L’UE impone una nuova regolamentazione sui social network

Economia & Finanza

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L’UE impone una regolamentazione sui social network come Facebook, Instagram, Twitter o TikTok e sui siti di vendita online come Amazon o Ebay. Con il Digital Services Act, le pratiche di moderazione dei contenuti dei principali servizi digitali saranno monitorate da Bruxelles, che potrà imporre pesanti sanzioni.

E’ il momento “storico” per la regolamentazione digitale: sabato 23 aprile, a Bruxelles, dopo una lunga negoziazione, è stato concluso un accordo politico sullo European Digital Services Act (DSA).

Adottato un mese dopo il Digital Markets Act, un testo “economico” volto a imporre alle piattaforme dominanti il ​​rispetto dei propri competitor, il DSA punta a ridurre i rischi per le “società”, imponendo dazi sui social network come Facebook, Instagram, Twitter o TikTok e mercati di vendita online come Amazon o Ebay.  Il DSA dovrebbe entrare in vigore all’inizio del 2023. Si è puntato ad aggiornare, “per i prossimi vent’anni”, la regolamentazione del Web, in vigore in Europa dalla direttiva sul commercio elettronico, adottata nel 2000, quando Facebook non esisteva e Amazon stava appena per nascere.

Tuttavia, per alcuni, la nuova normativa lascia troppa libertà ai giganti digitali, perché esonera gli host dalla responsabilità per i contenuti pubblicati da terze parti, purché non siano avvisati. Ma, secondo altri, ritenere le piattaforme responsabili o costringerle a rimuovere i contenuti problematici entro 24 ore metterebbe in pericolo la libertà di espressione e porterebbe a un’eccessiva censura: una proposta di legge in merito fu respinta nel 2019 dal Consiglio costituzionale per questo motivo.

Per risolvere questo dilemma, il nuovo regolamento europeo impone “obblighi di mezzi e trasparenza” ai grandi servizi, come le banche che saranno tenute a condurre periodicamente “valutazioni del rischio” e quindi proporre misure. Gli ambiti attualmente presi di mira sono la lotta ai contenuti illegali (incitamento all’odio, prodotti pericolosi o contraffatti, ecc.), gli attacchi ai processi elettorali (disinformazione, ecc.), gli attacchi alla libertà di espressione (al fine di evitare l’eccessiva censura) e il danno ai minori e alla loro salute mentale. Tutti sono legati alla Carta dei diritti umani.

Ci sarà poi il “risarcimento” per il consumatore leso. Le principali piattaforme hanno già politiche di moderazione dei contenuti, ma ora le risorse stanziate e i risultati saranno valutati dalla Commissione Europea. Ciò può comportare multe fino al 6% del loro fatturato o addirittura vietarle nell’UE.

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