Libertà e liberazione

Politica

Di

L’Opinione di Roberto Chiavarini

Direttore, molto spesso, in televisione, sento utilizzare la parola Libertà e, in altre occasioni, la parola Liberazione. Concettualmente, che differenza c’è secondo lei?

Salvatore Magli-Lecce

Si, ha ragione, dobbiamo fare un distinguo concettuale tra Libertà e Liberazione.

Come ben sa, agli inizi degli anni 70, ho vissuto i cosiddetti “Moti Studenteschi”, quindi ho avuto sempre a che fare con il conflitto che si è ingenerato tra queste due parole.

Tralasciando i significati politici, la definizione “libertà”, etimologicamente, non ha la stessa valenza della parola “liberazione”.

Una cosa, è la libertà ed un’altra è la liberazione.

Insomma, la libertà, in democrazia, è universale, della quale tutti ne “devono” usufruire e godere in egual misura, con equidistanza, come se fosse una bilancia i cui piatti devono mantenere lo stesso allineamento, tra Diritti e Doveri, con la reciproca accettazione civile delle parti contrapposte, soprattutto della indipendenza e del libero arbitrio individuale e collettivo che ne consegue, mentre la liberazione, è di parte, poiché intende che una parte si liberi dell’altra parte ritenuta opprimente e/o che procuri sofferenza psicologica.

Provo a spiegarmi meglio.

Questo accade, tra amici che non vanno più d’accordo, tra marito e moglie, tra parenti, tra antagonisti sociali, tra oppressi ed oppressori, accade tanto più in ambienti di degrado sociale, dove la supremazia del più forte, prende quasi sempre il sopravvento sul più debole.

Insomma, quando una parte cerchi di ribellarsi e/o di sopraffare l’altra.

E tutto ciò, concettualmente, deve andare al di la dei torti e delle ragioni.

E quando una parte prende il sopravvento sull’altra, non significa che la parte trionfante abbia raggiunto la libertà universale, ma che si sia liberata della parte avversa, questo si.    

Poiché, la parte trionfante può diventare, a sua volta, essa stessa “oppressora”.

Pur non volendo fare riferimento all’aspetto politico, una chiave di lettura della differenza linguistica tra le due parole, ce la da proprio la Storia d’Italia, poiché, nel tempo passato, dall’800 andando indietro nei secoli, i piccoli Stati che formavano l’attuale Nazione denominata Italia, si liberavano dell’oppressore di turno, istituendo alleanze con altre potenze di Stati stranieri, i quali, a loro volta, liberato il popolo dall’oppresso, diventavano essi stessi i nuovi conquistatori ed oppressori di chi avevano aiutato a liberarsi dell’oppressore precedente.

Quindi, quei piccoli stati, non avevano raggiunto la libertà, e di conseguenza la indipendenza individuale e collettiva, ma solo e soltanto la “Liberazione” dell’oppressore precedente.

Faccio due esempi, molto più semplici:

Poniamo il caso che una moglie voglia separarsi dal marito e/o viceversa. Separarsi non significa aver raggiunto la libertà e la indipendenza individuale, perché, magari, dal giorno dopo, entrambi, vanno a convivere con un nuovo amore.

Adesso passo ad un esempio più materiale: poniamo il caso che, un individuo, intenda liberarsi di un oggetto, di una casa e/o di un’auto.

Liberarsi della automobile, un esempio su tutti, perché fa rumore e/o il motore è in fumo, non si deve intende come il raggiungimento della libertà dall’utilizzo dell’auto, magari sostituendola con una bici e/o con le salutari passeggiate a piedi, poiché liberarsi dell’auto vecchia, molto spesso significa comprarsi una nuova auto.    

Quindi non si è raggiunta la Libertà dalla schiavitù dell’uso dell’auto, ma liberarsi di quella vecchia si.

Per concludere sinteticamente, anche se l’argomento meriterebbe un vero e proprio trattato, la definizione “Libertà”, che implica conseguentemente anche il concetto su cui fondano i sacri principi della “Democrazia” compiuta, significa anche e soprattutto indipendenza individuale e collettiva, con tutto ciò che quel termine contempli, mentre, la liberazione, è strettamente limitata,  solo e soltanto, all’idea di una parte che intenda liberarsi da qualcosa e/o da qualcuno, meglio ancora da ciò che sia diventato insopportabile per la parte per così dire “insofferente”.

La parola Libertà, dunque, è un termine di enorme significato, la parola liberazione, è condizionatamente circoscritta ed accreditabile solo alla parte che, non intendendo soccombere e/o accettare lo stato delle cose in cui è piombata, si “liberi” da ciò che gli procuri sofferenza.

ROBERTO CHIAVARINI

Opinionista di Arte e Politica

Redazione Corriere Nazionale

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