale rimarrà per sempre, ci sarà una ripresa, perché senza musica senza arte non si può vivere.

D.:Vuole rivolgere un pensiero/appello al pubblico dei concerti?

R.: Io spero che il pubblico fedele e chi non si sia mai avvicinato alla musica, prima o poi riscopra questa esigenza, e capisca che un mondo senz’arte, anche il più industrializzato ed evoluto di sempre, e la spiritualità non può essere pensato. 

E noi vi facciamo i più sinceri auguri di una pronta ripresa! 

Annamaria Peragine

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