La politica è morta

Politica

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Una riflessione a bassa voce, quasi in punta di piedi, sulla attuale situazione politica. Un po’ vergognosi di fronte allo sguardo severo di Mattarella.

Per il titolo prendo in prestito una frase detta da Bertinotti, intervistato in una trasmissione televisiva, subito dopo lo strappo di Renzi. La riflessione parte dal governo tecnico.

Il primo a fare un governo tecnico fu Lamberto Dini nel 1995 – ma era già nell’alveo di Berlusconi, che nel suo primo governo era ministro del Tesoro -. Tanto che dopo un anno di governo tecnico (1996), dovute alle dimissioni di Silvio – dopo un avviso di garanzia -, si ripresentò nel governo, insieme a Forza Italia, come ministro della giustizia. E poi farà una sua lista e slalom tra destra e sinistra. Quindi un direttore generale della Banca d’Italia che finisce nell’agone politico.

Un altro governo tecnico fu quello di Monti, già senatore a vita. Anche il governo Monti, da tutti considerato il secondo governo tecnico, sopraggiunse dopo il disastro economico del governo Berlusconi e le reprimende dell’EU verso l’Italia fatto di lettere e risposte. Alla forte crisi dell’economia italiana che rifletteva quella dell’eurozona, Monti propose una drastica ricetta che vide immolarsi sull’altare della crisi, i pensionati, anche quelli che avevano già la promessa di andare in pensione e dall’ora vennero per anni chiamati ‘esodati’.

Governo tecnico è la negazione della politica che, in un momento di grave crisi sociale, sanitaria ed economica, diventa la quarta crisi. Perché negazione? Perché di fronte ad un dilemma sociale, il tecnico antepone le risorse, come fece la Fornero, che al massimo offrì le sue lacrime per chiudere la borsa dell’Inps.

Non possiamo dire nulla del terzo governo tecnico, se partirà con Draghi, illustre personaggio ex direttore della BCE. Sicuramente di una cosa siamo certi: è di una spanna e mezza più in alto di tutti e personalmente non oso immaginare un dibattito parlamentare dell’attuale parlamento in risposta alla fiducia al suo ipotetico governo.

Per ragionare su quello che il paese si aspetta è facile fare i conti, sono tutti in uscita, lavoro, ristori per le vittime dei confinamenti, piano nazionale vaccini, la scuola che soffre, la cultura che annaspa con gli avatar del pubblico.

E poi la diffusa polverizzazione delle risorse che crea povertà e Renzi in un suo punto parla di stop al reddito di cittadinanza. Programmando una guerriglia urbana.

Insiste poi anche sul Mes! Cito il prof Erasmo Venosi che sull’imbroglio del Mes dice “che rappresenta un incremento del debito pubblico di ulteriori 36 miliardi e che con gli ultimi provvedimenti ha raggiunto il 159%. Due sono le cose taciute ignobilmente sul MES.

La prima è che molte risorse del Recovery Plan sostituiscono parte del debito nazionale generato da interventi già decisi.L’ammontare di risorse sostituite con il Recovery Fund è molto superiore ai 36 miliardi del Mes!

La seconda è che esiste una convenzionalità ex ante che consente di utilizzare i 36 miliardi di fatto per ogni tipologia di spesa sanitaria.

Esiste però anche una condizionalità ex post sulla quale si tace e disciplinata da norme del regolamento 472/2013 basato sul combinato disposto dall’art. 136 del TFUE,  e dall’art. 121 del TFUE, che introduce nel maggio 2013 il rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio degli Stati membri nella zona euro che si trovano o rischiano di trovarsi in gravi difficoltà per quanto riguarda la loro stabilità finanziaria”.

Povertà di analisi, poi un modo di procedere impolitico, la politica è l’arte della mediazione che perfino un movimento come l M5s ha finalmente compreso partendo dall’essere accusati di tutto; parlare ora di Ponte sullo stretto, Tav, ecc significa non voler discutere, alzare la posta per rendere impossibile il dialogo su temi, come il ponte sullo stretto chiuso da un decennio. E poi mettere su un programma singoli nomi diventa pretestuoso, come giustamente viene detto dagli altri partiti, come la pretesa di voler comandare a casa d’altri. Forse anche per questo la crisi è incomprensibile ai cittadini. Da qui la lucida follia della politica che poi è un ossimoro o il suo fallimento.           

Roberto De Giorgi

 

 

 

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