Lo stalker visto con gli occhi della vittima

Stalking, bullismo & Cyberbullismo

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In Internet, nei manuali, ovunque si può leggere la definizione di stalking e avere un profilo dello stalker. Tutti quei fiumi di parole sono attendibilissime ma scrivere e leggere con essere vittima di stalking è tutt’altra verità. Le leggi contro lo stalking esistono ma spesso segnalare significa rimbalzare contro un muro di gomma. Allora, vale la pena continuare a denunciare? Si, sempre, nonostante tutto. Nonostante l’indifferenza, la vergogna, i sensi di colpa, la paura vestita di terrore che tormenta a lungo la persona, vittima del suo molestatore.

Di tutte le versioni usate per indicare il reato di stalking ho scelto quelle che, dal verbo inglese “to stalk”, lo traducono con “fare la posta” e “braccare la preda”. Esattamente come un animale predatore, lo stalker si apposta, silenziosamente, senza destare alcun sospetto, e attende paziente il momento giusto per braccare la sua preda, e non mollarla fino allo sfinimento.

La prima storia di stalking è avvenuta molti anni fa, quando in verità non esisteva il termine stalker, solo un soggetto che non sta al suo posto.

Un uomo sposato, con figli, della stessa città, con un lavoro che lo porta ad entrare nelle case delle persone, tipo socievole, in questo sono abilissimi, di basso livello socio-culturale, dal temperamento volubile, e con una vena di arroganza e saccenteria, spesso figlie dell’ignoranza. All’inizio non comprendi perché quell’uomo è presente negli stessi luoghi in cui sei anche tu, in quel preciso giorno, in quel preciso istante. Pensi si tratti di pura coincidenza, una fatalità a volte con risvolti fatali. Perché mai si sbraccia per salutarti? Infondo è solo un conoscente come gli altri, magari vuole essere semplicemente garbato? E qual è il motivo che te lo ritrovi sempre dietro con l’auto e suona quel clacson che per forza di cose deve attirare la tua attenzione? La verità si rivela a te in tutta la sua crudità quando con l’abilità del predatore ti fa la posta in un luogo nascosto agli occhi dei tanti e ti afferra per un braccio e ti dice: “Tu mi piaci, dammi un bacio”. A volte, la paura mescolata all’istinto di sopravvivenza permette alla preda con uno sforzo estremo di divincolarsi dal suo predatore e fuggire via, e ha salva la vita, ma il battito accelerato del suo cuore le ferma indelebile nella mente quell’attimo di puro terrore. La vittima come la preda si nasconde nella sua tana, se deve uscire preferisce essere accompagnata, nessun luogo le sembra sicuro, si guarda intorno guardinga. Le notti insonni mettono a dura prova il suo fisico e la sua mente già logorati dal pensiero che ogni giorno della sua vita è condizionato dalla presenza di quell’uomo. Ha denunciato? La giovane vittima ha raccontato tutto quello che è accaduto in quell’attimo ai suoi genitori, i quali hanno iniziato a darsi da fare, ma un sacerdote troppo coscienzioso ha pensato bene di consigliare di non rovinare la reputazione del predatore avendo famiglia e quel particolare lavoro che lo portava nelle case delle persone. E già accade anche questo, care vittime! Per un po’ la perseguitata ha avuto tanta paura, ma poi non ha più voluto che quell’uomo disturbato continuasse a condizionare la sua esistenza, privandola della libertà di vivere come più le piaceva, ed è ritornata alla sua vita di sempre, con una consapevolezza e un coraggio mai avuti prima. Infondo era lui e non lei ad aver sbagliato, a doversi vergognare! Il predatore si mantiene a distanza ma la preda sente il suo sguardo addosso, ma non lo teme, ha appreso strategie di sopravvivenza e controllo della situazione che prima ignorava di possedere, e sì perché è tutto dentro di noi, care prede. È giusto avere paura, senza di essa l’uomo non sarebbe qui, ma non le si può permettere di prenderci per mano, siamo noi a dover prendere per mano le nostre paure. Lo so non è facile ma nemmeno impossibile, non si può permettere allo stalker di incutere terrore alla sua vittima, altrimenti ha vinto lui, tirando le fila della vita della sua perseguitata.

Qualche anno fa la situazione si ripete con un altro stalker, di poco più grande di età. Tutto è iniziato con una semplice amicizia, un amico conosciuto d’estate come tanti, scambio di cellulare, quattro chiacchiere senza alcuna importanza durante gli incontri casuali. Poi niente è stato più casuale, giovane uomo, dai modi gentili, di basso livello socio-culturale, nelle sue fantasie inizia a trasformare l’amicizia in una storia d’amore. Come il precedente stalker conosce i luoghi frequentati dalla persona, oggetto delle sue ossessioni sessuali, gli orari, dove abita. Lui spunta in ogni dove, con la precisione di un orologio svizzero. Incontri ravvicinati con frasi “Io sono innamorato di te”, le parti intime in bella mostra, e baci mandati con le parole “Ti amo”, e non è possibile scrivere altro di quello che la vittima è obbligata ad ascoltare non per sua volontà, ma perché lui è onnipresente. Al molestatore non importa che la persona oggetto delle sue molestie sia sposata, e che gli abbia detto che non potrà mai esserci nulla tra di loro. Gli atti persecutori sono ancora in atto ma fino a quando è la parola della vittima contro quella del suo molestatore, poco o nulla si può fare.

La vita com’è dopo aver subito degli atti persecutori? Certamente non è come prima, niente sarà come prima, è necessario raccogliere tutto il coraggio che nemmeno ci si immagina di possedere e riprendersi la propria vita, è l’unico vero modo per sconfiggere il proprio stalker.

F.Moretti

 

 

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