L’intercettazione che incastra Arata

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(Youtube /Matteo Salvini)

“Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli? (Tinnirello ndr)”. Così parlava, senza sapere di essere intercettato, Paolo Arata, il faccendiere arrestato all’alba di oggi con il figlio per corruzione e autoriciclaggio nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge anche l’imprenditore Vito Nicastri, ritenuto vicino al boss Matteo Messina Denaro, finito in manette anche lui. Nelle intercettazioni, che sono state depositate dalla Dda al Tribunale del Riesame, Arata parla, a bassa voce, di Alberto Tinnirello, il dirigente della Regione siciliana, finito agli arresti domiciliari. Non solo. Arata parla di un altro funzionario, Giacomo Causarano, che presta servizio al Territorio e Ambiente. Non sapendo di essere ascoltato diceva di Causarano “Quello è un corrotto”.

Secondo la ricostruzione dei pm, coordinati dal Procuratore aggiunto Paolo Guido, Alberto Tinnirello avrebbe incassato una tangente, che però non è stata quantificata dagli inquirenti, in cambio di informazioni sullo stato delle pratiche amministrative per la richiesta di autorizzazione integrata ambientale. “Può ritenersi con qualificata probabilità – scrive il gip nella misura cautelare a carico di Arata – che Alberto Tinnirello in un arco temporale abbastanza ampio, in data prossima al dicembre 2017 e sino a tutto il 31.1.2019, asserviva la funzione pubblica esercitata agli interessi privati dei Nicastri e degli Arata, dai quali veniva “messo a libro paga” ricevendo delle somme di denaro di importo non determinato e e nei cui confronti si impegnava permanentemente a compiere ua serie indeterminata di atti collegabili alla sua funzione esercitata.

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