L’Algeria si consolida grazie alla guerra sullo scenario mediterraneo

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Tra i paesi del mediterraneo, l’Algeria rappresenta un ambiguo beneficiario della guerra in Ucraina, nonostante sia al tempo stessa soggetta al rischio di una crisi alimentare dovuto allo stop delle importazioni di cereali da Russia e Ucraina. Il dato vincente su tutti è l’impennata dei prezzi degli idrocarburi sta rafforzando le casse del Paese, il quale però rischia di disincentivare qualsiasi desiderio di diversificazione dell’economia, con possibili conseguenze negative sul medio-lungo periodo.

A priori, la situazione è comunque a breve virtuosa per l’Algeria. L’impennata dei prezzi degli idrocarburi dovuta alla guerra in Ucraina sta rimpinguando notevolmente le casse di un Paese con le terze riserve petrolifere dell’Africa (dopo Libia e Nigeria). La boccata d’ossigeno costituita da queste entrate – valutate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) in 58 miliardi di dollari nel 2022 (o 54 miliardi di euro) – è in prospettiva preziosa nel momento in cui il regime sta cercando di ristabilire la propria autorità scossa dalle turbolenze del movimento di protesta Hirak, nel 2019 e 2020 e riguadagnare credibilità internazionale.

Inoltre, la ricerca europea di alternative al gas russo innalza il profilo strategico dell’Algeria sulla scena regionale. Sempre più corteggiata, Algeri cerca di proiettarsi come partner affidabile, secondo la retorica ufficiale, soprattutto con l’Italia, con cui l’amicizia è ostentata, vista anche la necessità strategica di rapporti di buon vicinato, che influenzano ad esempio il dossier immigrazione.

Oggi l’Algeria è la fonte dell’11% delle importazioni di gas dell’Europa ed è destinata ad aumentare il suo status di fornitore nel lungo periodo. E allo stesso tempo, sfrutterà la congiuntura favorevole per sbugiardare le ipotesi un suo isolamento diplomatico in seguito alla crisi di Hirak e alle offensive del rivale marocchino sulla questione del Sahara occidentale. In tal senso, si prefigura anche una certa rivalità con l’Egitto per la conquista di un ruolo primario nel bacino mediterraneo.

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