Ma che centrodestra e centrosinistra: la scelta è democrazia liberale o populismo

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La linea di demarcazione oggi è un’altra. Ci sono coloro che si sentono parte della civiltà e della cultura europea e occidentale con i suoi valori di democrazia liberale. E c’è un’altra parte che guarda con simpatia alle idee sovraniste, populiste e ai regimi autoritari. Di Nicola Cariglia

Passate nemmeno ventiquattro ore dalla caduta di Draghi e già l’attenzione e l’eccitazione del circo politico sono completamente rivolte alla campagna elettorale già in corso. Fatto un papa, se ne fa un altro: si pensa al domani. Ma, almeno questa volta, il passato recente non è stato archiviato. L’esperienza del governo Draghi, le convulse vicende delle sue dimissioni, le bassezze, la miopia e i calcoli mediocri che ne hanno determinato la caduta condizionano il presente. Così come i 17 mesi di un Governo finalmente distinguibile per serietà e fatti, non per le fiumane di grottesche dichiarazioni, saranno un metro di giudizio per il futuro.

Nonostante le apparenze, il quadro è tutt’altro che stabilizzato. Teoricamente si affronteranno due coalizioni. Si vuole che quella di centrodestra sia già definita, con l’adesione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia; quella di centrosinistra dovrebbe realizzarsi attorno al PD, ma il “perimetro”, al momento, è assai vago. Si tratta però di una narrazione sbagliata, anacronistica e, soprattutto, non in linea con il contesto internazionale del momento.

Intanto, nel centrodestra, liti e divergenze affiorano palesemente. L’espediente secondo cui “sarà presidente del consiglio il leader del partito che prenderà più voti” non copre i contrasti di potere e il vuoto della proposta politica. Inoltre, come è logico e costituzionalmente corretto, il prossimo capo del governo lo designerà di Presidente della repubblica secondo criteri che poggiano sull’interesse del Paese e sulle maggiori possibilità di raccogliere una maggioranza in Parlamento. Ci mancherebbe altro che il Capo dello Stato si dovesse sentire condizionato dal gioco delle scatole cinesi tra FdI, Lega e FI!

Del centrosinistra abbiamo detto: è un campo indefinito, non si sa nemmeno chi dovrebbe farne parte, negli stessi giorni in cui l’attenzione è già rivolta alle liste con tanta parte degli Italiani, quelli che possono permetterselo, che pensa alle vacanze, agli ombrelloni, alle montagne o, alla stressante ricerca di un volo che conduca in terra straniera.

Lo sbriciolamento delle tradizionali coalizioni, ma anche all’interno dei partiti, è in parte dovuto a naturale logoramento. Ma ancora di più al contesto internazionale, mutato drammaticamente con la guerra della Russia di Putin all’Ucraina. Che ha portato ancora più allo scoperto, in Italia, l’esistenza di due fronti che, in diversa misura, passano attraverso i partiti. Prima ancora che in Centrodestra e Centrosinistra, oggi il nostro Paese è diviso da un’altra linea di demarcazione. Ci sono coloro che si sentono parte della civiltà e della cultura europea e occidentale con i suoi valori di democrazia liberale. E c’è un’altra parte che guarda con simpatia alle idee sovraniste, populiste e ai regimi autoritari. Questa divisione è presente in entrambe le coalizioni di centrodestra e centrosinistra: ed è il motivo per il quale, fino ad oggi, non era potuta emergere nelle sue devastanti conseguenze. Ma l’interesse di un Paese come l’Italia, se vuole esercitare il ruolo di grande potenza politica ed economica richiede una scelta netta, priva di reticenze e ambiguità che hanno caratterizzato il passato. E che le alleanze per le elezioni del 25 settembre, si formassero in modo da fare chiarezza su questa scelta vitale.

Nicola Cariglia 

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