Lo stop allo sci diventa una valanga di dissenso

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Da nord a sud i gestori degli impianti sciistici reclamano la mancata l’apertura. Ma c’è anche chi in Val d’Ossola apre ugualmente gli impianti. Governatori, Confindustria e Confcommercio sulle barricate

© AFP – Wengen – sci

AGI – Lo stop allo sci deciso del governo si trasforma in poche ore in una vera e propria valanga di dissenso. Da nord a sud i gestori degli impianti sciistici reclamano la mancata l’apertura. Ma c’è anche chi in Val d’Ossola apre ugualmente gli impianti aperti nonostante lo stop. 
Luca Mantovani, amministratore delegato della società “Vigezzo & Friends” che gestisce gli impianti, conferma all’AGI: “Siano aperti e sta continuando ad arrivare gente, intorno alle 8 avevamo già portato in quota con la funivia che collega la valle con le piste – e che è un trasporto pubblico locale e quindi può rimanere in ogni caso aperta – almeno un centinaio di persone”. Perché questa scelta? “Volevamo dare un segnale: non si può comportarsi in questo modo. Io capisco perfettamente le esigenze della tutela della salute, cosa a cui teniamo ovviamente anche noi, ma non si può cambiare idea meno di ventiquattro ore prima della riapertura”.

Per la Piana le chiusure causa Covid hanno comportato un danno economico incalcolabile. “Noi – aggiunge Manotovani – siamo una piccola realtà, e nella stagione 2019-2020 abbiamo fatturato circa 400.000 mila euro nella stagione invernale. Quest’anno non arriviamo a 27.000 euro. Si parla di ristori, ma per ora noi non abbiamo visto niente”. Domani, comunque, anche la stazione ossolana si adeguerà alle decisioni del governo. “Non vogliamo andare contro la legge – conclude l’amministratore delegato – ma ci sembrava necessario dare un segnale forte, e lo abbiamo dato”.

Ma lo stop manda su tutte le furie anche i governatori delle regioni.
“Delusione mi pare una parola fin troppo gentile. C’è molta rabbia ma non nel merito in sé. Va bene tutto ma saperlo poche ore prima della apertura prevista significa che oltre al danno c’è la beffa” ha detto il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. Ora spiega Bonaccini occorre “fare arrivare le risorse” che erano già state previste per gli albergatori e i gestori degli impianti di sci, inoltre è opportuno quantificare “cosa ha significato a poche ore” dalla programmata partenza, prorogare il blocco.

“Fuori dai palazzi romani – rincara la dose il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – c’è un mondo reale, fatto di persone reali che hanno assunto dei dipendenti, che hanno fatto contratti, che hanno venduto degli skipass. Ci sono famiglie che viste le vacanze di Carnevale hanno organizzato la propria vita, genitori che hanno preso ferie per portare i figli in montagna. C’è tutta una serie di situazioni di cui il ministro Speranza ha dimostrato di non avere né consapevolezza né rispetto”. “Il danno è enorme. Le stazioni sciistiche – aggiunge – che è un anno che non lavorano, hanno speso gli ultimi soldi per prepararsi all’apertura di oggi, nel rispetto delle regole che Roma gli aveva dato. Ed è per questo che noi siamo rimasti allibiti e mi rivolgo al neo presidente Draghi”.

Sulle barricate anche le associazioni di categoria. Per Confindustria Alberghi, dallo stop allo sci ne deriveranno danni drammatici. La vicepresidente, Maria Carmela Colaiacovo spiega: “A 12 ore dall’apertura attesa da mesi, si blocca nuovamente il turismo della montagna. I danni sono drammatici, le aziende del settore si erano preparate alla riapertura, attesa da mesi e annunciata da diverse settimane, con acquisti e l’assunzione del personale. La marcia indietro dell’ultimo minuto con il blocco degli impianti prorogato al 5 marzo, nella pratica chiude con un nulla di fatto la stagione invernale 2020/21 che non ha mai potuto iniziare”.

Sci Governo Impianti Neve Bardonecchia Val d’Ossola
© AGI
Piste da sci, Svizzera


Gli fa eco Confcommercio. “Dopo la zona rossa decretata per sbaglio in Lombardia adesso subiamo il caos generato dagli annunci sulla stagione sciistica, prima aperta e poi chiusa. Questo significa altri pesantissimi danni per le imprese. Una situazione inaccettabile”. Spiega il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sulla decisione di rinviare l’apertura degli impianti di sci al 5 marzo.
    “Speriamo davvero, con il governo Draghi, in un cambio di marcia soprattutto per quanto riguarda chiarezza e capacità. Le imprese più colpite dalla crisi sono quelle del terziario, in particolare la filiera del turismo e della ristorazione”.

E intanto, sempre dal Piemonte oggi ci sarà un flash mob a Bardonecchia. “Questi stop and go continui ci hanno massacrato” afferma il sindaco Francesco Avato. Appuntamento per oggi, alle 16, con amministratori, operatori degli impianti, albergatori, scuole di sci. Ma non solo: “Tutto il paese – spiegano gli organizzatori – si fermerà per tre minuti con la serrata dei negozi”.

Ma contrari allo stop anche la Coldiretti, secondo la quale la chiusura degli impianti sciistici anche nell’ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti non solo sulle piste di neve ma sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera.

 SCI GOVERNO IMPIANTI NEVE BARDONECCHIA VAL D’OSSOLA

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