MES: tra il dire e il fare c’è di mezzo il Regolamento

Politica

Di

Raffaele Vairo

Sul MES non vi sono certezze. C’è chi, come il PD e FI, chiedono che il Governo decida subito. Chi, invece, è contrario non solo per motivi ideologici ma anche per il timore dell’introduzione di nuove condizionalità anche successive all’attivazione del prestito. Ma andiamo per ordine.

Autorevoli politici ed economisti italiani chiedono che il MES, depurato dalle condizionalità, è diventato uno strumento di credito molto vantaggioso per la misura degli interessi da pagare. Sottolineano come l’unica condizionalità sia quella di destinare il prestito al risanamento e al potenziamento del sistema sanitario nazionale che durante l’epidemia ha mostrato tutti i suoi limiti.  Di conseguenza, rinunciare a questa linea di credito sarebbe un errore imperdonabile.

Personalità di grande spessore culturale, come Monti e Prodi, insistono nell’incoraggiare il Governo e le forze politiche contrarie al MES a non rinunciare all’utilizzo di questo strumento che sarebbe, a loro avviso, molto vantaggioso sia per la misura degli interessi (0,08%) da corrispondere sia per l’entità della somma (36 miliardi di euro) che l’Italia può chiedere e destinare alla sanità.

Il MES, acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità, è lo strumento attraverso il quale si può accedere a un notevole prestito da destinare alla spese sanitarie, dirette e indirette, che l’Italia, come ogni Paese europeo, deve sostenere per far fronte al risanamento delle situazioni critiche che sono apparse durante l’epidemia da COVID-19. Il finanziamento non può superare il 2% del PIL. Quindi, essendo il nostro PIL di oltre 1.800 miliardi, la somma che l’Italia può richiedere è di circa 36 miliardi di euro, da restituire in dieci anni. Gli interessi da pagare sono dello 0,08% pari a circa 360 milioni nell’intera durata del prestito.

Il capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Eugenio Gaiotti, persona sicuramente ferrata in materia, partendo dalla considerazione che i tassi di interesse sui buoni decennali italiani sono di circa 1,37%, pari a circa 5 miliardi di euro, arriva alla conclusione che l’Italia, utilizzando il MES, risparmierebbe circa 500 milioni di euro all’anno e, quindi, circa 5 miliardi in dieci anni. Ora, sempre secondo Gaiotti, poiché la sorveglianza da parte della Commissione europea sarà limitata all’effettiva destinazione delle risorse utilizzate alle spese sanitarie dirette e indirette, l’Italia non dovrebbe temere alcuna ingerenza sulle sue politiche economiche. Donde la convenienza economica ad accedere al MES rispetto all’emissione di nuovi BTP pluriennali (ovviamente per lo stesso importo e per la stessa durata).

Tuttavia non bisogna sottovalutare le obiezioni di coloro che si dichiarano nettamente contrari all’utilizzo del MES. L’obiezione principale riguarda la possibilità che, nel corso della durata del prestito, le condizionalità potrebbero aggravarsi con conseguente rischio della richiesta, da parte dell’Europa, dell’aggiustamento macroeconomico o della ristrutturazione del debito. E ciò in base all’art. 3.7 del regolamento 472/2013, per il quale se “la Commissione giunge alla conclusione che sono necessarie ulteriori misure e che la situazione economica e finanziaria dello Stato membro in questione ha importanti effetti negativi sulla stabilità finanziaria della zona euro o dei suoi Stati membri, il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata su proposta della Commissione, può raccomandare allo Stato membro interessato di adottare misure correttive precauzionali o di predisporre un progetto di programma di aggiustamento macroeconomico”.

In conclusione, il rischio di nuove condizionalità esiste, ma si può ovviare attraverso una modifica o sospensione della vigenza del disposto dell’indicato art. 3.7 del Regolamento 472/2013, in modo da escludere ogni timore. Ma i cosiddetti Paesi frugali sarebbero d’accordo?

Il silenzio al riguardo di Conte è molto significativo. Vuol dire proprio che il timore di nuove condizionalità è da lui considerato possibile.

Raffaele Vairo

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