«L’Inail non riconosce l’infortunio a operatori sanitari che hanno avuto il Covid»

Lombardia

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Giancarlo Roggerini è morto di Covid il 10 aprile 2020, una delle tante vittime della prima ondata in Val Seriana. Originario di Gorno, residente a Piario, coordinatore infermieristico delle  strutture sanitarie territoriali della Media e Alta Valle Seriana. Ma l’Inail non gli ha riconosciuto l’infortunio sul lavoro.

A sollevare il caso è il sindacato Fials (Federazione italiana autonomie locali e sanità) che segnala numerose situazioni simili in Bergamasca. Il segretario generale bergamasco Alfredo De Marchi ha scritto una lettera indirizzata, tra gli altri, all’Inail, al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando e al ministro della Salute Roberto Speranza. L’oggetto è «mancato riconoscimento infortunio – malattia da COVID-19 contratta dagli operatori sanitari dipendenti di Aziende Sanitarie di Bergamo e Provincia».

Dopo poche righe, De Marchi chiarisce il merito della questione: «Suscitano sorpresa i numerosi dinieghi espressi dalle commissioni mediche Inail di riconoscere le infezioni da Covid 19 contratte dal personale, dipendete nell’esercizio delle proprie funzioni svolte presso le strutture sanitarie bergamasche. Il fatto che l’Inail rigetti il riconoscimento dell’infortunio per asserita mancanza il nesso di causalità materiale tra malattia riscontrata e contaminazione avvenuta in occasione di lavoro appare riduttivo e superficiale».

Tradotto: l’Inail dice che non si può dimostrare l’avvenuto contagio sul luogo di lavoro. Ma il segretario generale del Fials Bergamo si richiama a «istruzioni emanate dalla direzione generale dell’Inail» dalle quali discenderebbe che «ove l’episodio che ha determinato il contagio non sia percepito o non possa essere provato dal lavoratore, si deve comunque presumere che lo stesso si sia verificato in considerazione  delle mansioni svolte in ambienti infettati dal COVID-19 e di ogni altro indizio che in tal senso deponga. Si aggiunge che, l’elevato rischio di contagio ricaduto sugli operatori sanitari va commisurato con il dato epidemiologico territoriale».

De Marchi, pertanto, evidenzia: «La decisione assunta dalle sedi territoriali Inail di Bergamo di non riconoscere l’infortunio al personale sanitario che ha contratto l’infezione da Covid 19, ci lascia molto perplessi, data l’evidente esposizione lavorativa, sia essa diretta o riflessa degli stessi a contatto con pazienti Covid». Secondo il segretario Fials, dunque, «al di là di ogni ragionevole dubbio si ritiene che  a tutto il personale Sanitario che ha contratto l’infezione da COVID 19 – debba essere riconosciuto l’infortunio o malattia professionale».

Riassumendo: secondo il sindacato, l’esposizione del personale sanitario e il conseguente rischio, la situazione in provincia di Bergamo nella prima ondata della pandemia, dovrebbero far riconoscere l’infortunio o la malattia professionale, anche se non si può provare un nesso diretto.

Di seguito riportiamo la lettera per intero:

Bergamo 16/06/2021.

Mancato riconoscimento Infortunio  – Malattia da COVID-19 Contratta dagli operatori sanitari   dipendenti di Aziende Sanitarie di Bergamo e Provincia. 

Considerazioni di Merito e di Metodo . 

In via preliminare s’intende esprimere aperto dissenso per il ritardo di alcune Aziende Sanitarie Bergamasche di assolvere l’obbligo di effettuare, la denuncia/comunicazione d’infortunio ai sensi dell’articolo 53 D.P.R 30/6/1965, 1124 e. S.m.i. Come ad esempio, ASST PG23 – soltanto nel mese di dicembre 2020 ha avviato le procedure di trasmissione degli infortuni riferiti al periodo 20/2/2020 – 30/4/2020. ( incomprensibile). 

Suscitano sorpresa i numerosi dinieghi espressi dalle commissioni mediche I.N.A.I.L. di riconoscere le infezioni da Covid 19 contratte dal personale, dipendete nell’esercizio delle proprie funzioni svolte presso le strutture Sanitarie Bergamasche. Il fatto che l’I.N.A.I.L. rigetti il riconoscimento dell’infortunio per asserita mancanza il nesso di causalità materiale tra malattia riscontrata e Contaminazione avvenuta in occasione di lavoro appare riduttivo e superficiale. 

Disattende inoltre alle disposizioni emanate dalla Direzione Centrale INAIL che, trasmetteva alle strutture centrali Territoriali del medesimo istituto di identificare come infortunio le affezioni infettive e parassitarie e inquadrate nell’abito di rischio Professionale, secondo il principio

affermato dalla Corte di Cassazione, sentenze: 5764/1982- n. 8058/1991- n. 3090 /1992 – n. 1373 e 6390/1998 . 

In base alle istruzioni emanate dalla direzione Generale INAIL nella suddetta circolare, e la trattazione dei casi di malattie infettive e parassitarie, la tutela assicurativa si estende anche alle ipotesi in cui l’identificazione delle precise e modi lavorativi del contagio si presenti problematica. Ne discende che, ove l’episodio che ha determinato il contagio non sia percepito o non può essere provato dal lavoratore, si deve comunque presumere che lo stesso si sia verificato in considerazione  delle mansioni svolte in ambienti infettati dal COVID-19 e di ogni altro indizio che in tal senso deponga. Si aggiungendo che, l’elevato rischio di contagio ricaduto sugli operatori sanitari va commisurato con il dato epidemiologico Territoriale. 

La decisione assunta dalle sedi Territoriali INAIL di Bergamo di non riconoscere l’infortunio al personale sanitario che ha contratto l’infezione da Covid 19, ci lascia molto perplessi, data l’evidente esposizione lavorativa, sia essa diretta o riflessa degli stessi a contatto con pazienti Covid. 

Sicuramente i burocrati accertatori non danno alcun peso al momento emergenziale che ha coinvolto Bergamo e Provincia che già dal mese di Novembre e Dicembre 2019 erano state riscontrate numerose Polmoniti Sospette.    

 Sarà sfuggito che da dicembre Bergamo era già invasa dal Coronavirus; Senza saperlo, o meglio, senza conoscere il nome del nemico invisibile che stava già picchiando sui polmoni. Infatti, a quell’epoca in tutti gli Ospedali vi erano moltissimi pazienti e operatori sanitari affetti da COVID -19 – anche asintomatici – Pazienti ricoverati collocati nei ripostigli, sulle barelle, per terra ecc. l’enorme sacrificio, lo stress e il dolore patito da tutto il personale per fronteggiare un triage di guerra ; “ Definiti con sospetto opportunismo Eroi –  Ma nei fatti Danneggiati ” .

Suscita in noi sconforto e indignazione rilevare che l’I.N.A.I.L motiva il riconoscimento del nesso di causalità tra l’evento denunciato e la lesione accertata. A tal proposito, è già stata deposito alla camera dei deputati apposita interpellanza). 

Perciò, al di là di ogni ragionevole dubbio si ritiene che  a tutto il personale Sanitario che ha contratto l’infezione da COVID 19 – debba essere riconosciuto l’infortunio o malattia Professionale . 

Avvertiamo che, alla presenza di ulteriore inerzia da parte di codesto istituto, indurrà la nostra Federazione Sindacale a demandare al nostro legale di fiducia d’intraprendere le azioni necessarie consentite dalla Legge.                                                                                                                

Nell’auspicio che alla presente sarà riposta la massima attenzione e urgenza, nell’attesa di riscontro favorevole a quanto richiesto, si coglie l’occasione di Porgere Distinti Saluti.

F.to Il Segretario Generale FIALS Bergamo 

                   Alfredo De Marchi

Diniego espresso al Dott. Roggerini Giancarlo, Coordinatore infermieristico delle  Strutture Sanitarie Territoriali Media- Alta Valle Seriana– Epicentro Mondiale della Pandemia – Deceduto per Covid  il 10 aprile 2020 . 

        LA VEDOVA RINGRAZIA l’INAIL”. 

myvalley.it

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