L’allarme di Confedilizia: “Così l’Ue rischia di uccidere il mercato immobiliare”

Economia & Finanza

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Intervista al presidente Spaziani Testa: la strada dell’efficentamento “non può essere quella degli obblighi e dei divieti”

© AGF – Giorgio Spaziani Testa

La nuova direttiva europea sull’efficienza energetica degli immobili rischia di avere in Italia “effetti economici e sociali drammatici”, perché la strada che porta alla riduzione di emissioni e all’efficientemento energetico “non può essere quella degli obblighi e dei divieti. L’unica via percorrbile è quella degli incentivi. Altrimenti il rischio è quello didare il colpo di grazia a un settore, quello immobliare, che sta iniziando adesso a riprendersi – e a fatica – dalla crisi”.

Ne è convinto Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, che a colloquio con l’AGI spiega il perché l’eventuale divieto di vendita o affitto degli edifici che non rispetteranno determinati requisiti “ucciderebbe il settore immobiliare italiano, fatto di un patrimonio che è unico in Europa”.

Premette Spaziani Testa: “Considero inaccettabile e di dubbia costituzionalità il fatto che si condizioni un diritto essenziale come quello di vendere o affittare il proprio immobile a una caratteristica dell’immobile stesso”.

Tra le proposte della nuova direttiva che la Commissione europea presenterà il 14 dicembre fa discutere soprattutto il divieto di vendita o affitto degli edifici che non rispetteranno determinati requisiti: “Ci sono innanzitutto problemi di legislazione – osserva Spaziani Testa – perché le norme che arrivano dalla Commissione europea, specie quelle relative degli immobili, per essere destinate all’Europa intera, e quindi a Paesi molto diversi tra di loro, spesso si adattano di più alle situazioni degli Stati del nord Europa piuttosto che alla nostra. Questo perché noi abbiamo dei centri storici e degli splendidi borghi e aree interne, spesso spospolate, con immobili che verrebbero deturpati per adattarsi alle nuove regole. Stabilire regole uguali per tutti è un concetto essenzialmente sbagliato”.

Fuori dalla norma rimarrebbero solo gli edifici storici, ovvero “quelli vincolati dal ministero dei Beni culturali – spiega – quindi si tratta comunque di una piccola parte del nostro patrimonio immobiliare.

Nel caso la disposizione passasse in Italia si dovrebbero fare moltissime eccezioni.

E se anche queste eccezioni fossero tante, è comunuqe una norma che andrebbe a danneggiare l’italiano medio, perché i redditi sono quelli che sono, gli incentivi vanno a scemare e la gente non può farsi carico anche di un intervento così importante. Non stiamo parlando certo di cambiare una tapparella – insiste – la situazione è molto più complessa”.

Per il presidente di Confedilizia, “gli effetti sarebbero drammatici sul piano economico” perché “un numero enorme di immobili perderebbe il proprio valore sul mercato, e parliamo di milioni di immobili. Tutti coloro che non riuscirebbero ad adeguarsre nei tempi utili resterebbero fuori dal mercato. Se gli edifici sono destinati alla vendita perdono qualsiasi valore, quindi vuole dire uccidere il risparmio. Se sono destinati all’affitto, allora si ridurrebbe l’offerta e quella che resta cresce di canone. Quindi diventa un problema anche sociale nei confronti di aspiranti inquilini”.

Certo, conclude, “chi propone queste norme dirà che l’obiettivo è fare pagare di meno le bollette, ma questo potrà essere vero in un’ottica molto in là nel tempo. Ma domani? Cosa succederà domani nessuno se lo chiede”. 

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