L’intervista-bomba a Diana frutto di una trappola. E la Bbc si scusa

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La principessa disse: “In questo matrimonio eravamo in tre, un po’ troppo affollato…” riferendosi a Camilla Parker-Bowles

principessa Diana Spencer (apf) 

L’intervista-bomba della Bbc a Lady Diana – quella in cui lei, per spiegare il divorzio dall’erede al trono, il principe Carlo, disse ‘Eravamo tre in quel matrimonio’ – fu frutto di una trappola, per ottenerla ci furono “diverse” irregolarità e la Bbc non fece a sufficienza “per rispettare gli elevati standard di integrità e trasparenza che sono il suo segno distintivo”.

La clamorosa intervista rilasciata nel 1995 dalla principessa Diana al popolare programma Panorama della Bbc continua dunque a far parlare di sé.

“Sebbene il rapporto (conclusivo dell’inchiesta, ndr) – spiega il direttore generale dell’emittente – riconosca che Diana, principessa del Galles, fosse entusiasta dell’idea di un’intervista con la Bbc, è evidente che il processo per ottenere l’intervista sia stato molto inferiore a quello che il pubblico ha il diritto di aspettarsi. Siamo molto dispiaciuti per questo. Lord Dyson (il giudice in pensione incaricato dell’inchiesta; ndr)  ha identificato evidenti mancanze”.

“La Bbc avrebbe dovuto fare uno sforzo maggiore per andare a fondo su quanto accadeva in quel momento ed essere più trasparente su ciò che sapeva. Anche se la Bbc non può tornare indietro nel tempo dopo un quarto di secolo, può offrire scuse incondizionate e complete. Ed è quello che fa oggi”. 

Nel frattempo Bashir, forse fiutando l’aria, nei giorni scorsi si è dimesso: ufficialmente per ragioni di salute (era in malattia da mesi) ma era ormai noto che stava arrivando a conclusione l’inchiesta e che, per lui, non conteneva buone nuove. 

L’intervista fu uno scoop clamoroso: Diana disse una frase passata alla storia (“In questo matrimonio eravamo in tre, un po’ troppo affollato…”, alludendo per la prima volta in pubblico alla relazione del marito, il principe di Galles, con Camilla Parker-Bowles); e lanciò il suo autore, il giornalista della Bbc Martin Bashir, verso la fama planetaria.

Ma da tempo Earl Spencer, il fratello di Diana, era convinto che la sorella sia stata ingannata, che l’intervista fu in qualche modo estorta: sostiene che Bashir usò estratti conto falsificati, per dimostrare che due anziani cortigiani venivano pagati dai servizi di sicurezza per spiare la sorella. Ci sarebbero anche altre prove costruite ‘ad hoc’ per convincere Diana a parlare.  

La reazione di William e Harry 

Il “modo disonesto” in cui è stata ottenuta l’esplosiva intervista della Bbc a Lady Diana del 1995 comporta che questa non debba essere mai più trasmessa. Lo ha dichiarato il principe William, primogenito di Diana e del principe Carlo, denunciando che quanto avvenuto allora contribui’ in modo significato alla paranoia e all’isolamento della madre.

“Reca tristezza indescrivibile sapere che le incapacità della Bbc hanno contribuito in modo significativo alla paura, la paranoia e l’isolamento, che ricordo dei suoi ultimi anni di vita”, ha commentato William dopo che la Bbc, a distanza di 25 anni, ha chiesto scusa per la ‘trappola’ messa in piedi dal suo giornalista per convincere Diana a parlare del fallimento del suo matrimonio con Carlo. “Sono del fermo parere che il programma Panorama” della Bbc che trasmise l’intervista “non abbia legittimità e non debba mai più essere trasmesso”. 

 Il principe Harry, secondogenito di Lady Diana e del principe Carlo, ha denunciato che le cattive pratiche dei media sono ancora diffuse e ha accolto con favore l’indagine che ha rivelato come il giornalista Martin Bashir della Bbc avesse estorto con una trappola la famosa intervista al Lady D sul fallimento del suo matrimonio con l’erede al trono. “Si tratta del primo passo vero la giustizia e la verità”, ha dichiarato Harry in un comunicato.

“Quello che mi preoccupa è che queste pratiche, e anche di peggio, sono ancora diffuse oggi”, continua il principe che con la moglie Meghan Markle ha lasciato la casa reale per vivere in America anche per evitare l’eccessiva esposizione ai media. AGI

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