Lutsk, la città contesa che Mosca vuole conquistare

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Oggetto nei secoli delle mire di potenze regionali rivali – Lituania, Polonia, Russia, Austria, Ungheria e Germania – è anche crocevia di tanti popoli, tra cui gli ebrei, vittime dell’Olocausto,

 

© Aris Messinis / AFP
– Un’arma contraerea

AGI – Nel mirino della Russia ora c’è anche Lutsk (o Luc’k), storica città nel Nord Ovest dell’Ucraina, che finora sembrava al sicuro. Secondo le ultime notizie dal fronte, ieri bombe russe hanno colpito l’importante base aerea mettendola fuori uso, facendo riaffiorare la memoria di un passato doloroso che ha visto Lutsk spesso contesa tra potenze regionali rivali – Lituania, Polonia, Russia, Austria, Ungheria e Germania – ma anche crocevia di tanti popoli, tra cui gli ebrei, vittime dell’Olocausto.

Situata lungo le rive del fiume Styr, Lutsk si trova a 420 km ad Ovest di Kiev ed è il capoluogo dell’obast di Volinia, non lontano da Leopoli e dal confine con la Polonia. Il suo nome viene attribuito dagli storici alla parola in slavo antico Iucka, che significa ansa del fiume, o al nome del suo presunto fondatore, il capo della tribù slava-orientale dei Dulebi.

Il primo riferimento scritto su questa città risale al 1085, una delle più antiche di tutta l’Ucraina. In origine è nata attorno ad un castello di legno costruito dai Rjurikidi o Rurikidi, dinastia dominante durante la Rus’ di Kiev a partire dall’862. Nel 1240 fu invasa e saccheggiata dai Tatari, gruppo etnico della Russia di origine turca.

Nel 1321 viene invece conquistata dalle forze di Gediminas, granduca di Lituania, ma 28 anni dopo passa sotto il controllo del re di Polonia, Casimiro III, salvo poi essere recuperata dalla Lituania. Sotto il dominio lituano, la città è sempre più prospera ed arrivano coloni, soprattutto ebrei, tatari, armeni e karaim.

Nel 1432 la Volinia diventa un feudo della corona di Polonia, alla quale è pienamente integrata un secolo dopo. L’espansione continua e a metà del XVII secolo a Luck sono stabiliti 50 mila abitanti, affermandosi con uno dei centri economici più importanti di tutta la regione.

L’insurrezione di Khmelnytsky (1648-1654), rivolta dei cosacchi di Ucraina contro la Polonia-Lituania, è accompagnata da atrocità di massa commesse proprio dai cosacchi contro la popolazione civile, in particolare contro il clero cattolico romano e gli ebrei. Fino a 4 mila abitanti sono stati uccisi e in 35 mila sono scappati dalla città, saccheggiata e parzialmente incendiata, con danni irreparabili.

Nel 1781 Lutsk ha subito un altro incendio che ha distrutto 440 case, le due cattedrali e diverse chiese. Nel 1795, dopo la partizione della Polonia, Lutsk viene annessa alla Russia, perdendo la sua importanza di capoluogo provinciale. Dopo l’insurrezione del 1830, l’influenza polacca diminuisce notevolmente, il russo diventa la lingua dominante e le chiese cattoliche greche vengono trasformate in chiese ortodosse.

Durante la Prima Guerra mondiale, la città è conquistata dall’Austria-Ungheria e sotto l’occupazione durata un anno diventa un centro militare importante, ma la sua popolazione viene decimata da penurie alimentari e da un’epidemia di tifo. Brevemente recuperata dalle forze russe, viene poi occupata dalle forze armate degli Imperi d’Europa centrale, ma nel 1919 Lutsk torna sotto il dominio polacco e diventa la capitale del voivodato di Volinia.

In 20 anni viene collegata alla rete ferroviaria regionale con Leopoli e Przemyl. Diverse fabbriche vengono costruite sia in città che in periferia, producendo attrezzature agricole, legno, prodotti in pelle tra gli altri beni di consumo; aprono nuovi mulini e birrerie, un liceo e un orfanotrofio.

Un aeroporto con un’area di 69 ettari viene realizzato e il 13mo reggimento di artiglieria leggera di Kresowy è di stanza in città, insieme a un battaglione di difesa nazionale di Lutsk (Polonia). Nel 1938 inizia anche la costruzione di un grande trasmettitore radio moderno. Nel 1939 conta una popolazione di 39 mila abitanti, di cui 17.500 ebrei e 13.500 polacchi e nella sua regione i residenti sono al 59% ucraini, 19,5% polacchi e 14% ebrei.

Nel settembre 1939, a seguito del Patto germano-sovietico, Lutsk viene annessa dall’Unione sovietica con il resto della Volinia orientale. La maggior parte degli impianti costruiti vengono smontati e inviati in Unione sovietica. Circa 10 mila abitanti, per lo più polacchi, sono deportati in Kazakistan o arrestati.

Proprio a Lutsk si insediano gli ufficiali delle SS per organizzare la partenza verso i territori sotto dominio tedesca dei cittadini di origine tedesca. Dopo l’inizio dell’operazione Barbarossa, la città viene presa dalla Wehrmacht. Durante l’occupazione nazista nel 1941, tra 19 e 25 mila ebrei residenti in città vengono confinati in condizioni molto dure in un ghetto. Tra il 20 e il 23 agosto 1942 l’intera popolazione del ghetto viene trasportata su camion in una vicina foresta.

Il massacro di Gurka Poonka è stato uno dei maggiori eccidi perpetrati nel corso dell’Olocausto, coinvolgendo circa 26.500 vittime di Lutsk e di altri centri limitrofi.

Migliaia di polacchi vengono anche massacrati nella regione della Volinia dall’esercito insurrezionale ucraino. Dopo la Seconda guerra mondiale, la popolazione polacca viene espulsa verso il territorio confinante e Lutsk diventa un centro industriale della Repubblica socialista sovietica dell’Ucraina.

La popolazione aumenta costantemente con l’arrivo di cittadini quasi tutti ucraini, fino a fare di Lutsk una delle più grandi città dell’Ucraina occidentale, con oltre 215 mila abitanti, un importante centro politico, economico, culturale e religioso.

 

 

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