L’Italia e la natalità. Mezzo milione di nati in meno in 5 anni, un minimo storico

Ambiente, Natura & Salute

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L’Italia anno dopo anno continua a spopolarsi. Alla fine di dicembre 2019 dati dell’Istat presentano 435.000 nati con il ‘’ricambio naturale’’ più basso in 102 anni. Per cento persone decedute arrivano soltanto 67 bambini contro i 96 di dieci anni fa. Questi i dati esposti dal Professor Fabrizio Cerusico, considerato uno dei maggiori esperti a livello europeo nel trattamento e nella cura dei problemi di infertilità e della fecondazione assistita al Convegno che si che si è svolto in presenza e online al No Tag Hotel di Trani. Il Professore fa notare, ai medici intervenuti da tutta Italia, che dal  2010 ad oggi le coppie che si sono sottoposte alle cure per la fertilità sono aumentate dell’1,3% e numerosi studi dimostrano il ruolo della dieta nell’infertilità sia maschile che femminile.

Nello specifico lo zucchero porta evidenti squilibri. Quando le cellule cercano di metabolizzare il glucosio a scopi energetici si verificano importanti squilibri strutturali e ormonali come la resistenza all’insulina, una maggiore ossidazione e invecchiamento e le cellule tumorali mostrano un aumento della glicolisi anaerobica. 

Il Professore fa notare che la perdita di peso migliora la fertilità in donne sovrappeso e obese, dà benefici come cicli mestruali più regolari, ovociti spermatozoi e fertilizzazione di migliore qualità e minor dosaggio dei farmaci e dei cicli di trattamento. Nello specifico gli alimenti sono dei veri e propri farmaci e l’alimentazione ha un ruolo determinante nell’equilibrio del nostro organismo. Donne con BMI a valori alti hanno maggiori difficoltà di concepimento rispetto a chi ha un peso gestito. 

Uno studio condotto da Moragianni e colleghi mostra che le donne obese hanno il 68% di probabilità in meno di avere un parto vivo dopo il primo ciclo di terapia assistita rispetto alle normopeso. 

Esistono prove convincenti che ridurre il carico di carboidrati può ridurre i livelli circolanti di insulina, migliorare lo squilibrio ormonale e provocare la ripresa dell’ovulazione per migliorare i tassi di gravidanza. Uno studio prospettico su 18.555 donne di Chavarro e colleghi ha dimostrato che la qualità dei i carboidrati influisce sul rischio di infertilità del 78%

Riassumendo: l’alimentazione è sì un fattore importantissimo, ma il metodo si basa anche su altre variabili che sono la diminuzione del fumo di sigarette poiché si è visto che questo è responsabile sia della diminuzione del numero dei follicoli antrali nelle ovaie sia del danneggiamento della qualità degli spermatozoi. Altra cosa da tenere in considerazione è l’elettromagnetismo. 

“Siamo circondati da campi elettromagnetici che danneggiano le nostre cellule. Telefoni, computer, tablet e ripetitori possono portare alterazioni del Dna e modifiche spermatiche soprattutto per gli uomini che abitualmente tengono questi dispositivi nelle tasche vicino agli organi genitali. A queste considerazioni va aggiunto anche un lavoro sul distress per il raggiungimento di una “pace spirituale” che non è affatto un fattore trascurabile per chi punta al benessere e ad approntare un percorso di concepimento. Corpo, anima e mente non sono separate, ma interdipendenti”, spiega il Professor Cerusico.

L’approccio terapeutico chetogenico ha dimostrato di essere una giusta strategia in campi che concernono la medicina, l’anti-aging e la risoluzione di problemi come sindrome metabolica e diabete tipo 2. Nel caso specifico della fertilità, il dimagrimento che avviene con la produzione di chetoni dal grasso corporeo può migliorare la qualità’ ormonale e di conseguenza anche il percorso della fecondazione assistita. Una corretta cascata ormonale produce un corretto andamento dell’ovulazione e migliora la produzione spermatica. Per dirla in estrema sintesi: aumento del tasso di gravidanza e diminuzione del rischio di aborti.

Ma la dieta chetogenica viene usata anche come percorso dietoterapico per altre problematiche. Come ricorda il Professor Giovanni De Pergola, dell’Università di Bari:

Le chetogeniche, dice De Pergola, stanno acquisendo importanza e la dimostrazione sta nel fatto che rispetto ad altre diete il numero di pubblicazioni scientifiche è aumentato enormemente negli anni.  La dieta chetogenica è caratterizzata da un aumento di quelli che vengono definiti “corpi chetonici”. Quando si instaura la chetosi, riduciamo drasticamente la quantità di carboidrati e non fornendone un quantitativo sufficiente  l’organismo è obbligato a sciogliere i grassi che vengono liberati nel sangue sotto forma di acidi grassi. Questi arrivano al fegato e vengono convertiti in corpi chetonici. L’interesse per la dieta keto rispetto ad altre diete deriva sia dal fatto che a parità di calorie rispetto ad una ipocalorica normale la dieta chetogenica  fa perdere più peso infatti i corpi chetonici inibiscono la fame, ma soprattutto si assiste ad una reale perdita di massa grassa, con una protezione consistente della composizione del muscolo. Accanto a questa considerazione ce ne sono altre. Con la chetogenica non solo si perde peso, ma si riduce la glicemia e la pressione arteriosa. Il ruolo delle KD può essere determinante nell’affrontare problemi come: diabete tipo 2, sindrome metabolica, epilessia, malattie neurologiche, obesità e cancro. Sempre più studi dimostrano l’importanza di questa strategia che deve essere condotta e seguita sotto controllo medico. 

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