Le fasce più giovani potrebbero veicolare nuove ondate di Covid

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Nature pubblica un approfondimento con i commenti di virologi e scienziati

© FRÉDÉRIC SCHEIBER / HANS LUCAS / HANS LUCAS VIA AFP –

Le prossime ondate di Covid-19 potrebbero essere veicolate principalmente dalle fasce più giovani della popolazione. Questo, in estrema sintesi, è l’argomento di un approfondimento pubblicato sulla rivista Nature, in cui si riportano le opinioni di diversi esperti ed epidemiologi che hanno valutato la possibilità che il nuovo coronavirus diventi una malattia a maggiore circolazione tra i più giovani.

In Israele, si legge nell’articolo, dove la popolazione è stata vaccinata per oltre l’85 per cento, si registra ora un’impennata di casi tra gli adolescenti. “Questa diversa tendenza non sorprende – osserva Ran Balicer, epidemiologo presso il Clalit Health Services, a Tel Aviv – evidenzia la possibilità che le successive ondate di diffusione possano essere guidate dalla popolazione più giovane”.

Il Covid-19 “sta ora colpendo le persone non vaccinate – continua Joshua Goldstein, demografo dell’Università della California, a Berkeley – che sono principalmente i ragazzi”. Questa tendenza ha spinto gli scienziati a proseguire gli studi sulla trasmissione e sulle infezioni da nuovo coronavirus tra le fasce d’età più giovane.

“Diventa sempre più importante comprendere il peso della malattia tra bambini e adolescenti – sottolinea Karin Magnusson, epidemiologa presso l’Istituto norvegese di sanità pubblica di Oslo – nel nostro lavoro abbiamo dimostrato che, nonostante non necessitino cure specifiche, i più piccoli devono essere seguiti fino a sei mesi di distanza dal contagio”.

Gli scienziati concordano quindi che potrebbe essere necessario procedere con le vaccinazioni anche tra le fasce della popolazione adolescente, ma alcuni esperti si concentrano sull’importanza di dare precedenza alle campagne di vaccinazione nei Paesi caratterizzati da condizioni sanitarie più complesse.

“Stiamo somministrando le vaccinazioni ai più piccoli nei Paesi più agiati – commenta Jennie Lavine, che studia le dinamiche delle malattie infettive alla Emory University di Atlanta – quando moltissimi anziani nelle zone a basso reddito non hanno ancora ricevuto l’immunizzazione. Credo che dovremmo considerare l’impatto sulla vita delle persone prima di affrontare questa scelta, visto il grado di severità con cui la malattia colpisce in base all’età dei pazienti”.

Per Henrik Salje, epidemiologo di malattie infettive presso l’Università di Cambridge, la riduzione dell’età media nelle infezioni “rappresenta un fenomeno piuttosto interessante ma potrebbe essere solo temporaneo. Potrebbero verificarsi diversi scenari che attualmente non possiamo prevedere. Nuove varianti potrebbero emergere, alcune delle quali in grado di rendere nuovamente suscettibili gli anziani che, per natura più fragili alla malattia, rischierebbero la vita”.

Il Covid-19 “potrebbe effettivamente diventare una malattia che circola tra i giovani – conclude Nick Bundle, epidemiologo presso il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie di Stoccolma – ma non abbiamo modo di sapere che tipo di rischi ciò potrà comportare per la popolazione”. AGI

COVID VARIANTE DELTA

Redazione Corriere Nazionale

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