Le sfide nei collegi tra i big dei partiti

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l derby della Capitale vede affrontarsi Nicola Zingaretti e Giorgia Meloni, capilista di Pd e Fratelli d’Italia. Tra i duelli degni di nota ci sono quello fra Pierferdinando Casini e Vittorio Sgarbi a Bologna e quello in famiglia fra Bobo e Stefania Craxi in Sicilia.

© Pierpaolo Scavuzzo – Nicola Zingaretti e Giorgia Meloni

 

AGI – Calenda contro Bonino a Roma, dove si scontrano anche Nicola Zingaretti e Giorgia Meloni, mentre Enrico Letta, Giuseppe Conte e Matteo Salvini se la vedranno tutti a Milano, teatro della sfida al Senato fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Magie del Rosatellum, legge elettorale che assegna il 37% dei seggi con un sistema maggioritario a turno unico in collegi uninominali: in ciascun collegio è eletto il candidato più votato, secondo il sistema noto come uninominale secco. Vince chi prende un voto in più.

I duellanti hanno da tempo cominciato a tirare i primi affondi, chi colpendo di fioretto chi prediligendo la sciabola. Carlo Calenda ed Emma Bonino sembrano preferire la seconda. “Mai ho visto in vita mia un voltafaccia tanto repentino e truffaldino”, dice Bonino commentando l’addio di Calenda e Azione all’alleanza con il Pd, saltata dopo nemmeno una settimana.

Calenda ha lasciato Letta per accasarsi con Italia Viva e Matteo Renzi, scelta non condivisa da Più Europa che ha preferito rimanere con il Pd. “Io pensavo che Bonino si candidasse nelle liste del suo partito, di quello che ha fondato, non nel Pd”, ribatte il leader di Azione: “Credo che questa sia una finta news. Come fa a candidarsi nella lista proporzionale sotto il Pd avendo un partito che si chiama Più Europa? A questo punto chiuderà il partito che lei stessa ha fondato”.

Bonino si candida proprio con il suo partito, Più Europa, ma lo scontro fra i due è comunque aperto. Il ritrovato alleato di Calenda, Matteo Renzi, usa invece il fioretto nella sfida che lo vede opposto a Silvio Berlusconi, entrambi capilista a Milano. L’immagine del leader di Forza Italia che sale le scale del quartier generale del Pd per firmare il Patto del Nazareno è di sette anni fa. L’accordo saltò dopo la prima elezione di Sergio Mattarella che, per Berlusconi, dovrà fare un passo indietro nel caso dovesse passare la riforma sul presidenzialismo da lui auspicata.

Una riforma alla quale anche Matteo Renzi sembra ora aprire: “Non mi strappo le vesti e nemmeno i capelli sul presidenzialismo, chi dice che è una minaccia per la democrazia afferma che Usa o Francia non sono paesi democratici, il che è una follia”. Sul duello che lo vede impegnato contro il Cavaliere, poi, il leader di Italia Viva usa parole improntate al fair play: “Sarà molto divertente e utile per i cittadini che potranno riflettere su quale è la strada più giusta per il futuro, sulle tasse, sulla politica estera, sul costo dell’energia. Quando c’è confronto va sempre bene, l’importante è che ci sia civiltà”.

Toni ben diversi da quelli utilizzati nei confronti di Enrico Letta, ormai ribattezzato sarcasticamente ‘Occhi di Tigre’ da Renzi e dai suoi, tanto da farne un hashtag Twitter. Il riferimento è alle parole con cui il segretario Pd chiama alla mobilitazione il suo partito.

Le liste votate in direzione hanno provocato non pochi malumori, con esponenti del calibro di Monica Cirinnà o Vincenzo Amendola a meditare il passo indietro di fornte alla prospettiva di condurre una battaglia in collegi ostici. Il segretario Pd infine ha tenuto il punto e se Amendola è stato schierato come capolista in Basilicata è stato solo per il passo indietro fatto dal giovane segretario regionale Raffaele La Regina, finito nell’occhio del ciclone per un vecchio post su Israele.

Enrico Letta prova comunque a dare il buon esempio candidandosi a Vicenza, nel profondo Nord Est, già roccaforte della Lega e oggi territorio di conquista di Fratelli d’Italia, come raccontano anche i risultati delle ultime elezioni amministrative. “Penso che la nostra campagna elettorale non debba essere in difesa, ma in attacco. Voglio dimostrare che queste elezioni possiamo vincerle, quindi ho deciso di fare un’incursione laddove la partita è più difficile e dove il numero di coloro che hanno tradito Draghi è altissimo”.

Ma è all’ombra della Madunina che si concentrano le candidature dei leader. Oltre a Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, si presentano come capilista anche Matteo Salvini, Giuseppe Conte e il segretario dem. Il leader M5s è candidato anche in Campania, dove se la vedrà con Luigi Di Maio, in una sfida che sa di resa dei conti fra ex compagni di partito. In Campania è schierata anche una rappresentanza del governo Draghi: Dario Franceschini, Roberto Speranza e Mara Carfagna.

Il derby della Capitale vede affrontarsi Nicola Zingaretti e Giorgia Meloni: entrambi hanno scelto le mura domestiche per sfidarsi in qualità di capilista di Pd e Fratelli d’Italia. Tra i duelli da seguire c’è poi quello fra Pierferdinando Casini e Vittorio Sgarbi a Bologna e la sfida in famiglia fra Bobo e Stefania Craxi in Sicilia, anche se i figli di Bettino Craxi sono candidati l’uno alla Camera e l’altra al Senato

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