La questione Turca…2021

Politica

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Esprimersi su un aspetto singolo è già difficile, farlo su una questione è molto complesso, se poi ci si deve incamminare ad esaminare una questione nazionale come quella Turca diventa un’impresa senza l’aiuto della geopolitica.
Ma andiamo per gradi e cerchiamo di offrire al lettore un panorama il più chiaro possibile della situazione nazionale turca sotto la luce dei riflettori internazionali.

Con la fine della guerra fredda, la Turchia si è trovata oggettivamente a tutelare alcuni importanti interessi occidentali verso il Caucaso, l’Asia centrale e la Russia, da un lato, e verso il Medio Oriente, dall’altro.
Esaminare dettagliatamente la politica regionale della Turchia verso queste aree, tenendo conto della compatibilità e sostenibilità della politica turca nel quadro della sicurezza internazionale, significa avere a mente alcuni dati.
Tra questi il primo è la posizione geografica del paese, ed il progetto del nuovo ponte ad Ankara.
Successivamente occorre avere a mente la diatriba mai sopita con i vicini Greci, relativa ai giacimenti di gas naturale nell’arcipelago conteso.

Ancora occorre avere a mente che l’attuale primo ministro turco era già in volo verso l’esilio, qualche anno fa’, per poi rientrare in serata con annessa acclamazione.
Infine l’ultimo ma non meno importante rapporto culturale interno, legato ad una società, quella turca, ormai pronta ad implodere, perché troppo stretta tra rigidi dettami esistenziali e la voglia di liberarsene in ragione di uno spirito nuovo ed autodeterminativo del proprio futuro.

Partiamo ad analizzare il primo degli aspetti, per avere un quadro più chiaro e completo del paese e della questione turca.
Qualche giorno fa l’incontro e la notizia, secondo cui Erdogan sta cercando di riparare le relazioni con gli Stati Uniti, evidenziando il ruolo prezioso che Ankara è disposta a svolgere come alleato Nato nella difesa del fianco sudorientale, dal Caucaso al medio oriente.
Questo avvicinamento all’Ucraina è più un segnale di allontanamento da Mosca, così come lo è il bisogno di nuovi alleati forti.

A latere di questi incontri infine, la partnership turco-ucraina nel settore militare per una fornitura di droni turchi a guida laser Bayraktar TB2 dei quali Kiev produce i motori a turbina.
La realizzazione del ponte ad Ankara, in questo contesto, rappresenterebbe una meta geopolitica in quanto aprirebbe una nuova porta tra Oriente e mediterraneo, con ciò attraendo interessi di sicurezza internazionale non di poca rilevanza, perciò la Turchia cerca il disgelo anche con paesi confinanti e vicini, vedi la Siria e l’Egitto.
Ed è così che la Turchia ottiene spazi, solo quando cerca di occuparne qualcuno in modo arbitrario.
In questo panorama si scorge il secondo degli aspetti tematici da trattare, il rapporto con la Grecia.
Sono due paesi molto distanti culturalmente che mai si sono avvicinati nemmeno istituzionalmente, toccando le armi nel caso di Cipro.

Infatti in quell’ arcipelago, gli interessi sono forti quanto l’abbondanza di gas naturale.
E come facile comprendere, le materie prime oggi rappresentano non solo ricchezza ma potere negoziale, e la Turchia queste cosa le comprende bene.
In quell’area la Turchia ha un vero nervo scoperto che fin ora ha lasciato latente e sopito.
Ma ciò non vuol dire che domani non possa rivendicare.
La politica estera Turca è sempre costellata da ambizioni e ricatti, violenze e prevaricazioni, che poi vengono congelate per ottenere qualcosa in cambio per il bene internazionale.
Pertanto la Turchia si muove tra interessi della Nato, la Russia, la Cina ed il sud est asiatico, per abbracciare poi il Mediterraneo, l’Europa e gli Usa, senza tralasciare il contorno vicino a se, che è da immemore tempo una polveriera.
Perciò quando si vuole avere un’idea sulla Turchia, occorre partire non dal giudizio, ma dal proprio vissuto storico sociale e culturale.

Giungiamo così al terzo ed al quarto aspetto turco, il fallito colpo di stato e la questione culturale della società turca.
Qualche anno addietro, la piazza aveva cacciato il primo ministro senza spargimenti di sangue.
In una notte la Turchia aveva messo l’uomo dei falliti proclami su un aereo, in direzione verso l’esilio.
Poi in nottata un volo dell’ Air Force One con a bordo John Kerry, il vice presidente USA si dirigeva verso Mosca.
Al Cremlino si decise il destino di un popolo, così il giorno dopo la piazza si dissolse e l’imperatore ottomano rientró in sicurezza nella capitale.

Pochi sanno che in meno di un anno, decine di migliaia di uomini e donne furono uccise, torturate e barbaramente trattate perché ostili al regime.
Questa sfumatura ci proietta verso l’ultimo aspetto, che è quello della cultura sociale turca.
Notizie recenti sono il comportamento tenuto dal primo ministro verso la presidente della UE, circostanza in cui la cultura ha avuto il sopravvento sul cerimoniale diplomatico.
Ma la Turchia attrae anche per le scelte legislative conservatrici.
Pochi mesi fa, il parlamento ha approvato una legge secondo cui la violenza del marito verso la moglie e non costituisce reato.

Così disgregando anni di lotte e tutele in favore della donna, che in Turchia è molto più debole che in altri luoghi, eppure a fare notizia è sempre qualcos’altro.

Questo meraviglioso paese dalle mille risorse ha una doppia anima, una doppia pelle che il suo popolo si trascina dietro da secoli e che adesso, agevolati dalla globalizzazione e da internet, inizia a credere di potersi liberare da quella veste stretta e da quella pelle ormai invecchiata.
Perciò le ambiguità politiche, le strategie aggressive e le azioni violente non vanno ricercate solo nel modus operandi di una cerchia di potere ma nel carattere e nell’indole turca, storia e sociale.

Questo paese è dinamico, è vivo e la sua società sprizza modernità in ogni settore, eppure rimane ancorata al proprio modo e credo ottomano, disegnando intorno a sé distanze enormi con gli altri.
A ciò si aggiunga la morte recente dell’attivista turca lasciata morire di fame e di stenti dopo 280 giorni solo perché chiedeva giustizia.

Ecco questa è la bellezza struggente, amara, violenta ed inconcepibile cui la Turchia sa vestirsi, in controtendenza rispetto alle proprie risorse umane ed intellettuali che vivono e sanno morire per dei valori.
A mio modesto modo di vedere pertanto, l’aspetto geopolitico turco non è tanto drammatico, ma lo diventa se ad esso si accosta il fattore sicurezza a scapito della instabilità dell’area vicina.

In quell’area del mondo ci sono troppe strategie dalle quali dipendono i commerci e le economie di tre continenti e questo purtroppo impone un rigore internazionale cui anche la Turchia rimarrà vittima se vuole vivere.
In conclusione questo paese, dalle capacità enormi, non riesce ad uscire fuori dal proprio guscio culturale, in quando ancora troppo rigido e protettivo, in ragione dell’appartenenza ad una generazione ancora troppo legata a dettami e stili di vita assai lontani dai valori etici e morali che seppur presenti, appaiono ancora germogli.

 

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