La resistenza ai talebani è già cominciata. L’epopea del Panshir e dei suoi leader

Mondo

Di

In un editoriale pubblicato dal Washington Post, Ashrad Massoud, figlio del comandante dell’Alleanza del Nord ucciso alla vigilia degli attacchi dell’11 settembre, afferma che “l’America può ancora essere un grande fautore della democrazia” sostenendo le sue milizie 

© Wakil Kohsar / AFP
– Un guerrigliero talebano davanti a un ritratto del comandante Massoud, il leone del Panshir, a Kabul

La conferma di Mosca ratifica a livello mondiale la resistenza del Panshir: per la seconda volta, la regione a Nord Est di Kabul e’ la sola a non essere caduta sotto il giogo dei talebani, e su essa si concentrano le speranze di chi auspica che la situazione non sia già definitivamente consolidata.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha sottolineato oggi che “I talebani non controllano tutto l’Afghanistan. Ci sono informazioni dal Panshir dove sono concentrate le forze di resistenza del vicepresidente Saleh e di Ahmad Massoud”, ha detto Lavrov, tornando a caldeggiare “un dialogo nazionale che permetta la formazione di un governo rappresentativo”.

I due leader della resistenza citati da Lavrov sono l’autoproclamato presidente ad interim Amrullah Saleh, già vice del governo del fuggitivo Ashraf Ghani, e il figlio del “Leone del Panshir”, che oggi ha lanciato un appello agli Usa chiedendo armi. In un editoriale pubblicato dal Washington Post, Massoud afferma che “l’America può ancora essere un grande fautore della democrazia” sostenendo le sue milizie.

“Scrivo dalla valle del Panshir, pronto a seguire le orme di mio padre con i mujaheddin contro i talebani”, spiega Massoud. Negli anni Novanta del secolo scorso suo padre, Ahmad Shah Massoud guidò la resistenza contro i talebani fino a quando fu ucciso, due giorni prima degli attentati dell’11 settembre 2001.

Ora suo figlio Ahmad sostiene che si sono uniti a lui i soldati governativi afghani “disgustati dalla resa dei loro comandanti”. Alcune immagini che circolano sui social media mostrano un incontro di Massoud con l’ex vice presidente Saleh: i due sembrano mettere insieme i primi pezzi di un movimento ribelle. “Ma abbiamo bisogno di più armi e munizioni”, sottolinea Massoud.

Come 25 anni fa, la valle del Panshir rimane dunque l’ultimo baluardo della resistenza afghana contro i talebani. “Il territorio è sicuro, tutte le organizzazioni statali continuano a funzionare e i residenti sono pronti per qualsiasi tipo di attacco talebano”, aveva assicurato nei giorni scorsi il capo del locale dipartimento di Economia, Abdul Rahman, “siamo pronti a resistere ai talebani per la seconda volta”.

La prima fu dal 1996 al 2001, quando il Panshir rimase l’unica regione dell’Afghanistan fuori dal controllo degli studenti coranici grazie alle doti di stratega di Ahmad Shah Massoud, che seppe sfruttare le caratteristiche orografiche della provincia per renderla una fortezza impenetrabile e preservarla dall’occupazione talebana, come anni prima era riuscito a preservarla dall’invasione sovietica.

L’epopea finì il 9 settembre 2001, due giorni prima dell’attentato alle Torri Gemelle, quando Massoud fu assassinato da due terroristi di origine araba, forse membri di Al Qaeda che, spacciatisi per giornalisti, fecero esplodere una bomba nascosta in una telecamera. Il compito di portare avanti la lotta passa ora al giovane Ahmad Massoud. Ahmad Wali Massoud, fratello minore del condottiero di origine tagika, è invece parte della squadra di negoziatori inviata a Doha per trattare con i talebani. AGI

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube