L’importanza del “benessere psicologico”: intervista alla Dott.ssa Maria Angela Lucarano

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Spesso quando si parla di “benessere” si prende in considerazione solo la “salute fisica” di un individuo tralasciando il mondo delle emozioni e la sua mente.

In Italia attorno alla figura dello “psicologo” aleggiano tanti pregiudizi ed etichette. C’è molta disinformazione attorno al mondo della psicologia. Eppure la salute mentale rappresenterà “il principale problema sanitario del prossimo futuro”: asserisce il ministro della Salute Giulia Grillo.

Per il decimo anno consecutivo la SIPAP (Società Italiana Psicologi Area professionale) organizza in tutto il Mese di Ottobre, il Mese del benessere Psicologico.

Dal 1° al 31 Ottobre in tutta Italia, si svolgono seminari gratuiti, workshop, consulenze da parte di psicologi, liberi professionisti. L’iniziativa mira ad informare le persone sul ruolo della psicologia nella loro esistenza, a promuovere il “benessere psicologico” inteso come valore fondante e ideale della qualità di vita.

Per sapere più chiarimenti su questa interessante iniziativa abbiamo intervistato la giovane psicologa pugliese Maria Angela Lucarano che ci ha parlato del benessere psicologico e della sua partecipazione attiva all’iniziativa promossa dalla Sipap. Con molta passione ed entusiasmo ci ha raccontato del suo lavoro da psicoterapeuta cognitiva.

Solitamente si tende più a dare valore al “benessere fisico” che a quello psicologico. Secondo lei che cosa è il “benessere psicologico”?

Io credo che il benessere fisico e psicologico abbiano la stessa importanza, anzi la relazione  mente-corpo è molto importante e da salvaguardare. Per  parlare di benessere mi piace riprendere la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per cui “la salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non la semplice assenza di malattia”, proprio per rimarcare la stretta interconnessione tra soma e psiche.

Secondo Bertini, professore emerito di Psicologia della Salute all’Università La Sapienza di Roma, il futuro degli psicologi avrà a che fare non solo con l’individuazione e l’analisi dei disturbi, ma con la “promozione” delle risorse e delle competenze già presenti all’interno di ciascuno di noi. Come sta cambiando il mondo della psicologia?

Il mondo della psicologia sta per  fortuna cambiando, pur incontrando ancora molte resistenze e pregiudizi; credo si stia valorizzando il concetto di “prevenzione” e non solo quello di “malattia”, proprio per supportare le persone a prendere consapevolezza delle risorse che già possiedono, insieme al concetto di “resilienza”, cioè la capacità dell’individuo di far fronte in maniera funzionale agli eventi traumatici, riuscendo ad riorganizzare positivamente la propria vita. Inoltre si sta cercando di  promuovere la figura dello psicologo in altri ambiti, come la scuola e all’interno degli studi medici, dove la presenza di un’altra professionalità è importante e arricchente. 

 

 Molteplici sono i tabù che ruotano ancora attorno al mondo della psicologia… Come mai?

Purtroppo ci sono ancora molti tabù, come ad esempio che lo psicologo sia il medico dei “pazzi”, o che sia una figura vicino al mondo della magia. Credo che sia il retaggio di un sistema culturale che tende a “ghettizzare” il diverso, avendone paura, senza comprendere che l’accoglienza empatica sia la strada migliore per tutti.

Secondo lei quali sono le prerogative di un” bravo terapeuta”?

Le prerogative di un bravo terapeuta…difficile?! Credo che sia molto importante l’ascolto, l’accoglienza dell’altro con la sospensione del giudizio e del pre-giudizio; la capacità di far sentire il paziente non inferiore, ma parte attiva della relazione terapeutica, in quanto “cooperatore”… per dirla con le parole di Bowlby: il terapeuta deve  fornire al paziente una base sicura dalla quale partire per esplorare i diversi aspetti infelici e dolorosi della sua vita, molti dei quali il paziente trova difficile o forse impossibile riconsiderare senza un compagno di cui abbia fiducia che gli fornisca sostegno, incoraggiamento, comprensione e che, al caso, faccia da guida …

Secondo lei che validità ha il “mese del benessere psicologico” promosso dalla SIPAP?

Il mese del benessere credo sia molto valido per favorire la diffusione della cultura del benessere psicologico, sensibilizzando la cittadinanza attraverso un’ampia attività di consulenza, pubblicizzazione, promozione della professionalità dello psicologo, proprio per combattere quei tabù di cui parlavamo. Quest’anno l’iniziativa ruotava intorno a cinque tematiche: stress, isolamento, paure, conflitti e bullismo ed il tema principale della campagna nazionale era proprio l’ASCOLTO.

 

Come si sta attivando per questa iniziativa? Ci racconti cosa ha organizzato per il mese del Benessere Psicologico…

 

Quest’anno ho aderito all’iniziativa “studi aperti” dando la possibilità di una prima consulenza gratuita, in ambito di problematiche dell’età evolutiva e adulta. Negli anni precedenti ho anche organizzato degli incontri informativi gratuiti, su alcune tematiche come stress e mindfulness.

Parliamo del suo lavoro da psicoterapeuta specializzata in problematiche in età evolutiva e adulta. In cosa consiste la sua professione?

Io sono una psicologa psicoterapeuta cognitiva, la mia professione consiste innanzitutto nell’accogliere nel mio studio, grandi e piccoli, che stanno attraversando un periodo difficile della loro vita, cercando di supportare il loro cammino e insieme trovare delle strategie possibili per promuovere il loro benessere. Mi occupo anche di terapia ABA con bambini e ragazzi autistici.

La parte più bella  e soddisfacente del suo lavoro…. E quella più noiosa?

La parte più bella del mio lavoro è senza dubbio vedere un sorriso, ricevere un grazie autentico dalle persone che si sono fidate e affidate a te, e dai più piccoli essere riempita di disegni o letterine in cui esprimono il loro ringraziamento genuino e spontaneo. Non c’è una parte noiosa, secondo me, perché è  un lavoro dinamico e bisogna usare anche fantasia e intuizione. Parlerei più di una parte di auto-riflessione  che serve per crescere e per capire eventualmente cosa non abbia permesso di arrivare al cuore del paziente.

Quanto conta la formazione e l’aggiornamento nella sua professione?

L’aggiornamento e la formazione sono importantissimi secondo me, tra l’altro la formazione continua è prevista dal nostro codice deontologico.  Non abbiamo a che fare con degli oggetti o macchinari, ma con delle persone e bisogna trattarle con i “guanti” e fermarsi sull’uscio finché non siano loro a farti entrare.

 

Che consigli darebbe a chi vuole intraprendere la sua stessa professione?

Sicuramente non è un cammino facile, è lungo, non finisce mai, e ci si scontra anche con i pregiudizi culturali. I consigli che mi sento di dare sono quelli di non perdere la motivazione, di crederci fino in fondo e di essere appassionati nel senso vero del termine perché così si fa bene e arrivano anche le prime soddisfazioni.

Mariangela Cutrone

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