Le ‘spese immorali’ di Di Maio

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Una domanda si aggira per i social: “Cosa sono esattamente per Di Maio le ‘spese immorali’?”. Ed è così che i paletti all’impiego del reddito di cittadinanza ipotizzati dal vicepremier offrono un nuovo argomento di discussione alla rete: praticamente compatto nel condannare l’uscita del leader pentastellato – ‘reo’ di non aver fornito indicazioni precise su quale tenore di vita dovrebbe seguire chi richiederà il Rdc -, il web si interroga ora su quali implicazioni potrebbe avere uno “Stato che darà giudizi morali sui propri cittadini”.

Se da un lato sembra essere certo che i 780 euro non potranno essere destinati all’acquisto di ‘gratta & vinci’, sigarette o spesi alle slot, è altrettanto vero che la generica definizione “spese immorali” fatta dal ministro apre a decine e decine di ipotesi e domande, prima fra le quali se può lo Stato “decidere sulla spesa dei meno abbienti” e se le eventuali restrizioni – come quella sulle sigarette, ad esempio – non siano “un’umiliazione” o un modo per ridurre la povertà a “una colpa e se sei povero devi pensare solo ai tuoi bisogni primari, perché tutto il resto non puoi e non devi permettertelo”. “Il problema principale delle spese immorali di Di Maio – scrivono – è che lo Stato non dovrebbe MAI dare giudizi morali sui propri abitanti”. Del resto, “se la ‘moralità’ diventa metro di giudizio di chi governa, non siamo più cittadini ma sudditi. La moralità – sottolineano – NON rientra nello Stato di diritto”. “In pratica ti danno 780€ a patto di continuare a fare una vita di merda”, tagliano corto, definendola “Povertà 2.0”.

A fianco di quanti contestano duramente le dichiarazioni del vicepremier, si unisce anche – come ormai di consueto – chi per criticare affila l’arma dell’ironia. E’ così che su Twitter compaiono decine e decine di improbabili liste della spesa, consentite o meno. O, addirittura, dialoghi col salumiere al supermercato: “Allora – scrivono -, vorrei un etto di prosciutto cotto, uno di crudo e una decina di olive ascolane. Un attimo solo che controllo la lista: mi spiace ma le olive non posso proprio perché risultano tra le #speseimmorali per via del ripieno”. E ancora: “Prime anticipazioni sulle #speseimmorali che non rientreranno nel Reddito di Cittadinanza: -Film di Beppe Fiorello -Libri di Renzi -Tessere PD -Pedaggi autostradali -Commissioni bancarie -Iscrizione al Bilderberghe -Elemosine ai neri”. “A me – ragionano ancora, immaginando improbabili pusher – questa cosa delle spese immorali mi sta devastando. Mi immagino gli spacciatori di prodotti immorali appostati fuori dai negozi a dire ‘Capo tengo prodotti immorali… Vuò sigarette? Schede pay tv?? 5 pacchi di pasta 1 gratta e vinci. Abbiamo birra immorale 100% capo'”.

Se in molti si chiedono se la Nutella sia morale o immorale, così come “i preservativi”, “la pillola” o i “sex toys”, c’è anche chi si lancia in citazioni rivisitate di film, personaggi famosi e anche vecchi slogan di propaganda democristiana. E’ il caso di “nel segreto del carrello della spesa Dio ti guarda, Giggino pure”, o di citazioni verdoniane ripensate ad hoc: “Però tu mi assicuri che il #redditodicittadinanza non vi serve per le spese immorali? – Me sa che co’ du gettoni è difficile pagasse le spese immorali. Comunque è un’esperienza che non ci interessa”, scrivono attualizzando la Fiorenza di ‘Bianco, rosso e Verdone’. E nel calderone di Twitter finisce anche, suo malgrado, il mito dissoluto del calcio George Best: “Ho speso gran parte del mio reddito di cittadinanza in gratta e vinci, sigarette e spese immorali. Il resto – va da sé – l’ho sperperato”.

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