La professionista e il burka invisibile

Ora Legale per i Diritti Umani

Di

di Avv. Giuseppina Chiarello

Le Avvocate Italiane 

Sembrerà paradossale ma questa spocchia della donna occidentale di sentirsi più moderna, più autonoma, più libera di una donna col burka è appunto un paradosso.

Se rifletto sulle donne professioniste, sulle avvocate, mi accorgo di un burka invisibile che aderisce stabile sulle teste.

L’avvocata non è un professionista uguale agli altri.

Si lo so. Con queste righe scatenerò la rabbia di tutte: delle professioniste col burka piccate per essere state scoperte, delle professioniste in carriera che non si identificano, delle femministe che “l’utero non mi ferma” , delle conservatrici che “essere mamma è bello”.

Resta il fatto che l’avvocata non è da prima linea.

Non è il medico che il Covid ha sancito essere una figura professionale senza identità sessuale.

Lei, la avvocata, privilegia tonnellate di pannolini, vagiti e pappette al lavoro di avvocata.

Lei non conosce il carrierismo, la competizione, le battaglie a viso aperto.

Lei lavora per vivere e spesso per sopravvivere, mai per amore del suo lavoro: non ama le responsabilità, non ama battersi per una idea, non ha iniziative, e se gioca alla politica giudiziaria, appunto gioca.

In un contesto, una riunione, sarà l’unica donna e anche quella che si alza per servire da bere ai colleghi: lo fa spontaneamente, quasi fosse un fatto ovvio.

Tra un convegno di giuristi e una giornata dall’estetista preferirà il secondo impegno.

Le avvocate non sanno fare gruppo, non conoscono il concetto di rappresentatività: forse è il limite di non aver giocato a calcio da bambine.

Per quanti sforzi si facciano per coinvolgerle, unirle, farle sentire una unica voce, avranno la priorità dei fornelli, del pupo dal pediatra, perché in quella solitudine esse sono regine, col burka, ma regine.

E lo sono per principio acquisito, inevitabile e stabile.

Le avvocate non sanno mettersi in gioco. Colte da improvvisa pudicizia ( che però sulle spiagge scompare mettendo a nudo etti di cellulite), scoprono di non avere sufficiente arroganza, sufficiente competenza, così limitano le loro battaglie sulle piccole e inutili cose ( la nursery al tribunale, il parcheggio gratuito, le udienze in presenza perché è troppo faticoso imparare ad utilizzare quelle da remoto).

Le avvocate volteggiano nelle aule dei tribunali con i loro profumi costosi, scambiandosi foto dei loro pargoli ( unica, vera espressione della loro intima essenza) e mai, dico mai, articoli e commenti sulla riforma della giustizia.

Se chiedi ad una avvocata come muterebbe il sistema previdenziale, ti guarda come se le avessi chiesto quanta forza gravitazionale ci sia su Marte, se chiedi ad una avvocata di esprimere un giudizio tecnico sulla riforma penale, si rabbuia e muore. Se chiedi ad una avvocata di scrivere un articolo giuridico, il suo pezzo forte è “il Codice Rosso e la violenza sui minori” tanto che ti viene di pensare : a) deve aver subito violenza in famiglia, b) ha uno stalker, c) picchia i figli e vuol capire se è reato.

La avvocata non ha il senso della strategia: conosce l’esistenza a breve termine. Il suo bisogno professionale è immediato. Lavora per l’istante che segue e per questo la sua carriera si estingue nell’arco di un decennio.

La avvocata è il cagnolino scodinzolante dietro il carretto trainato dagli uomini. E per questo sale sul carro solo se è un collega maschio a sorreggerla, a darle spazio, a condizione che non pensi in proprio.

La avvocata serve a fare numero e a rispettare la quota di genere.

Eppure in questa moltitudine informe spiccano stelle come Claudia Parzani, inserita tra i 50 avvocati top del mondo insieme ad altre 4 colleghe. Quindi 5 su 50.

Si tratta di quel 10 % complessivo di donne stoiche che, a dispetto di tutto e tutti, rinunziando a tanto, vivono la professione come la gioia maxima, imparando ad avere rispetto per se stesse, a non camminare a passo lento, a programmare il futuro con rigore e vigore, a battersi, a scommettere su se stesse, a credere che sì, può esserci un mondo di avvocate senza il burka invisibile.

foto Altalex

 

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