La scuola e la sua rinascita

Scuola, Formazione & Università

Di

di Vincenzo Olita*

Quarantottomila studenti maturandi hanno sottoscritto una petizione per chiedere l’eliminazione delleprove scritte ai prossimi esami di maturità,giudicate superflue e foriere di ulteriori inutili stress.
Come ragionare intorno ad una sgangherata richiesta, anche da un punto di vista grammaticale, sostenuta da quasi un decimo dei prossimi maturandi?

In modo semplice, riconoscendo che le pretese studentesche sono possibili e compatibili in quanto frutto di una ventennale dissennata politica dell’istruzione dell’intero schieramento partitico il cui risultato conclusivo si può sintetizzare nella formula: Né missione né dignità in questa scuola.

Argomentazioni eccessive? No, camminano di pari passo con il candido verginale stupore di chi scopre e si stupisce di particolari situazioni non comprendendo che trattasi di normalità e non di eccezioni.
È il caso del concorso in magistratura dove su 1532 compiti esaminati solo il 5,8%, cioè 88 persone, hannosuperato la prova scritta, la maggioranza esclusa per gli eccessivi errori di grammaticaÈ unaspetto che preoccupa,dice la Ministra della Giustizia,troppevoltei concorsi per la magistratura non riescono a selezionare un numero di candidati sufficienti,è un problemache deve essere affrontato.Ha ragione,ma a chi lo chiede?

Non al Ministro Patrizio Bianchi che, superando definitivamente interesse e preoccupazione per i contenuti dei programmi, si dedica al superamento della lezione frontale per sperimentare forme alternative di didattica laboratoriale, condivisa ed emotiva.

Siamo alla fantasia al potere di sessantottina memoria. Così come vanta il lancio di un piano nelle scuole per la transizione ecologica e culturale per la consapevolezza del patrimonio che la Terra ci offre. Non resta che attenderci i libri di testo di Greta;del resto, molti presidi non considerano più assenze i venerdì di sciopero proclamati dalla svedese, bensì ore di aggiornamento.

E, allora, chi affronterà questa sorta di analfabetismo di ritorno?
Difficilmente i ministri dell’Istruzione; infatti, dalla signora Moratti (2001) ai successivi dieci, hanno contribuito con devastanti riforme, ad alcune per la storia hanno affiancato il proprio nome, alla decadenza didattica e formativa della nostra scuola, che ha ridotto la sua autorevolezza a un ricordo per i nostri vecchi.
Pensiamo alla farsa annuale degli esami di Stato, in cui l’intero Paese finge che sia un cruciale momento di valutazione degli studenti; l’informazione intervista esaminandi ansiosi e in apprensione per il risultato, i docenti assicurano buona disponibilità nel valutare l’effettiva maturazione dei ragazzi, insomma, una sceneggiata collettiva in cui tutti conoscono anticipatamente il risultato nazionale della valutazione: Una promozione di stato.
In effetti, è dal 2010 che la percentuale dei promossi oscilla tra il 99,6 e il 99,8%, nel 2020 si è attestata al 99,5%, quest’anno al 99,8 %.

Ampia la distanza con il 1925 quando la percentuale dei liceali promossi fu del 59,5%, ancora del 72 nel 1960 e del 96 nel 1999 e allora, se questi sono i numeri, a quando la soppressione di un’inutile complicanza?
Hanno ragione gli studenti nel ritenere pleonastica e stressante la prova scritta? Stando così le cose, la crediamo ininfluente e su questa strada, fra qualche tempo, sarà politicamente scorretto l’esame stesso.
La politica continuerà a esaltare merito e competenza in un sistema scolastico sbrindellato e fuori tempo in cui è posta all’indice, in quanto non inclusiva, qualsiasi valutazione.

Non è così nel resto del mondo: in Cina, ad esempio, obiettivo degli studenti è il superamento dell’esame scolastico conclusivo, ilGaokao, con la più alta valutazione. Circa dieci milioni di candidati in giugno si presentano alla prova e in base al voto finale gli studenti accedono alle graduatorie delle più prestigiose Università. Cinese, inglese e matematica sono obbligatorie, altre tre materie variano in base all’indirizzo scelto. L’esame dura due giorni per complessive diciotto ore; il cammino verso il Gaokao si perfeziona frequentando la migliore scuola del quartiere, della città, al liceo le ore di lezione vanno dalle 7 alle 17,30. E’ evidente la costante selezione meritocratica che impronta questo sistema scolastico, nelle scuole sono esposti molti cartelli tra cui “la conoscenza è potere”. Certo, ci sono anche criticità in questo modello, riferibili alla natura stessa dello Stato cinese.

Il nostrosistema scolastico, invece, necessita di una profonda riforma culturale, di una svolta in senso liberale per un mondo in cui, ostinatamente, autonomia degli Istituti, valutazione e meccanismi premianti per i docenti non hanno cittadinanza.

La scuola non ha bisogno di burocratiche e fumose riforme modellate su fantasiose personalizzazioni del ministro di turno.
GliIstituti dovrebbero trasformarsi in comunità vive e pulsanti aperte all’esterno e non vissuti come terminali di un lontano Ministero.

C’è bisogno che tutte le componenti della comunità scoprano il valore e la soddisfazione dell’identità e dell’appartenenza a un organismo che non perpetua solo se stesso, i propri interessi corporativi e le proprie esigenze burocratiche.

Èda implementare il principio e la pratica della responsabilità individuale, e allora quale migliore strumento della partecipazione attiva di docenti, studenti, del personale, delle famiglie, attraverso la scelta del proprio responsabile d’Istituto? L’innovazione consentirebbe, sulla scia di esperienze nord europee, la rigenerazione degli Istituti in vitali comunità in cui possa trovare piena attuazione l’autonomia scolastica e alla scuola di vivere il propriorinascimento, che non vedremo finché gli stessi ministri dell’istruzione saranno emblema di un sistema fallimentare.

* Direttore Società Libera

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