La Nato si rafforza a Est. Stoltenberg: “Affrontiamo un’era di competizione strategica”

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Il segretario generale: “La Cina non è un nemico ma una sfida seria. La crescente partnership tra Pechino e Mosca ha conseguenze per la sicurezza”. Mosca contro il rafforzamento militare americano in Europa: “Nei Paesi interessati aumenteranno i rischi”. Il viceministro degli Esteri russo Ryabkov: “La sicurezza dell’Alleanza così si indebolisce”

di Francesco Russo

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CELESTINO ARCE / NURPHOTO / NURPHOTO VIA AFP – Vertice Nato a Madrid

 

AGI – La Nato si prepara a un “mondo più imprevedibile e pericoloso” dove la Russia spicca come “la minaccia più significativa e diretta” alla sicurezza degli alleati. La Cina non è invece un “avversario” bensì una “seria sfida” che richiede un allargamento della cooperazione ai partner dell’Indo-Pacifico, invitati per la prima volta a un vertice del blocco.

Stiamo affrontando un cambiamento radicale nel nostro ambiente di sicurezza. E la concorrenza strategica sta aumentando in tutto il mondo“, ha tirato le somme Stoltenberg nell’ultima conferenza stampa della giornata. E rispetto al precedente Concetto Strategico il cambiamento è altrettanto radicale: nel 2010 la Russia veniva definita “partner strategico” e Pechino non era nemmeno menzionata.

Per fronteggiare Mosca, la Nato si è impegnata a un sostanzioso rafforzamento del fianco Est. La forza di risposta rapida verrà portata da 40 mila a oltre 300 mila soldati. Gli attuali battaglioni schierati in otto Paesi dell’Est Europa potrebbero essere aggiornati alle dimensioni di una brigata con il supporto di squadre pesanti preposizionali. A rotazione, verranno poi schierati contingenti a rotazione in Paesi specifici. In particolare, la Germania dispiegherà un intero battaglione in Lituania con compiti permanenti.

Obiettivi che richiedono ingenti investimenti economici. Il segretario generale della Nato ha colto quindi l’occasione per tirare le orecchie alle nazioni che non spendono abbastanza, ricordando che la quota di 2% del Pil da destinare alle spese militari “è il minimo, non è un tetto”. Nel frattempo, il Pentagono ha annunciato un incremento delle proprie forze in Europa che include l’invio di una batteria antimissile in Italia.

La sessione di lavoro mattutina dedicata agli aiuti a Kiev, ha visto la partecipazione, in teleconferenza, del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha stimato in cinque miliardi di dollari al mese la cifra necessaria a continuare a tenere testa al Cremlino. Il pacchetto approvato contiene sistemi per le comunicazioni sicure, carburante, forniture mediche, giubbotti antiproiettile, attrezzature contro le mine e le minacce chimiche e biologiche e “centinaia di sistemi antidroni portatili”.

L’obiettivo di lungo termine è “aiutare l’Ucraina a passare dalle apparecchiature dell’era sovietica alle moderne apparecchiature della Nato” in modo da diventare più interoperabile con le forze dell’alleanza. Nel frattempo, ha assicurato Stoltenberg. la Nato sosterrà Kiev “finché sarà necessario”.

È stato poi deciso di intensificare il sostegno politico e pratico ad altri partner “a rischio di aggressione russa” come Bosnia-Erzegovina, Moldavia e Georgia, nazione quest’ultima che ha partecipato al summit.

Nel frattempo, come ripetuto da più leader, Mosca si ritroverà presto ai suoi confini “più Nato e non meno Nato“. Svezia e Finlandia, due nazioni dotate di eserciti poderosi e modernissimi, hanno ricevuto l’invito formale ad aderire all’Organizzazione. I leader alleati hanno inoltre deciso di siglare i protocolli di adesione di entrambi i Paesi. Il presidente finlandese, Sauli Niinisto, prevede che i protocolli saranno firmati “nei prossimi giorni, entro martedi’ 5 luglio”. Successivamente, ognuno dei 30 alleati dovrà ratificare l’adesione a livello nazionale.

Oltre all’Indo-Pacifico, sguardo anche al fianco Sud, punto sul quale hanno insistito molto ieri sia il premier spagnolo, Pedro Sanchez, che il re, Felipe VI. Sanchez aveva citato più volte il Sahel ma il suo principale cruccio era la mancanza di una menzione diretta di Ceuta e Melilla, le exclave in Marocco teatro nei mesi scorsi di irruzioni di gruppi di migranti, un punto che appare secondario ma ha finito per monopolizzare il dibattito mediatico interno.

Il governo di Madrid assicura che la questione può considerarsi chiusa grazie al passaggio del Concetto Strategico nel quale viene citato l’impegno a difendere “ogni centimetro” del territorio dell’alleanza. Più in concreto, i ministri degli Esteri alleati hanno incontrato i colleghi di Giordania e Mauritania per riaffermare la determinazione dell’alleanza a “continuare a rispondere alle sfide del sud, compreso il Sahel“, temi che verranno discussi domani in modo più approfondito.

In particolare, gli alleati hanno concordato un pacchetto di sviluppo delle capacità di difesa della Mauritania per aiutarla ad affrontare problemi di sicurezza delle frontiere, migrazione irregolare o terrorismo, concentrando il sostegno su operazioni speciali, sicurezza marittima e intelligence.

 

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