Lettera aperta dell’avv. Paolo Marra a Carola Rackete

Con questa espressione possiamo immaginare che la Comandante Carola, l’unica vera capitana in questa storia, avrebbe ascoltato i consigli dell’avvocato Marra espressi nella seguente lettera aperta.

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Cara Carola, tu sul territorio dello Stato Italiano non ci puoi entrare. Come dirtelo? Sei incompatibile. Fattene una ragione.


Ma come ti permetti di affrontare a viso aperto, nuda e cruda, niente di meno che la Guardia di Finanza.
Senza organizzare un minimo di ammuina.
Possibile che in mezzo a 40 persone non ne tenevi una capace di tagliarsi le vene con un po’ di rosso pomodoro?
Manco ‘na femmina disposta a farsi mettere incinta da un cuscino sotto la maglietta?
Ma almeno, almeno qualche certificato medico te lo potevi procurare?


Poi la tua colpa più grave – dopo quella di aver salvato vite umane -mannagghe a te, mannagghe. Mo’ te lo dico: in questo Paese non ci si presenta mai a mani vuote. Specialmente se vieni dal mare, é d’obbligo portare un po’ di pesce fresco. Che ne so: un tonnetto, un paio di saraghi, ‘na cernia, ma pure una tartaruga da fare al brodetto andava bene. Tu, invece, niente.


Ah quante porte e quanti porti ti si sarebbero aperti con 4/5 chili di datteri belli freschi.
E scommetto che nei serbatoi non tenevi manco un litro di benzina agricola. Briató, per piacere spiegaglielo tu che qui pure gli yacht vanno a benzina agricola.


Carolina, Carolina, figghia me, come pretendevi di non essere arrestata?
E, come se tutto ciò non bastasse, tu dopo che fai? Te ne stai buona, buona, zitta, zitta ad aspettare rispettosamente la decisione del Giudice.
No comandante Rackete, tu con questo Stato non c’entri nulla.


Ascolta: la prossima volta fai come fanno in tanti, anche fra i nostri giovani migliori: quando vedi il tricolore, gira al largo.


Paolo Marra

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