La UE è terrorizzata all’idea che la Brexit sia un successo per la Gran Bretagna

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di Henry Tougha

Un articolo di David Green su The Spectator descrive quello che una Gran Bretagna davvero indipendente dalla UE potrebbe fare per la propria economia. Le trattative attualmente in corso sulla Brexit vertono, più di quanto il dibattito pubblico lasci trapelare, sulla libertà di gestire investimenti pubblici e aiuti di Stato (questi ultimi formalmente vietati dalla UE). La storia economica recente mostra come un utilizzo adeguato di questi strumenti sia la base della prosperità economica dei paesi, anche di quelli più apparentemente “liberisti”. Chi vuole impedire che gli Stati abbiano il pieno controllo dei propri mezzi economici attraverso la politica nazionale vuole, di fatto, mantenere lo status quo e i monopoli esistenti.

di David Green 

Ora che gli intenti della UE sono usciti allo scoperto, possiamo vedere che espressioni come “paese vassallo”, “colonia” e “ossequio” erano ben scelte, e che i dubbi di Donald Trump sono legittimi. L’impegno per un nuovo insieme di regole comuni che includono il vincolo di rispettare norme che regolamentino gli aiuti di Stato implica, a farla breve, l’impegno a non darsi troppo da fare per avere successo economico. E tuttavia agli aiuti di Stato è stato a malapena accennato nel dibattito.

La libertà dalla camicia di forza della UE ci dà l’occasione per mostrare come un popolo indipendente possa creare prosperità, ma anziché cogliere questa opportunità, il Governo sta a preoccuparsi della eventuale distruzione delle catene di fornitura integrate nella UE. Queste possono includere, ad esempio, componenti automobilistici fabbricati in Italia, poi trasportati in Germania per essere rifiniti, e infine portati in una fabbrica in Gran Bretagna per l’assemblaggio. Questa prassi dispendiosa è anche dannosa per l’ambiente, a causa dei costi dei trasporti che sarebbero evitabili, e si sta già iniziando a sostituirla con catene di fornitura più ravvicinate.

Dal punto di vista economico ha senso che le componenti siano prodotte vicine alla fabbrica automobilistica, ma può dover esserci un investimento iniziale, che può coinvolgere il governo. Secondo le intenzioni dichiarate, il governo britannico dovrebbe chiedere il permesso a Bruxelles prima di poter investire in catene di fornitura britanniche e di creare, di conseguenza, posti di lavoro ben pagati legati ad esse. Cosa succederà quando chiederemo a Bruxelles il permesso di poter spendere i nostri stessi soldi? Le case automobilistiche tedesche, alcune delle quali hanno già dimostrato quanti pochi scrupoli hanno riguardo ai test sulle emissioni, faranno pressioni sulla UE per evitare gli investimenti britannici. Impedire l’innovazione va a tutto vantaggio degli interessi delle industrie già esistenti, ma impedisce a nuove iniziative imprenditoriali di sviluppare tecnologie e impianti per il futuro.

Qualsiasi paese che abbia mai prosperato economicamente ha dovuto il suo successo alle avvedute politiche di investimento e sostegno del suo governo. È stato così che la Germania e gli Stati Uniti hanno superato la Gran Bretagna nell’ultima parte del diciannovesimo secolo, ed è stato così che sono potuti avvenire i miracoli post-bellici in paesi come la Germania e il Giappone. È così, inoltre, che Taiwan, la Corea del Sud e Singapore sono diventate le tigri asiatiche, e il Brasile e l’India hanno avuto tanto successo a partire dagli anni ’80. Più di tutto, è stato così che la Cina è cresciuta fino al suo attuale status di potenza economica, ed è così che l’America porta avanti il proprio successo. Gli Stati Uniti come paese hanno sempre sostenuto la ricerca e lo sviluppo con i fondi pubblici, hanno finanziato le imprese tramite i piani della Small Business Administration, hanno finanziato l’industria soprattutto grazie a una generosa voce di bilancio per la difesa, e hanno permesso agli stati federali di portare avanti piani economici in favore delle industrie locali usando fondi pubblici.

La UE è terrorizzata all’idea del successo che potremmo avere grazie alla nostra indipendenza. Sa perfettamente che le sue politiche principali si sono rivelate disastrose. L’eurozona è fatalmente difettosa e l’accordo di Schengen sull’immigrazione è ormai ridotto a brandelli. Se avremo successo economicamente, questo manderà un messaggio a paesi come l’Italia e la Spagna, nei quali la disoccupazione è elevata, un messaggio che dirà che un’altra strada è possibile. La strategia negoziale della UE è quella di rendere quanto più difficile possibile il successo della Gran Bretagna. Sono spaventati dall’idea che potremmo andare bene, e che potremmo dimostrare al mondo quanto errato sia, nel suo insieme, il progetto UE. Gli oligarchi europei sono spaventati e sulla difensiva, ma anziché giocare queste carte a nostro vantaggio, i piani di Theresa May sono solo di aiuto per loro. È come se la May volesse farci entrare nella competizione dopo aver fatto agli altri contendenti la solenne promessa che noi non correremo al massimo della nostra velocità. Uscire senza alcun accordo sarebbe comunque meglio che accettare i piani proposti dalla UE.

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