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La storia del pugile zingaro che il Terzo Reich temeva

Sport & Motori

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alle ore: 08:35

Approda su ‘Babylon Berlin’, una delle serie più fortunate e meglio raccontate degli ultimi anni, il personaggio di Johann Trollmann, alias Rukeli, il campione di boxe di origine sinti che fu stroncato dai nazisti appena prima di diventare una leggenda. Un omaggio che suona come un risarcimento per un oblio troppo lungo e profondoĀ 

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Johann Rukeli TrollmannĀ 

Johann Trollmann pianse di felicitĆ  al suono del gong che segnò, dopo sei round, la fine del match con ā€œl’arianoā€ Adolf Witt: lui,Ā pugile di etnia sinti, aveva coronato il suo sogno, diventando campione tedesco dei pesi medi.

E questo nonostante che un gerarca nazista presente – tale Georg Radamm, incidentalmente presidente dell’associazione pugili tedeschi – avesse cercato di far annullare l’incontro: la folla invase il ring, difese il suo campione e lo portò via in trionfo. Ma Rukeli – questo il suo soprannome da ā€œzingaroā€ – non sapeva che questa storica vittoria avrebbe anche segnatoĀ l’inizio della sua discesa agli inferi. Era il 1933: l’anno in cui Adolf Hitler si inghiottƬ tutta la Germania.

Una vicenda, quella di Rukeli, che fino a dieci anni fa quasi nessuno conosceva. Ora la storia tragica e leggendaria di Trollmann – che finƬ i suoi giorni nel campo di concentramento di Neuengamme – si incrocia con quella di una delle serie di maggior successo degli ultimi anni: Babylon Berlin, che si svolgeĀ negli anni furenti e magici della capitale tedesca subito prima dell’ascesa del Terzo Reich.

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Johann Rukeli Trollmann nel manifesto di Babylon Berlin
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Ebbene, alla fine dell’ultima puntata della terza stagione – visibile in Italia su Sky – a sorpresa compare un manifesto che pubblicizza un match di Rukeli Trollmann, classica posa da pugile con i guantoni infilati, contro tale Erwin Pescher.

Viene mostrato alla protagonista della serie, Charlotte Ritter (interpretata da Liv Lisa Fries),Ā andata alla ricerca della veritĆ  sulla propria madre: scoprendo – ed ĆØ uno degli ultimi colpi di scena della serie tedesca – che quasi certamente Trollmann ĆØ suo fratellastro.

Sui social si rincorrono le domande: Rukeli sarĆ  uno dei personaggi principali della prossima stagione? Molto probabile, per non dire che ĆØ certo. A suo modo, ĆØ il riconoscimento – tardivo – che la Germania deve adĀ uno dei suoi eroi più tragici e straordinari. Dimenticato per troppi anni: solo nel 2003 ai suoi discendenti fu riconsegnata, in una cerimonia triste e desolata, la cintura da campione che i nazisti gli avevano tolto nel ā€˜33.

Due volte vittima – come sportivo e come sinti, disprezzato, disonorato, discriminato –Ā il fantasma di Trollmann oggi danza ancora con noi. E questo soprattutto grazie alla scelta che l’ha reso immortale: quando i nazisti decisero di togliergli il titolo – obbligandolo a combattere in un match in cui era condannato a perdere, dicendogli che non poteva muoversi dal centro del ring, che gli avrebbero tolto la licenza se avesse ā€œdanzatoā€ schivando i colpi – Rukeli si presentò al match con i capelli tinti di biondo oro e tutto il corpo cosparso di bianca farina. Come dire: ā€œVolete l’ariano? Ecco il vostro arianoā€.

Un gesto di smisurato coraggio, che irrideva di tutta la retorica del ā€œcombattente arianoā€ con la quale il nazismo aveva avvelenato la Germania. Piantato al centro del ring, per cinque round Trollmann fu martellato da Gustav Eder – lo sfidante, un pugile mandato lƬ a vincere per ordine superiore – finchĆ© non crollò a terra, con una bianca nuvola di farina che si alzò per aria, avvolgendo lui, l’avversario, tutto il ring, le prime file del pubblico. Un’immagine di una forza immensa, che nessun film ĆØ mai neanche lontanamente arrivato a raccontare.

Ma da quel momento la vita di Rukeli – che fino all’arrivo dei nazisti nella Berlino di ā€œCabaretā€ e di Bertolt Brecht cosƬ amata dagli scrittori, dalle puttane e dagli avventurieri, era riuscito a diventare una celebritĆ  fascinosa, con i suoi riccioli neri, la sua eleganza e il suo stile – fu un unico e terribile precipizio nell’orrore del nazismo.Ā  Per qualche anno riuscƬ ancora a combattere nelle fiere di paese, in altri periodi si videĀ costretto a riparare nei boschi.

Spesso i rom e i sinti – degradatiĀ al livello ā€œnon-umanoā€ degli ebrei soltanto nel 1938 – venneroĀ obbligati a farsi sterilizzare: lo stesso successe a Trollmann. Che, nonostante ciò, fu mandato al fronte, senza che però il Reich smettesse ad infierire: nel 1942 venne arrestato dalla Gestapo eĀ deportato a Neuengamme.

Quando gli aguzzini delle Ss si resero conto che quell’uomo, ormai ridotto a poco più di uno scheletro, una volta era stato un campione di boxe, iniziarono con lui un gioco di morte spietato: ogni giorno gli infilavano i guantoni, gridandogli ā€œadesso difenditi, zingaroā€, per poi massacrarlo di botte.

Per tenerlo in piedi – l’idea era di prolungare il proprio divertimento – gli concedevano una doppia razione di cibo. Questo finchĆ© un giorno, nel ’43, Trollmann crolò nel fango del lager. Può darsi che sia anche partito uno sparo, la ricostruzione dei fatti non ĆØ certa. Quello che ĆØ certo ĆØ che Rukeli morƬ lƬ, a 35 anni.Ā Ā 

Eppure la storia di Johann Trollmann rimaneĀ una delle più straordinarie e meno raccontate del Terzo Reich. Meno raccontate per un solo motivo: per quanto integrato, almeno fino al ’33, era pur sempre un sinti. Un affronto inaccettabile per i nazisti: quasi sempre aveva avuto la meglio sugli avversari – anche quelli di categoria superiore – grazie ad uno stile che all’epoca era pura avanguardia: veloce sulle gambe, quasi danzante, colpi brevi e formidabili. Roba ā€œeffeminataā€, niente a che vedere con ā€œil vero pugilato arianoā€, secondo i nazisti. Il titolo, conquistato appena una settimana prima, gli era stato tolto con una motivazione ridicola: le lacrime – di gioia – che gli erano corse sulle guance non erano ā€œdegne di un vero pugileā€.

DopodichĆ©, finita la guerra, non furono certo i sinti, ossia gli ā€œzingariā€, ad essere messi al centro del lavoro sulla ā€œmemoriaā€ dei crimini del Terzo Reich. Anzi: mentreĀ ad alcuni degli aguzzini fu concessa persino una pensioneĀ (per esempio al calciatore Tull Harder, che in qualitĆ  di ufficiale delle Ss aveva prestato servizio nello stesso lager di Neuengamme), questo privilegio non veniva concesso ai pochi ā€œzingariā€ sopravvissuti, dato che diversi tribunali avevano stabilito che erano finiti nei campi come ā€œcriminaliā€, e non a causa di una persecuzione razziale.

Con tutto il suo carico di dolore, ingiustizia e discriminazione,Ā una vicenda emblematica, ma quasi ignota, non solo in Italia, anche in Germania, dove era uscito un libro di Roger Repplinger, ā€œButtati giù zingaroā€, quasi che la storia del ā€œpugile danzanteā€ fosse stata inghiottita dal buio del Terzo Reich.

Questo finchĆ© nel 2010 un artista tedesco, Alekos Hofstetter, non riuscƬ a realizzare un monumento ā€œtemporaneoā€ alla sua memoria – un ring inclinato e bianco come la farina – e finchĆ© l’UnitĆ , quello stesso anno, non uscƬ con un articolo che ne ricostruiva la storia. Dopo, in Italia ci furono uno spettacolo teatrale di Gianmarco Busetto (ā€œ9841/Rukeliā€), un libro di Dario Fo (ā€œRazza di zingaroā€),Ā un romanzo di Mauro Garofalo (ā€œAlla fine di ogni cosaā€)Ā e una canzone con tanto di videoclip della band pugliese C.F.F (ā€œCome fioriā€). Ora ĆØ la volta di Babylon Berlin a far disputare a Rukeli un nuovo match. Quello per l’immortalitĆ .Ā 


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