Lo sguardo del giovane Elyes sull’Europa di domani

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L’Italia è stata tra i primi paesi membri dell’UE a offrire un contributo concreto alla Conferenza sul futuro dell’Europa .

Risale addirittura al febbraio 2020 un non-paper tricolore su idee su modalità, obiettivi e organizzazione dello straordinario evento che avvicina i cittadini – con le loro proposte – alle istituzioni europee nel tentativo di modellare un’Unione che sia, appunto, più vicina a come la immaginano gli europei. Il forte interesse del nostro paese per la COFOE (secondo la sigla inglese della Conferenza) è dimostrato anche dal fatto che tra i venti delegati di ognuno dei due panel che si sono riuniti finora – scelti su un totale di 400 cittadini – che porteranno le proposte ai politici europei e nazionali, alle sigle sindacali e alle organizzazioni di settore, oltre un quinto è italiano.

Tra loro, c’è Elyes Ouerghi, 28enne figlio della multiculturalità: nato in Alto Adige da padre tunisino e madre marocchina, e poi trasferitosi in Austria per amore.

Elyes, prima di essere sorteggiato conoscevi il progetto della Conferenza sul futuro dell’Europa?


“No, ma è stata una sorpresa molto positiva. Ho subito accettato perché sono sempre stato molto interessato alla politica e volevo sfruttare l’occasione per farmi portavoce dei cittadini come me”.

Come è avvenuta la comunicazione della selezione e quanto tempo ci hai messo a decidere se accettare?


“Sono stato chiamato e mi hanno chiarito tutti gli aspetti del progetto. In un primo momento, ho pensato addirittura che fosse una telefonata fraudolenta. Poi, quando ho ricevuto le mail, ho capito che non si trattava di una truffa e non ho esitato un secondo: ho subito accettato”.

Con che sentimento hai accettato la “chiamata”?


“Con curiosità e motivazione”.

Hai accennato all’interesse per la politica.


“Sì, anche se non sono mai stato attivo in un partito. Mi interesso di politica da quando avevo 14 anni e senza limitazione geografica”.

Sei uno dei cittadini italiani sorteggiati ma vivi in Austria. Con che prospettiva hai affrontato le discussioni?


“Sono entrato nella discussione con una mente molto aperta, mi aspettavo solo che i politici ascoltassero le idee dei cittadini e prendessero sul serio i loro desideri”.

Prima di arrivare a Strasburgo, hai approfondito dei temi che avevi più a cuore o magari hai passato in rassegna le tematiche principali per arrivare con una idea chiara sulle posizioni che intendevi sostenere?


“No, principalmente perché gli argomenti ci sono stati assegnati per caso quando eravamo la quindi non sarebbe stato possibile prepararsi con precisione”.

Questo è un grande esempio di democrazia partecipativa. Hai la percezione che le raccomandazioni che porterete in plenaria saranno ascoltate davvero dalla classe politica?


“Lo spero, però non ne sono ancora molto sicuro”.

All’interno di gruppi, quanto sono state accese le discussioni? E’ stato complesso trovare una quadratura?


“All’inizio è stato tutto un po’ ‘lento’. Poi ci sono state buone argomentazioni e idee, soprattutto sul tema della digitalizzazione, al quale ci siamo dedicati”.

Hai trovato affinità con qualcuno in particolare nei gruppo?


“Nel mio gruppo c’erano tre italiani ma mi sono trovato bene con tutti, soprattutto con uno studente. Devo dire che non si è parlato affatto di politica nazionale perché l’Europa era sempre in primo piano nella discussione”.

Questa esperienza, e anche la tua nomina a rappresentante per la plenaria, ti hanno fatto fantasticare su un futuro politico per te?


“Sì, perché credo che in politica servano più giovani, soprattutto persone che non appartengano già a un determinato partito e quindi abbiano un approccio più imparziale”.

Per chiudere: un aspetto positivo di questo primo appuntamento della COFOE.


“La sintonia che si è creata tra persone di età e nazionalità diverse”. 9Colonne

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