‘L’uomo e’ nato nei balcani, non in Africa’

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Il dente di un ominide vissuto 7,2 milioni di anni fa potrebbe spostare indietro nel tempo le lancette dell’evoluzione umana e indicare che le origini dell’uomo non vanno cercate in Africa, come si riteneva finora, ma lungo le coste orientali del Mediterraneo. Lo indicano due studi pubblicati sulla rivista Plos One dall’Universita’ tedesca di Tubinga e dall’Accademia bulgara delle Scienze.

Il dente di un ominide vissuto 7,2 milioni di anni fa potrebbe spostare indietro nel tempo le lancette dell’evoluzione umana e indicare che le origini dell’uomo non vanno cercate in Africa, come si riteneva finora, ma lungo le coste orientali del Mediterraneo. Lo indicano due studi, pubblicati su Plos One, dall’Universita’ tedesca di Tubinga e dall’Accademia bulgara delle Scienze. La scoperta tuttavia non trova consenso unanime nel mondo scientifico: sarebbe potenzialmente rivoluzionaria ma ancora povera di prove, secondo il paleontologo Lorenzo Rook dell’Universita’ di Firenze. I ricercatori hanno analizzato parte dei resti fossili di due ominidi del genere Graecopithecus freybergi con metodi di ultima generazione: una mascella inferiore ritrovata in Grecia e un premolare superiore trovato in Bulgaria.

Dalle analisi hanno riscontrato che le radici dei premolari sono fuse, “una caratteristica dell’uomo moderno e di molti ominidi tra cui l’Ardipithecus e Australopithecus”, ha dichiarato Madelaine Boehme, uno dei coordinatori del gruppo. I ricercatori sono rimasti sorpresi perche i pre-umani erano precedentemente conosciuti solo nell’Africa sub-sahariana. Ma le prove non sarebbero sufficienti secondo Rook. Non e’ la prima volta che viene “sbandierata l’origine della nostra linea evolutiva in Europa. Inoltre, questa rinnovata ipotesi si basa su resti scarsi e frammentati. Solo il tipo di analisi e’ nuovo: realizzato con una tomografia di ultima generazione. Grazie alla quale non solo hanno potuto fare delle nuove datazioni ma anche vedere le radici fuse. Tuttavia la fusione delle radici e’ un carattere molto variabile all’interno di una stessa specie”.

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