Marocco – La medina di Rabat

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Se avete già visitato il Marocco e vi accingete a visitare la medina di Rabat, ebbene, dimenticate tutto ciò che avete visto o letto  delle altre medine, a Rabat non troverete niente di eguale, che possa richiamare, le altre celebri  “città vecchie”  marocchine.

La vecchia medina di Rabat, non ha le attrazioni monumentali di quelle di altre città come Marrakech, Fez e Meknes,  pur se anche lei, è elencata nel patrimonio mondiale dell’UNESCO dal 2012 insieme alla  ad altri cinque siti cittadini.

Rispetto alle “medine imperiali”, quella di Rabat non è altro che un insieme di strade con alcuni punti di interesse.

Visitare la medina di Rabat vi porterà a respirare l’atmosfera di una tradizionale medina come ce ne sono molte altre in Marocco e nel Maghreb in generale, ma non sarà comunque avara nel donarvi emozioni e sensazioni.

Essa, confina a nord con la foce del fiume Bouregreg (una delle zone più belle di tutto il paese) che la separa dall’odierna Salè, protetta ad ovest dall’oceano Atlantico e dalle pareti esterne della Kasbah Oudaya, è circondata ad est dalle pareti almohadi, e a sud dal muro in stile andaluso che divide  la città nuova da quella antica.

Il luogo all’interno del recinto almohade era considerato  troppo grande e difficile da difendere, per questo motivo, fu eretto un muro, chiamato “muro degli andalusi”, lo spazio all’interno  del muro, fu soprannominato “Salé Neuf”, Salè Nuova, al contrario di “Vielle Salé” , Vecchia Salé, (l’attuale Salè).

A est, lungo le pareti almohadi del XII secolo, costruite da Yacoub El Mansour,si aprono le due porte monumentali,  Bab El Alou e Bab El Had.

Fu fondata dai “moriscos” i mori spagnoli, discendenti dei musulmani di al-Andalus i quali furono costretti ad abbracciare la religione cristiana. Rimasti in Spagna dopo la caduta del regno di Granada nel 1492 furono poi espulsi dal re Filippo III agli inizi del XVII secolo. Diverse migliaia di loro, per lo più ex residenti di un villaggio in Estremadura chiamato Hornachos, si stabilìtono in quella che oggi è la capitale del Marocco.

Di Salé la Nuova, la poi celebre  “Repubblica dei corsari”, sembra essersi  realizzata la profezia dei versi “anonimi” che, poco prima dell’espulsione dei moriscos, ne descrivevano nel 1610 le vite grame: “sono perseguitati, sono afflitti, sono i distruttori stessi”.

Dei corsari di Salé si narrano tante vicende come quella dell’incursione nel 1627 portata a termine in Islanda da un gruppo di corsari della città – detti anche  corsari  barbareschi -. Le navi dei nordafricani, tornarono in Salé la Nuova con oltre 400 schiavi. Solo 27 islandesi, dopo aver passato dieci anni al servizio di padroni maghrebini riuscirono a tornare a casa

Quattro secoli più tardi, il sangue dei mosriscos batte ancora nelle vene dei suoi discendenti: nell’andalusa Rabat.

L’avenue Hassan II,  e il “muro degli andalusu” separano la città nuova dalla medina come una sorta di barriera che tiene disgiunti due mondi completamente differenti.

Diverse porte sono state aperte nella muraglia, ma solo due sfoggiano la tipica eleganza architettonica dei fasti delle origini. La più raffinata è Bab Chellah che si immerge nel cuore della medina. E’ nei pressi di questa porta che partono i “grand taxi bianchi”   che raggiungono per pochi dirham tutto l’interland di Rabat.

La medina, ha un’estensione di circa 50 ettari, è facile da girare senza correre il rischio di perdersi, non si ha bisogno di guide, e a proposito di guide, nessuno ve le proporrà. I “rbatis” gli abitanti della città di rabat, sono cordiali gentili, disponibili a fornire informazioni, non sono stressati dalle migliaia di turisti che invadono le altre città imperiali, non di rado può capitare che un commerciante vi offra una sedia per consentirvi sia di riposare dalla lunga passeggiata nella medina sia per permettervi di scegliere con calma le sue mercanzie. Nessuo, a differenza degli altri venditori di altre città, vi molesterà invitandovi a comprare la sua merce.

Sono tre le strade principali che attraversano la medina, una è parallela “al muro degli andalusi”, la rue Souika, che diventa rue du Souk Sebbate, e alle sue due estremità, due strade perpendicolari, la rue Sidi Fatah verso il Boulevard El Alou e la rue des Consuls che porta fino alla famosa  Casbah des Oudayas.

Rue Souika significa piccolo souk, dove souk sta per mercato, e Souk Sebbate, sta per mercato delle  scarpe, queste tre strade sono un punto di importante riferimento sia per i cittadini di Rabat, per i turisti e soprattutto per coloro che vengono dai dintorni della capitale per fare compere.

I turisti si accalcano più volentieri in rue des Consuls, dove esistono bancarelle di mercanti ed artigiani di “kissaria” (abbigliamento borse, accessori e prêt-à-porter), che propongono articoli di buona qualità e nettamente meno cari di quelli per esempio di Fès o Marrakech.

Rue des Consuls, ha una storia, tutta sua personale, e da quella storia emerge gran parte del suo fascino. Questa strada è così chiamatà perché nel XVII secolo, i diplomatici dei vari stati erano invitati a risiedervi.

La spiegazione è semplice.

In quel periodo l’attività principale di Salé la Nuova (Rabat) era la pirateria e il conseguente mercato degli schiavi. Costoro, venivano venduti all’asta sulla piazza del Souk El Ghezel (proprio davanti all’Oudaya). I cristiani prigionieri, non diventano (in linea di principio) immediatamente schiavi. Secondo un trattato sottoscritto col sultano, essi, avevano la possibilità essere riscattati dai diplomatici dei loro paesi che all’epoca erano depositari di una somma budgetaria per i riscatti. Per comodità, questi diplomatici risiedevano quindi a poche decine di metri dal luogo di “trattativa”.

La rue des Consuls, conduce a sua volta verso una serie di vicoli che ospitano piccoli laboratori di artigiani. Troverete tappeti, ceramiche, legno e oggetti in pietra provenienti da tutto il Marocco, e anche  molti gioiellieri. Se avrete la pazienza di rovistare, scoprirete bellissimi pezzi unici e di antiquariato

La rue des Consuls è principalmente anche il luogo dove si vendono i celebri “tappeti di Rabat”, in lana e di colore rosso, Ogni giovedì, si svolge la vendita in strada, i tappeti sono dispiegati a vista  per terra,  e le donne che hano costruito questi tappeti nelle loro “botteghe” negoziano il prezzo delle loro opere.

Proseguendo per via dei consoli attraverso rue Oukassa, si giunge nel vecchio quartiere giudeo di mellak, dove un tempo vivevano migliaia di ebrei.  Ma questa è un’altra storia.

Luigi Palumbo – Redazione estera Area Mediterranea, Balcani e Paesi Arabi

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