Lo scontro Chiesa-Stato sulla legalizzazione della cannabis in Argentina 

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La Conferenza episcopale accusa il governo di ‘ipocrisia’ e mette in guardia dai danni di alcol e droghe sui bambini delle fasce più povere del Paese  

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Stefano Guidi / AGF – Cannabis light

AGI – Davanti “alla povertà e all’indigenza vissuta da centinaia di migliaia di adolescenti e giovani che non possono aspirare ad una formazione seria o ad un lavoro decente”, proporre di legalizzare la cannabis ad uso ricreativo “è ipocrisia”: lo afferma la Conferenza episcopale argentina, in una nota a firma della Commissione per la Pastorale delle dipendenze e delle tossicodipendenze.

Nel Paese, dal 2017, è permesso esclusivamente l’uso medicinale della cannabis, mentre il Codice penale prevede ancora pene dai 5 ai 15 anni di prigione per le persone trovate in possesso di sostanze illegali. Tuttavia, nei giorni scorsi, il Capo dello Stato, Alberto Fernandez, si è detto disposto ad aprire un dibattito sull’argomento: “In queste cose mi considero una persona molto liberale e ognuno ha il diritto di fare della sua vita quello che vuole”, ha detto il presidente, sottolineando però che è dovere dello Stato avvisare che l’uso della cannabis provoca danni ed “evitare che questi danni mettano a rischio altre persone”. A queste affermazioni i vescovi rispondono in modo molto netto: “La classe politica – sottolineano – segue un’agenda che non è di questo tempo nei quartieri popolari”.

“Quelli di noi che vivono e lavorano in questi posti, e non come turisti – spiegano i presuli – conoscono i danni causati dall’alcol e dalla marijuana ai bambini, agli adolescenti e ai giovani abbandonati al loro destino da uno Stato liberale. Senza un aiuto per sviluppare la loro vita come Dio vuole, essi finiscono intrappolati nella droga che li condizionerà per tutta la vita”.

Di qui, l’invito della Chiesa al governo e all’opposizione a discutere, piuttosto, sul “modo reale con cui questi giovani possono avere accesso a un lavoro decente”. Con un atteggiamento “ipocrita”, infatti, si continua a “non rispondere a questa grande domanda che va avanti da anni nel nostro Paese: come creare posti di lavoro?”.

La Conferenza episcopale solleva poi un ulteriore dubbio: “C’è forse qualche altro business che noi argentini dovremmo conoscere – si chiede – e che si nasconde in questa specie di ricerca di voti giovanili con promesse sponsorizzate dal merchandising della cannabis?”.

Denunciando, poi, con “grande tristezza” il fatto che vengano ignorate “la vita e l’opinione dei settori popolari” della società, la Commissione episcopale nota come a prevalere siano sempre “gli interessi economici e politici”, piuttosto che “il senso integrale della vita”. (AGI)Nic (Segue) (AGI) – CdV, 22 ago. – Il tutto mentre l’Argentina “non ha ancora finito di saldare il suo debito con i tanti morti a causa del Covid-19” e mentre mancano tuttora “centri di recupero per le migliaia di bambini che stanno morendo a causa del consumo di paco”, ovvero una sostanza tossica ricavata dallo scarto della lavorazione della cocaina.

“La proposta di legalizzare la marijuana arriva mentre la stragrande maggioranza dei giovani, dei nostri quartieri più poveri, non finisce la scuola superiore e non trova lavoro – incalzano i vescovi argentini – mentre nei nostri quartieri piu’ poveri non ci sono acqua, fognature, elettricità e scuola e mentre vediamo sempre più minori tossicodipendenti finire in prigione, invece che nei Centri di recupero”.

Di qui, l’accusa conclusiva della Conferenza episcopale argentina al mondo politico, il quale “continua a divertirsi con questioni da campagna elettorale”, piuttosto che sanare il sempre piu’ ampio e sconcertante divario sociale “tra ricchi e poveri”.

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