Le Fake News sul coronavirus. Squallore che sfiora lo sciacallaggio  

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di Renzo Balmelli 

SQUALLORE. Nell’Italia spaventata quanto lo è l’Europa, sono umanamente comprensibili le inquietudini di fronte all’avanzata del corona virus. È la prima epidemia nell’era dei social e la riprovevole diffusione delle fake news concorre ad amplificare le paure e la psicosi verso un nemico tanto infido e inafferrabile. Da condannare è invece il miserabile tentativo della destra di ricavarne consensi a buon mercato. Suscitare il panico con un approccio populista è di uno squallore che sfiora lo sciacallaggio. A maggior ragione, in casi come questi, si richiede a tutti gli attori un alto senso di responsabilità e non il qualunquismo d’accatto, proprio mentre il governo e le autorità sanitarie sono in prima linea (si pensi al prodigarsi dell’Istituto Spallanzani) per fronteggiare l’emergenza. Chi specula sul virus magari per un personale rancore elettorale dopo l’Emilia è nient’altro che un poveraccio.

CONFUSIONE. Per Agatha Christie la somma degli indizi costituisce una prova. Orbene nei tradizionali caucus in Iowa che segnano l’inizio della sfida per la Casa Bianca, gli indizi di come le cose si stanno mettendo maluccio per i democratici si contano a bizzeffe. La loro sfida per la presidenza si è rivelata subito una confusa corsa in salita e, se il quadro d’assieme non muterà, l’America corre davvero il rischio di restare per altri quattro anni in mani repubblicane. E quali mani! Alla fine della lunga campagna elettorale per fortuna mancano ancora dieci mesi, ma se il buongiorno si vede dal mattino per gli eredi di Obama nel piccolo stato agricolo l’alba non è neppure spuntata.

CINISMO. Com’era prevedibile, seppure per una manciata di voti, il presidente americano è scampato dall’accusa di impeachment da parte del Senato di Washington a maggioranza repubblicana. Ma la partita non si chiude qui. Prima o poi verrà il momento in cui Donald Trump, dovrà affrontare, nella solitudine della Stanza Ovale, il severo giudizio morale della Storia. Quando quel giorno arriverà, nessun trucco potrà cancellare la scelta imperdonabile di sdoganare e ripristinare l’uso delle mine anti-uomo, bandite da 20 anni. Rimettere in circolazione lo strumento di distruzione di massa convenzionale più perfido di tutto l’arsenale significa esporre l’umanità alla minaccia di un’arma in grado di conservare il suo effetto micidiale anche molti anni dopo la fine del conflitto. Da brivido! Secondo gli esperti del Pentagono gli ordigni dell’ultima generazione – udite, udite – farebbero meno male, poiché si autodistruggono più in fretta pur continuando ovviamente a uccidere… ma soltanto un pochino!!! Come si possa naufragare in questo mare di cinismo è una ragione che la ragione si rifiuta di accettare.

ISOLAMENTO. Consumata sulle note di un valzer triste, il valzer delle candele che dopo un po’ fatalmente si spengono, la Brexit non sembra promettere tutta quella grande felicità sfoderata dai suoi promotori. Dalle battute iniziali prevale piuttosto l’impressione che Londra stia usando i toni duri quale grimaldello per scardinare il fronte dell’UE. Sono infatti sentimenti ben poco nobili e non certo all’insegna del “vogliamoci bene” quelli manifestati da Nigel Farage, il leader separatista che proclama di amare l’Europa (chissà come), ma di odiare – s?, odiare – l’Unione europea. Lottare contro l’odio tra i popoli, dopo le tragiche esperienze del passato, costituisce uno dei pilastri attorno ai quali fa perno il patrimonio comunitario che ci ha posto al riparo da una terza guerra mondiale. Riesumarlo ora in questi termini sull’altare dello splendido isolamento potrebbe equivalere a un salto nel buio dalle conseguenze inimmaginabili.

SEGNALE. Per la politica valgano come monito da tenere sempre presente, i dati dell’ultima indagine Eurispes. Se ne ricava un quadro d’assieme non privo di ombre nel constatare che dal 2004 a oggi il numero di chi pensa che la Shoah non sia mai esistita è aumentato in modo esponenziale: dal 2,7 percento di allora al 15,6 di oggi. Di pari passo trova un “discreto consenso” l’affermazione secondo cui Mussolini sia stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio. Sull’altro versante la percezione è tuttavia e per fortuna molto diversa e per niente incline a sottovalutare la tendenza in atto. Forte tra l’opinione pubblica è la consapevolezza che la recrudescenza del fenomeno sia la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo. Vi è dunque tra gli intervistati – ed è un segnale rassicurante – la netta convinzione che il problema non soltanto c’è, ma che in nessun modo va sottovalutato per non creare una frattura nel Paese.

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