L’inquietudine umana raccontata dallo scrittore Paolo Marati

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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Finalmente è possibile acquistare in libreria il nuovo romanzo del romano Paolo Marati, “Il Giorno in cui Lorenzo morì” edito da Ponte Sisto.

Il giorno in cui morì Lorenzo” è un romanzo corale dai contorni drammatici che sfocia in un’inaspettata liricità. I Protagonisti della vicenda drammatica narrata sono Lorenzo, un ragazzo sensibile romano, Pippi, un attempato clochard oppresso da innumerevoli istinti sessuali e Manu, un affascinante ventenne borghese. Nonostante le loro personalità diverse e complesse, essi sono accumunati da un’inquietudine costantemente in bilico tra “purezza” e “dannazione”.

Nel suo nuovo romanzo Paolo Marati, docente di Latino e Lettere al Liceo Classico Torquato Tasso di Roma, denuncia l’insicurezza e la fragilità dell’essere umano in questa società odierna sempre più conformista e votata al caos. Ne “Il giorno in cui morì Lorenzo” emerge un’analisi cruda e tragica dei rapporti umani sempre più brutali e alimentati da un spietato individualismo, in cui è l’ego a  regnare sovrano.

In questa esclusiva intervista realizzata in collaborazione con la Book Media Events di Isabella Borghese, lo scrittore Paolo Marati ci racconta in prima persona di com’è nata l’idea di questo interessante romanzo e ci spiega come il suo ruolo di docente, a stretto contatto con le nuove generazioni, gli consenta di alimentare la sua ispirazione e il suo spirito critico e di acuta osservazione della società odierna.

Com’è nata l’idea di scrivere “Il giorno in cui Lorenzo morì”?

Difficile rispondere perché la genesi di un romanzo è legata sempre a diverse ragioni, molte delle quali inafferrabili. Posso provare a formulare delle ipotesi che però non superano il livello della probabilità. Forse l’idea è nata da un fastidio personale verso tutte le forme di ipocrisia che scorgo nella società odierna e di cui nemmeno io, probabilmente, sono immune. Oppure è nata da un desiderio di creare tre personaggi del tutto diversi, sia per quel che riguarda l’estrazione sociale sia per quel che riguarda l’approccio alla vita, tre personaggi accomunati però da un’incapacità totale di inserirsi nelle convenzioni sociali. O infine è nata dalla volontà di esorcizzare delle fragilità interiori tramite la consolazione della scrittura. Non saprei. Tanto più che, a tale molteplicità di ipotesi, si unisce una memoria fragile.

Lo stato d’animo che accomuna i tre personaggi emblematici del suo romanzo, Lorenzo, Pippi e Manu è l’inquietudine. Secondo lei come può essere definita al giorno d’oggi l’inquietudine?

L’insicurezza angosciosa determinata dal non essere in sintonia con il conformismo imperante nell’era dei social media; il percepire l’impossibilità di fuga da un mondo che, alle aspirazioni spesso evanescenti di un futuro diverso, ha sostituito la solidità asfissiante di un futuro già scritto; la disarmonia intima che si amplifica in un contesto disarmonico; la coscienza irritante dell’indifferenza generalizzata nei confronti della disperazione altrui.

Dal suo romanzo emerge la brutalità dei rapporti umani nella società odierna. Essendo lei un docente è possibile concretizzare un’educazione capace di “esorcizzare” questa brutalità?

L’unica arma in mano a un docente per tentare di bloccare tale brutalità è l’invito alla tolleranza, l’insegnamento del rispetto della diversità. Ma è chiaro che è un’arma debole, come può esserlo un coltello davanti a una mitragliatrice. Se la natura umana è di per sé crudele, è impossibile credere nelle magnifiche sorti e progressive. Io sono in parte d’accordo con le affermazioni radicali di Manu a inizio libro che ricordano come noi uomini siamo i discendenti degli sterminatori dei neandertaliani. Abbiamo l’efferatezza nel nostro Dna.

Quanto il suo ruolo di docente e quindi di persona costantemente a contatto con le nuove generazioni lo ha influenzato nella scrittura di questo romanzo?

Il lavoro di professore di liceo mi aiuta a scorgere i differenti punti di vista e i diversi stili di vita tra le varie generazioni. Nella società dell’alta tecnologia cambiano in maniera vorticosa. “Il giorno in cui Lorenzo morì” si svolge nel settembre del 2015, poco più di tre anni fa. Eppure, se lo avessi ambientato ai giorni nostri, avrei dovuto cambiare le abitudini dei personaggi, perché le loro sarebbero già state anacronistiche.

Qual è il personaggio a cui è più affezionato e perché?

Forse Manu. È sotto molti versi un personaggio spregevole, egoista. Ma in lui scorgo anche un’umanità di fondo che non riesce ad emergere per via di una serie di contraddizioni che non posso svelare per non rovinare la lettura.

Quanto Paolo Marati è cresciuto artisticamente da “Gli Indecenti” a “Il giorno in cui Lorenzo morì”

Non riuscirei a scorgere una crescita artistica, soprattutto perché “Gli indecenti” e “Il giorno in cui Lorenzo morì” sono due romanzi completamente diversi. Il primo è comico-umoristico, incentrato su un protagonista ben definito. Il secondo è drammatico, a volte lirico, ed ha un impianto corale.

Per lei cosa significa scrivere e quando è nata questa passione?

La mia passione verso la scrittura è nata a sedici anni. Curiosando nella libreria dei miei genitori, scovai un’edizione elegante dei “Buddenbrook”. Attratto dalla bellezza della copertina, decisi di sfogliarlo. Mi ipnotizzò. E forse tuttora sono sotto ipnosi manniana. Probabilmente è dalla lettura deiBuddenbrook” che deriva la mia vocazione letteraria e il piacere consolatorio della scrittura.

Ogni scrittore porta con sé delle influenze inconsce di scrittori a cui è legato. Quali sono le sue?

Proprio perché inconsce sono influenze impossibili da razionalizzare. Potrei rispondere in modo negativo. E cioè confessare che, per quanto li stimi, Gadda, Calvino ed Eco non sono i miei modelli (per rimanere in un ambito italiano). 

Perché il lettore de Il CorriereNazionale.net dovrebbe leggere il suo romanzo?

Più che dovrebbe, direi che potrebbe leggerlo se non ama il romanzo-saggio, perché il mio libro è ricco di personaggi che vivono più o meno drammaticamente le loro storie, e la vita è, di per sé, un dipanarsi di eventi eterogenei.

Progetti futuri di Paolo Marati…

 Un romanzo su una diciassettenne di inizio anni Ottanta scritto in prima persona.

Mariangela Cutrone

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